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Nuova Forza Italia, ma il ritornello è sempre lo stesso: prima Silvio, poi il resto

Le parole di Silvio Berlusconi al Consiglio Nazionale e il testo del documento approvato ne sono una ulteriore conferma: la prima missione è sempre quella di garantire lo scudo giudiziario al Cavaliere.
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Non ci sono dubbi sul fatto che si sia arrivati a questo Consiglio Nazionale con le carte scoperte e con l'esito già predeterminato dalle trattative delle ultime ore. La ricostruzione definitiva (anche se chiaramente parziale) la fornisce lo stesso Berlusconi, spiegando di aver provato a ricucire lo strappo fino all'ultimo ma di non aver potuto accettare la richiesta di ulteriori modifiche al documento per il tramite della riunione dell'ufficio di Presidenza (ovviamente modifiche che riguardavano la sopravvivenza del Governo "a prescindere" dalla decadenza). Così, il lungo discorso di Berlusconi non ha aggiunto poi molto alla sua già nota volontà di archiviare l'esperienza del Popolo della Libertà e ripartire con Forza Italia, nonché di avere mani libere per attaccare a testa bassa il Governo e la maggioranza che lo vuole estromettere dal Parlamento. Ci sono però 3 aspetti che può essere utile isolare.

C'è il dato politico, prima di tutto. Nasce in sostanza un dualismo fra lealisti e ministeriali, con le strade dei falchi e delle colombe che si separano anche formalmente e con una ripartizione abbastanza netta: oltre due terzi con Silvio, il resto con Alfano (numeri ancora da valutare in Aula, ovviamente). Una spaccatura formale e sostanziale, che però non appare poi così profonda, dal momento che lo stesso Berlusconi si è preoccupato di chiarire che non vuole "scavare un solco che poi sarà difficile da rimuovere". Insomma, per farla breve: Alfano e i suoi terranno in vita il Governo, dando modo a Berlusconi di posizionarsi all'opposizione e con la massima libertà di azione (e replicando in parte quanto fatto nei mesi del Governo Monti). E infatti è chiave il passaggio in cui spiega: "Poi è molto difficile essere alleati in Parlamento e sedere allo stesso tavolo in Consiglio dei ministri con chi vuole uccidere politicamente il leader di un partito". Quando poi sarà il momento di tornare alle urne si vedrà. Nascono i club Forza Silvio, intanto: un segnale chiaro sulla volontà di blindare la formazione del nuovo gruppo dirigente. Che ha però risvolti tragicomici quando il leader si impegola nel discorso delle "sentinelle" contro i professionisti dei brogli "che ci hanno rubato 1,6 milioni di voti alle scorse politiche" (mah).

C'è poi il ritorno ad una sorta di misticismo politico. Il Cavaliere ha provato a battere sulla questione dello "spirito" di Forza Italia e sulla necessità che una comunità intera si riappropri dei suoi valori: in primis del totem della libertà, di pensiero, opinione, espressione, associazione, impresa, mercato. Una sorta di anelito religioso, necessario se la battaglia del singolo ha bisogno dello sforzo comune. Non a caso Berlusconi ha ripreso i toni da crociata del discorso del febbraio del '94, toccando anche le corde dell'impegno individuale e spiegando come Forza Italia abbia bisogno di un rinnovato impegno sui circoli, sui territori.

Infine, c'è la sua vicenda umana, giudiziaria, politica. Il grosso limite del complesso dei ragionamenti fatti in queste settimane, ci sentiamo di aggiungere. Perché tutto è orientato a confutare un teorema: quello del "vogliono eliminarmi politicamente per via giudiziaria". Che Berlusconi articola con dovizia di particolari, dai "57 processi per togliermi di mezzo inventati da Magistratura Democratica, non solo con il controllo dei pm ma anche dei giudici", all'escamotage "per mettere il processo Mediaset nei mani del collegio feriale della Cassazione sottraendomi al giudice naturale", passando per la volontà di "mettere la testa del leader del centrodestra su un piatto d'argento con fretta assoluta e inspiegabile" fino alla modifica del regolamento del Senato. Il tutto condensato dal documento finale, in cui si delega la leadership al Cavaliere e si spiega che parlamentari, dirigenti e militanti dovranno fare ogni sforzo possibile per evitarne la decadenza da senatore.

Ecco, inutile girarci intorno. Ogni sforzo per impedire l'applicazione di una legge della Repubblica. Ogni sforzo per salvare la carica parlamentare di un condannato in via definitiva per frode fiscale da un Tribunale della Repubblica. Ogni sforzo per "salvare" Berlusconi e la sua storia politica, anche se ciò comportasse la caduta del Governo, nuove elezioni. Ed è questo il solito ritornello: che piaccia o no, ancora una volta dal destino di un individuo (che sia o meno il leader di un partito dovrebbe contare poco) dipende il futuro di milioni di italiani. Come nel 1994, appunto.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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