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Nordio dice che anche l’avviso di garanzia è uno “strumento da rivedere”

Per il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, l’avviso di garanzia “si è trasformato in una condanna mediatica anticipata”. Per questo va rivisto e “si potrà fare solo con una revisione organica del codice di procedura penale”.
A cura di Davide Falcioni
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Secondo il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, l'avviso di garanzia, che "si è trasformato in una condanna mediatica anticipata" va rivisto e "si potrà fare solo con una revisione organica del codice di procedura penale".

In un'intervista rilasciata al Messaggero il guardasigilli ha annunciato una possibile svolta in senso garantista, affermando che "il registro degli indagati, che dovrebbe restare segretissimo" invece "si è trasformato in un'automatica fonte di delegittimazione di una persona che non è nemmeno imputata".

Nordio ha parlato anche di intercettazioni: "Ho ripetuto fino alla noia che sono utili e talvolta indispensabili per i reati di grave allarme sociale", ma è "incivile che spendiamo per loro duecento milioni l'anno mentre stentiamo a trovare i soldi per pagare il sostegno psicologico ai detenuti a rischio di suicidio". C'è una spiegazione: "Non ci sono più risorse umane per fare bene le indagini, e ci si affida a questo strumento quasi automatico che alla fine qualcosa ti fa trovare".

In merito a una riforma della giustizia civile ministro ribadisce che "ora dobbiamo incidere sulla parte della giustizia che incide sull'economia: tra l'altro sono temi poco divisivi, su cui ci siamo trovati d'accordo anche con l'Anm". E si comincerà "proprio incrementando l'efficienza della giustizia civile. La riforma Cartabia andava nella giusta direzione, noi spingeremo l'acceleratore. Implementeremo gli uffici giudiziari con i fondi europei, e procederemo ad una rivoluzione informatica: entro giugno dovremmo già vedere i primi risultati".

Nordio promette infine di risolvere "a breve" le questioni poste dai magistrati onorari. Le critiche? "Me le aspettavo – risponde -, ma anche i colleghi dovevano aspettarsi le cose che ho detto, perché le scrivo da 25 anni".

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