Nuove misure anti-Covid, Boccia: “Valutiamo un inasprimento delle soglie”
Dopo il 6 gennaio l'Italia tornerà ad essere divisa nelle tre zone (gialla, arancione e rossa) a seconda del livello di criticità dell'emergenza coronavirus. Lo conferma il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, a poche ore dal Consiglio dei ministri in cui il governo dovrà decidere sulle misure anti-contagio da implementare allo scadere del decreto Natale. Boccia annuncia anche una stretta in arrivo: "In questo momento la cosa più importante è l'inasprimento delle soglie, misura che è stata condivisa dalle Regioni. La proposta verrà portata stasera in Cdm", ha detto intervenendo alla trasmissione "La vita in diretta" su Rai 1.
Verso la conferma della divisione dell'Italia in tre zone
Parlando di altre ipotesi discusse in queste ore, come quella delle "zone bianche", Boccia ha affermato che il governo è al lavoro verso una prospettiva di quel tipo, ma non è una decisione che si prenderà questa sera. "Al momento la certezza è che le zone non cambiano. Resta il giallo, l'arancione e il rosso con restrizioni diverse. La prospettiva è il bianco ma ne parleremo in vista del prossimo Dpcm. Fino al 15 gennaio ci sono queste misure e stiamo inasprendo le soglie. Tutte le valutazioni, compresa questa sulle aree bianche, è una cosa che è sul tavolo, tutti vorremmo tornare bianchi, ne discuteremo al momento opportuno".
Cosa ha detto Boccia sulla riapertura delle scuole
Il 7 gennaio non sarà solo il primo giorno dopo la scadenza della stretta imposta dal governo per il periodo delle festività, ma sarà anche la data in cui gli studenti delle scuole superiori dovranno tornare tra i banchi. "Questa sera in Cdm ci sarà il provvedimento promosso dal ministro Speranza. Alcune Regioni hanno fatto delle ordinanze valutando la loro condizione epidemiologica. Io dico solo che se si sposta la ripartenza delle scuole a fine gennaio e si mantiene la riapertura dello sci il 18 gennaio, c'è qualcosa che non torna", ha detto Boccia a riguardo. E ha aggiunto, concludendo: "Chi sposta in avanti la riapertura delle scuole allora deve spostare anche tutte le attività a rischio contagio".