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Nuove caserme e depositi di armi: le spese del ministero della Difesa per rifarsi il look

Grazie all’ultima legge di bilancio del governo Meloni, nel 2025 il budget del ministero della Difesa supererà quota 30 miliardi, un livello mai raggiunto prima. A trainare i numeri è la spesa per i nuovi sistemi d’arma. Ma ci sono anche i soldi destinati a un gran numero di interventi per creare, ristrutturare o ampliare nuovi siti militari. Quelli del dicastero di Guido Crosetto sono tra i pochi investimenti salvati dalla tagliola, che invece ha colpito molti dei progetti in pancia agli altri ministeri.
A cura di Marco Billeci
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Secondo i calcoli dell'Osservatorio Milex, con l'ultima legge di bilancio varata dal governo Meloni, nel 2025 per la prima volta nella storia  il budget del ministero della Difesa supererà i 30miliardi di euro, toccando quota 31,2 miliardi, con un aumento di 2,1 miliardi sul 2024. Una cifra imponente, ma ancora  insufficiente a raggiungere l'obiettivo del 2 percento del pil, fissato dagli impegni assunti dall'Italia con la Nato, come rimarcato dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. E che tuttavia fa una certa impressione, se confrontata ai pesanti tagli e riduzioni degli investimenti, che la manovra impone a quasi tutti i colleghi di governo di Guido Crosetto.

Una parte decisiva nei capitoli di spesa per le nostre forze armate la giocherà ancora una volta l'acquisto di sistemi d'arma, che  per Milex raggiungerà nel 2025 il record storico di circa 13 miliardi di euro. Ma a pesare nel bilancio del ministero della Difesa sono anche i progetti per la costruzione, l'ampliamento, la ristrutturazione di strutture militari lungo la Penisola. Si tratta di un lungo elenco di interventi, contenuti nel programma infrastrutturale della Difesa, che svariano dalla manutenzione ordinaria alla valorizzazione dei siti storici, fino alla realizzazione di campi da padel nelle caserme.

I Grandi Progetti militari

Gli esborsi più onerosi sono però quelli relativi ai cosiddetti Grandi Progetti Infrastrutturali. Si tratta di interventi destinati a incidere in maniera profonda il panorama dei presidi delle forze armate lungo la Penisola, rafforzandolo e  cambiandone il volto. A  questo proposito, spulciando nelle tabelle pubblicate recentemente dal ministero della Difesa, emergono alcuni dati interessanti. Negli ultimi mesi, infatti, il dicastero di Crosetto ha avviato la fase esecutiva di 32 interventi, la cui realizzazione costerà – secondo le stime di via XX Settembre – un miliardo e 135mila euro circa. La prima fase ha riguardato l'assegnazione di incarichi per quasi sessanta milioni di euro ad aziende, chiamate a svolgere i compiti di verifica e progettazione delle opere.

Scorrendo la lista delle opere interessate dai tre lotti di appalti, si traccia la cartina di tutto il Paese. Ci sono, tra le altre, le caserme verdi di Fossano in Piemonte, Forlì in Emilia Romagna, Capua in Campania e Foggia in Puglia. Si tratta di quattro progetti inseriti in  un piano più vasto, varato nel 2019, per creare ventisei basi militari di nuova generazione, che rispondano ai moderni standard di sicurezza, impatto ambientale, efficienza energetica. Solo il completamento  di questo programma costerà almeno un miliardo e mezzo. Una cifra che gli stessi documenti dell'Esercito definiscono "ragguardevole", ma che dovrebbe permettere di risparmiare circa 450milioni in venti anni, per le spese di funzionamento.

Le Caserme Verdi sono però solo una parte degli interventi a cui il ministero della Difesa ha dato avvio. Si va dall'edificazione del nuovo quartier generale della Multinational Maritime South Headquarters a Taranto alla costruzione di un deposito di munizioni nella base di Ghedi, dal potenziamento della scuola militare della Nunziatella a Napoli all'edificazione della Cittadella ISTAR a Pratica di Mare. Da ultimo, nel lotto di appalti sono state inserite le azioni propedeutiche alle realizzazione di una nuova base militare a Pisa, finita al centro delle polemiche, perché sarà edificata in parte  all'interno dell'area protetta del Parco di San Rossore.

Le realtà che a Pisa hanno dato vita al "Comitato No Base" e che per prime hanno puntato il faro sulle spese del ministero della Difesa per la verifica e progettazione delle nuove opere, descrivono questi interventi come "una scelta politica, quella di destinare le risorse sulle armi e sulla guerra e quindi sottrarle alle politiche sociali". E  il coordinatore Campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo Francesco Vignarca spiega a Fanpage.it: "Il livello di spesa per le strutture militari nell'ultima legge di bilancio è simile a quelli degli anni scorsi. Ma il punto è che mentre gli investimenti infrastrutturali della Difesa sono mantenuti costanti, quelli di tutti gli altri ministeri vengono ridimensionati". Insomma a differenza di Cultura e Istruzione, Imprese e Trasporti, i progetti della Difesa sono stati risparmiati dalla ghigliottina dei tagli.

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