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Nuovi centri per il rimpatrio e migranti trattenuti fino a 18 mesi: via libera del Cdm alle nuove norme

Il governo ha approvato le nuove norme, inserite come emendamenti al decreto Sud, per cercare di arginare i flussi migratori: si allungano i tempi di permanenza nei centri per il rimpatrio, fino a 18 mesi, e verranno costruite nuove strutture dalla Difesa.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il governo ha appena approvato, in Consiglio dei ministri, le nuove norme per provare ad arginare lo sbarco dei migranti. Nell'attesa di una risposta europea – promessa da Ursula Von der Leyen, ma ancora lontana all'orizzonte – l'esecutivo ha dato il via libera a un provvedimento che verrà inserito come emendamento al decreto Sud. Oltre alla riforma del voto in condotta, portata dal ministro Valditara con un disegno di legge ad hoc, e al secondo passaggio in Cdm del nuovo codice della strada, il governo ha deciso di introdurre le norme annunciate da Meloni con una modifica all'ultimo decreto legge, evitando così di legiferare nuovamente.

Le novità sono sostanzialmente due, già ampiamente annunciate da Meloni: i migranti potranno essere trattenuti non più fino a 12, ma fino a 18 mesi nei centri per il rimpatrio, nell'attesa – appunto – di essere riportati nei loro Paesi di origine; nuovi centri per il rimpatrio – quelli che spesso vengono chiamati Cpr – verranno realizzati in tutta Italia dalla struttura organizzativa del ministero della Difesa con l'obiettivo di averne in piedi almeno uno per Regione. Queste strutture verranno costruite in zone a bassa densità di popolazione. Insomma, dovranno essere più isolate possibile.

"La presenza della presidente von der Leyen a Lampedusa ieri è molto importante anche da un punto di vista simbolico. La presenza dell'Europa ai confini più esposti all'immigrazione illegale di massa sottolinea che quelli di Lampedusa non sono solo confini italiani ma anche europei. Ora il Governo seguirà con grande attenzione, passo dopo passo, gli impegni che l'Europa si è assunta con l'Italia, a partire dall'impegno per sbloccare in tempi rapidi le risorse previste dal Memorandum con la Tunisia", avrebbe detto Meloni in Cdm, secondo quanto riportano le agenzie di stampa, parlando di un "cambio di paradigma" nella gestione dei flussi migratori.

La presidente del Consiglio avrebbe anche annunciato per la prossima settimana un decreto legge, sempre in materia di immigrazione, focalizzato sulla situazione dei minori non accompagnati. "Il nostro obiettivo è tutelare i veri minori per evitare, come accade ora, che con una semplice autocertificazione chiunque possa essere inserito nei circuiti rivolti ai minori", avrebbe detto.

L'impatto immediato che dovrebbero avere queste misure, almeno negli annunci del governo, è quello di far sì che ogni domanda che viene presentata sia valutata nei tempi necessari. Poi, se il migrante dovesse essere rimpatriato, bisognerà provvedere in maniera più celere. L'esecutivo ha puntato tutto su questo: mostrare il pugno duro e dire a chi arriva che verrà rinchiuso in un Cpr – la Difesa ne costruirà almeno altri dieci in tutta Italia – e riportato nel suo Paese. Sappiamo benissimo, visti i molti casi di cronaca riportati negli anni, che spesso i Cpr diventano dei veri e propri centri di detenzione in cui si consumano delle violenze quotidiane nei confronti dei migranti.

Le misure erano già state annunciate da Giorgia Meloni alla fine della scorsa settimana, quando era intervenuta pubblicamente con un videomessaggio nei giorni più difficili per Lampedusa. Poi sono state ribadite ieri durante la visita con Ursula Von der Leyen. La presidente del Consiglio le ha presentate come l'unico modo di avere un impatto immediato sulla gestione dei migranti, che resta un problema molto più ampio da risolvere a livello europeo. Su questo ha concordato la leader della Commissione Ue, che ieri ha parlato di un piano in dieci punti da attuare nel prossimo futuro. Sarà decisivo – in un senso o in un altro – anche il Consiglio europeo di ottobre.

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