Nuovo Patto di stabilità, lunga notte di negoziati a Bruxelles per arrivare all’accordo finale
I ministri dell'Economia e delle Finanze dell'Unione europea sono tutti riuniti attorno a un tavolo dall'ora di cena, nell'Europa Building a Bruxelles, e non si alzeranno fino a quando non avranno trovato un accordo sul nuovo Patto di stabilità. Almeno, questa è la promessa che ha fatto Nadia Calviño, la presidente del gruppo Ecofin in quanto ministra spagnola dell'Economia, entrando nell'edificio: "Mi auguro che l'incontro sia fruttuoso. Abbiamo già avvertito i ministri che sarà una lunga notte. Il nostro obiettivo p quello di raggiungere un accordo politico in questa riunione".
Il Patto di stabilità e crescita è l'accordo che detta a tutti i Paesi dell'Ue le regole da seguire per quel che riguarda i bilanci. La riforma del patto è al centro di trattative da mesi, ma ormai il tempo stringe: se non si trova un compromesso a breve, la legislatura europea finirà (le elezioni sono a giugno 2024) e bisognerà aspettare oltre un anno per tornare a questo punto. Domani è previsto il vertice dell'Ecofin vero e proprio, ma Calviño ha fatto capire che bisogna arrivare al punto questa notte.
La posizione dell'Italia
Al tavolo tra gli altri c'è anche Giancarlo Giorgetti, ministro dell'Economia italiano. Con i colleghi dell'area euro ha già parlato del Mes, l'altro punto complicato per quanto riguarda il governo Meloni e i rapporti economici con l'Europa: "Abbiamo ricevuto indicazioni dal ministro Giorgetti che la ratifica sarà discussa dal Parlamento italiano la prossima settimana", ha fatto sapere il direttore esecutivo del Mes, Pierre Gramegna. D'altra parte, il governo Meloni ha detto che per ratificare il Mes intendeva aspettare un accordo sul Patto di stabilità. Se questo arrivasse nella notte, in teoria, la strada sarebbe spianata.
Per adesso, comunque, non è certo che le trattative notturne avranno successo. Arrivare a un accordo significherebbe di fatto risolvere la questione: domani si chiarirebbero i dettagli, poi il 14 dicembre il Consiglio Ue (che riunisce i capi di Stato o di governo) voterebbe la proposta, e infine toccherebbe al Parlamento europeo. Ma sono i ministri dell'Economia che, questa notte, dovranno fare il grosso del lavoro.
Il punto cruciale è che il Patto di stabilità può essere più o meno severo nei confronti dei Paesi che hanno un alto debito pubblico. Tra questi c'è l'Italia, ma anche la Francia. La linea più ‘severa' è quella sposata dalla Germania, il cui ministro Christian Lindner negli ultimi due mesi ha incontrato più volte il collega francese Bruno Le Maire.
Perché un accordo tra Germania e Francia è importante
Al di là dei dettagli tecnici sui numeri, le posizioni sono queste: Berlino, come altri, vuole che le regole di bilancio fissino dei paletti stringenti a chi ha un debito pubblico alto e continua a spendere troppo; Parigi invece rappresenta quei Paesi (come l'Italia) che vorrebbero delle norme più semplici, meno dure con chi fa debito a patto che i soldi vengano spesi per fare investimenti (soprattutto in settori come la transizione green, la difesa e il digitale). Finora la Germania è riuscita a ottenere che ci siano diversi ‘meccanismi di sicurezza' per evitare un debito troppo alto e incontrollato da parte degli Stati Ue, e in cambio ha fatto alcune concessioni alla linea francese.
Questa notte i nodi verranno al pettine. Le Maire, prima di entrare alla riunione-fiume, ha detto che gli accordi tra i due Paesi erano sistemati "al 90%", mentre c'era "un 10% ancora da lavorare". Lindner ha dichiarato che "ci sono ancora alcune questioni da discutere, ma abbiamo fatto passi avanti che ci permettono di pensare a un accordo oggi". È chiaro che, trattandosi dei due Paesi più influenti in Ue, una posizione comune tra di loro renderebbe molto più semplice arrivare al traguardo nelle trattative.
Il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, si è espresso con un cauto ottimismo: la probabilità di successo, secondo lui, è del 51%. "Raggiungere un accordo sarebbe un segnale di responsabilità, non solo verso i mercati, ma anche nei confronti dell'opinione pubblica", ha dichiarato. "Non abbiamo bisogno di regole di austerità, ma di regole che consentano una graduale riduzione del debito e lascino contemporaneamente spazio per gli investimenti che sono indispensabili per la crescita".