Nuovi Centri di permanenza per il rimpatrio per migranti: quanti saranno e quali Regioni li ospiteranno
Dove sorgeranno i nuovi Cpr per migranti annunciati dal governo? Intervenuto al Senato per il question time, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, oltre a ricordare l'esigenza di coinvolgere l'Europa per gestire i flussi e di tenere aperti i canali del dialogo con la sponda Sud del Mediterraneo per accelerare i rimpatri, ha parlato dei Cpr, per i quali è stato stanziato un fondo da 20 milioni di euro destinato al ministero della Difesa, affinché individui entro due mesi delle aree adatte a ospitare le strutture. In questi centri il cittadino straniero può essere trattenuto fino a 18 mesi in attesa di esecuzione dei provvedimenti di espulsione.
"Al fine di rendere effettivi i rimpatri di coloro che non hanno titolo a permanere sul territorio nazionale stiamo lavorando – ha detto -, sul piano della collaborazione internazionale per incrementare gli accordi con i Paesi di origine e, contemporaneamente, per comprimere i tempi del procedimento di espulsione", ha spiegato Piantedosi. "Il 70 per cento dei soggetti rimpatriati – ha detto ancora il titolare del Viminale a Palazzo Madama – è transitato per un Cpr. Ad oggi, circa il 50 per cento degli stranieri che vi vengono trattenuti viene rimpatriato. Questi dati indicano una forte correlazione tra il numero dei rimpatri e i posti disponibili nei Cpr, che oggi sono insufficienti. Tale evidenza è alla base della decisione di realizzare nuovi Cpr sul territorio nazionale e ripristinare la piena funzionalità delle strutture esistenti. L'obiettivo – ha ribadito – è aprire almeno un centro in ogni Regione".
Negli ultimi mesi, inoltre, il governo ha "aumentato del 10 per cento i posti in accoglienza ed implementato la rete degli hotspot in Sicilia e in Calabria con oltre 3.000 nuovi posti", ha spiegato Piantedosi.
Molti governatori delle Regioni si sono detti contrari alla prospettiva di nuovi centri, all'interno dei quali, secondo le nuove norme appena approvate, i migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale potranno rimanere fino a 18 mesi. Per il presidente della Puglia Michele Emiliano, per esempio, i Cpr "sono vere e proprie strutture detentive, non sono alberghi. Sono strutture in cui si è costretti a rimanere senza aver commesso un reato, ovviamente in deroga alle regole costituzionali", ha detto al "Tg4 – Diario del giorno".
"È una roba pesantissima – ha aggiunto – e che questa cosa debba esserci in tutte le Regioni e che debba diventare il sistema per gestire questa emergenza io ci penserei bene. Noi in Puglia ne abbiamo due e bisogna evitare che la gestione di questi luoghi diventi drammatica, perché togliere la libertà a persone che non hanno commesso nulla rischi rivolte".
Dove si trovano i Cpr attuali
Un elenco delle nuove strutture ancora non c'è, ma il governo ha assicurato che ogni Regione ne ospiterà almeno una. Il ministero ha da tempo avviato una ricognizione, affidata ai prefetti, per individuare strutture idonee, lontane dai centri abitati e facilmente perimetrabili e sorvegliabili. L'idea è che i Cpr siano allestiti vicino agli aeroporti, per facilitare i rimpatri. La capienza delle strutture sarà tra 50 e 200 persone. La sorveglianza continuerà ad essere affidata alle forze di polizia.
Una volta individuati i siti, scelti tra caserme, aree militari dismesse, ex zone industruali o altri edifici, toccherà al ministero della Difesa, mediante le proprie competenti articolazioni del Genio militare, l'impiego delle Forze armate e avvalendosi di Difesa Servizi spa, progettare e realizzare le strutture individuate dal piano, che dovrebbero essere pronte in due mesi.
Attualmente i Cpr funzionanti sono 10, e si trovano a Bari, Brindisi, Caltanissetta, Roma, Palazzo San Gervasio (Potenza), Trapani, Gradisca d'Isonzo, Macomer (Nuoro), Milano e Torino (anche se quest'ultimo è temporaneamente chiuso per danneggiamenti). Al momento nei Cpr già attivi sono ospitati 592 migranti, di cui 587 uomini e 5 donne, scrive il Corriere della Sera.
Dove sorgeranno i nuovi Cpr
Secondo il quotidiano il primo nuovo Cpr sarà realizzato a Ventimiglia. Per gli altri, sicuramente altri 12 o 13 si dovrà attendere ancora. Si valutano centri già presi in considerazione in passato, e che hanno già scatenato polemiche e malcontento. Tra le ipotesi ci sono Pescia (Pistoia), Coltano (Pisa) e Prato in Toscana. Oppure si valutano aree in provincia di Modena e Bologna in Emilia-Romagna, scrive il Corriere, dove sono stati già chiusi due ex Cie) E ancora, nei dintorni di Crotone, Pescara, L'Aquila, Campobasso, Falconara Marittima, accanto all'aeroporto di Ancona, e Caserta, dove l'ex Cie di Santa Maria Capua Vetere venne sequestrato dalla magistratura. In Veneto si considerano aree tra Venezia, Treviso e Verona.