Nucleare più vicino, governo lo inserisce nel Piano nazionale integrato energia e clima: cosa significa
Il governo Meloni non ha mai fatto mistero di voler ricorrere all'energia prodotta con fonti nucleari: era un punto cardine nell'accordo di programma del centrodestra per le elezioni politiche del 2022, l'anno della crisi energetica. Ora è stato fatto un primo, concreto passo. Il nucleare fa il suo ingresso nel Pniec, ovvero il Piano nazionale integrato energia e clima: il documento che definisce le politiche e le misure volti a raggiungere gli obiettivi per abbattere le emissioni climalteranti, reso obbligatorio dai regolamenti Ue. Dev'essere aggiornato al livello nazionale, e questo ultimo passaggio costituirà il passo avanti più concreto verso un via libera all'utilizzo del nucleare. Quanto meno, sarà una dichiarazione di intenti: "Nell'aggiornamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) mettiamo nello scenario anche il nucleare, perché è la via obbligata – ha dichiarato al Foglio il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin – In Italia consumiamo circa 305 TWh di energia elettrica all'anno. Gli analisti dicono che la proiezione al 2050 è di un consumo di 700-750 TWh. Noi il mix energetico per raggiungere quei 750 TWh non ce l'abbiamo. Dobbiamo renderci conto della realtà, dobbiamo mettere il nucleare, quello di nuova generazione, non più le grandi centrali ma somme modulari. Il passaggio formale arriva quindi con la revisione del Pniec".
Questa novità dovrebbe essere introdotta a partire dal 30 giugno. Il governo aveva iniziato questo percorso già da settembre con il lancio della piattaforma per un "nucleare sostenibile", ma i primi passi erano stati molti mossi tempo fa, con l'ingresso del nucleare nella tassonomia delle fonti green dell'Unione europea, che ha portato la Commissione a considerare la fissione (insieme al gas) fonte sostenibile nel processo di transizione ecologica in atto.
Si gioca tutta qui la scommessa del governo Meloni: "Il fotovoltaico produce di giorno e ha il problema dei terreni; l'eolico possiamo farlo offshore ma funziona solo quando c'è vento; si possono fare gli accumuli con le batterie, ma serve il litio…", ha detto ancora il ministro.
Se le rinnovabili non sono la priorità, per il nucleare ci sono ancora dei passaggi chiave da sbloccare e chiarire: uno su tutti, lo smaltimento delle scorie. A marzo il presidente della giunta di destra della Regione Lazio, Francesco Rocca, si era opposto ai piani del governo. La Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) ad ospitare le scorie prevedeva infatti che 21 zone delle 51 individuate fossero nel Lazio, in provincia di Viterbo: il governatore aveva annunciato di aver incaricato l'Avvocatura regionale di presentare un ricorso amministrativo al Tar del Lazio.