Nuovo bavaglio per i giornalisti: in arrivo altri divieti di pubblicazione degli atti di indagine
Un nuovo ‘bavaglio' per i giornalisti. L'ipotesi non è per nulla remota, e la misura potrebbe arrivare già con il decreto legislativo (lo stesso approvato lo scorso settembre in via preliminare dal Cdm, successivamente aggiornato) in discussione nel prossimo Consiglio dei ministri di lunedì 9 dicembre, e potrebbe prevedere restrizioni più dure rispetto a quelle già varate dal governo di centrodestra, che ha imposto il divieto per i giornalisti di pubblicare i testi delle ordinanze di custodia cautelare, così come sono esattamente riportati nei documenti. L'esecutivo, secondo quanto anticipato dal Messaggero e dal Fatto Quotidiano, punta ora a estendere ulteriormente il divieto di pubblicazione degli atti di indagine.
C'è stato già un passo indietro, rispetto alla piena libertà di pubblicare contenuti giornalistici che riguardano le inchieste giudiziarie, possibilità contemplata dalla riforma del 2017 dell'ex ministro dem Andrea Orlando, secondo cui le ordinanze andavano pubblicate senza limiti.
Come dicevamo, gli atti sono impubblicabili fino alla chiusura delle indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare: l'ordinanza di custodia cautelare può essere solo essere riassunta, mai citata testualmente. Ora il divieto potrebbe scattare anche per altre misure cautelari personali diverse dall'arresto, le interdittive e i sequestri. Al momento il perimetro della misura non sembra ancora definito, il ministro della Giustizia Nordio e la premier Meloni ne stanno ancora discutendo in queste ore.
Cosa è il nuovo ‘bavaglio' per la stampa e quali atti riguarda
Fonti del ministero della Giustizia hanno riferito ieri all'Ansa che si dovrà decidere se includere in generale l'interdizione di pubblicazione per tutti gli atti, come tutte le misure cautelari personali, il carcere, le interdittive e perquisizioni, o soltanto determinati documenti. In ogni caso sarà vietato diffondere il testo preciso del documento: i giornalisti non potranno pubblicarlo, almeno finché non saranno concluse le indagini preliminari o fino al termine dell'udienza preliminare. Nel caso della custodia cautelare sarà pubblicabile soltanto il contenuto dell'atto, cioè non si potrà citare tra virgolette, e potrà essere fedelmente riportato solo il capo di imputazione per esteso.
Il governo intende modificare l’articolo 114 del codice di procedura penale, decisa già da tempo in Parlamento, quando il Senato aveva approvato l'articolo 4 della legge di adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della direttiva europea.
A dare l'avvio all'iter era stato un emendamento del deputato Enrico Costa (ex di Azione e ora in Forza Italia), durante il passaggio alla Camera. Poi il decreto legislativo era passato una prima volta al vaglio dei ministri nel settembre scorso per essere in seguito sottoposto alla lettura e agli eventuali suggerimenti, non vincolanti, delle due commissioni Giustizia di Camera e Senato entro sessanta giorni. Scaduto questo periodo resta solo da capire quando il Cdm darà il via libera definitivo.
In base alle indicazioni arrivate dalle commissioni, la maggioranza, insieme a Italia Viva, chiede di estendere ulteriormente il divieto a tutte le altre ordinanze prevendendo anche multe per i giornalisti e non solo agli editori (fino a 500mila euro). Sulla questione multe Meloni non si è ancora espressa, ma secondo l'Ansa non è escluso che queste vengano inserite nel disegno di legge sulla diffamazione fermo al Senato.