Nuovo arresto per corruzione in Puglia, l’ex assessore regionale Alfonso Pisicchio ai domiciliari
Sono scattate nuove misure cautelari nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Bari: sette persone in tutto sono state fermate, tra cui l'ex assessore regionale della Puglia Alfonso Pisicchio insieme al fratello Enzo. Pisicchio era stato assessore nella prima giunta di Michele Emiliano, e nel 2020 emerse che era indagato per corruzione per presunte promesse di assunzioni in cambio di voti. Oggi, le accuse rivolte a lui e agli altri fermati sono a vario titolo di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, corruzione per l'esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale e turbata libertà degli incanti. L'inchiesta non sembra essere collegata a quella per voto di scambio che ha sollevato polemiche politiche nazionali nelle ultime settimane.
Mentre la Guardia di finanza eseguiva le misure cautelari, partiva anche un sequestro dei beni di due degli indagati: si parla di circa 800mila euro. La Procura ha fatto sapere che le indagini erano partite dalle dichiarazioni di un dirigente pubblico, e che era emerso "un grave quadro indiziario in ordine alla commissione di plurimi reati contro la Pubblica amministrazione, il patrimonio, la fede pubblica e nel settore tributario".
Come riportato da Lapresse, nell'atto che dispone i domiciliari gli inquirenti riportano che Pisicchio avrebbe avuto un ruolo da "intermediario", con opere di "istigazione" e "determinazione del pactum sceleris [l'accordo tra due o più persone per commettere un reato, ndr] per tutto il periodo della gara, dalla predisposizione sino all'aggiudicazione definitiva dell'appalto" con cui si affidava la gestione per l'affidamento delle imposte comunali di Bari nel 2020. L'ex assessore e il fratello avrebbero avuto come vantaggio il "sistema di fatturazione fraudolenta che consentiva il finanziamento illecito del partito Iniziativa democratica", di cui Alfonso era coordinatore ed Enzo presidente. Sarebbero arrivati contributi per "almeno 156mila euro" fino al dicembre 2019. In più, ci sarebbe stato un "sistema di assunzioni di persone" indicate da Pisicchio, "che, a loro volta, gli avrebbero garantito la preferenza elettorale".
Dalle carte emerge anche che per gli inquirenti quando era assessore Pisicchio avrebbe usato "la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere ritorni in termini di consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito". Il fratelli Enzo sarebbe stato "esecutore delle direttive" del fratello, uno "schermo per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino".
Enzo avrebbe avuto un "ruolo chiave nella commistione dei reati che gli vengono ascritti" in quanto "intermediario e faccendiere nei rapporti, a vari livelli, tra funzionari della pubblica amministrazione – comunale e regionale – e imprenditori non solo a livello locale ma anche nazionale". Tra i benefici ottenuti dal fratello ci sarebbero stati "pc, telefonini, mobilio per la casa, la finta assunzione di sua figlia, pagamento della festa di laurea di sua figlia, ingenti somme di denaro contante".
Proprio oggi, poche ore prima che scattasse il fermo, l'ex assessore aveva lasciato il suo attuale incarico come commissario straordinario dell'Agenzia regionale per la tecnologia e l'innovazione (Arti), un ruolo per il quale era stato nominato da poche settimane. La sua spiegazione era che avesse intenzione di partecipare a un altro bando pubblico, alla fine di aprile, e che le due cariche fossero incompatibili.