Nordio ammette che la riforma della Giustizia non velocizza i processi: ma il Cdx ha affermato il contrario

Il ministro Carlo Nordio alla fine lo ha ammesso: la riforma della Giustizia non c'entra nulla con la velocizzazione dei processi. La Giustizia insomma non sarà più efficiente, una volta che entrerà in vigore la riforma che comprende la separazione delle carriere dei magistrati.
Il Guardasigilli insomma ha detto quello che tanti detrattori della riforma hanno sostenuto nei mesi scorsi. Il punto è che diversi esponenti del centrodestra hanno dichiarato il contrario, in più di un'occasione. Non si tratta di una questione laterale, ma il tema dell'utilità della separazione delle carriere dei magistrati, ai fini di un miglioramento del lavoro dei tribunali, è stato al centro anche delle perplessità sollevate dal Csm, il quale ha affermato in un parere molto critico sul testo di legge ha scritto che la separazione delle carriere "non trova riscontro nella giurisprudenza costituzionale", non si comprende in che modo "possa contribuire a migliorare qualità ed efficienza della giurisdizione".
E in effetti ieri Nordio, in occasione di un convegno di Noi Moderati alla Camera, dal titolo "(In)Separabili- Pm e giudici alla prova dell'equa distanza", ha certificato che i dubbi del Csm erano legittimi. Ieri il ministro ha detto infatti che la riforma "non influisce sull'efficienza, quando mai lo abbiamo detto, abbiamo invece parlato di coerenza", ha detto replicando a quanto evidenziato poco prima dal presidente dell'Anm Cesare Parodi.
"Non abbiamo mai detto che la separazione carriere rende i processi più veloci. È una riforma coerente perché il giudice è terzo e imparziale e tale deve essere percepito dal cittadino". Quindi ha ribadito che con la separazione delle carriere "non c'è nessun intento punitivo" nei confronti della magistratura. Ma "giudice e pm – ha puntualizzato – devono appartenere a due parrocchie diverse, per ragioni di coerenza sistematica".
Del resto lo stesso Nordio in un suo libro del 2010, come ricorda il Fatto Quotidiano, quando ancora non era entrato in politica, definiva la separazione delle carriere "un problema secondario che non merita di invelenire ulteriormente i rapporti tra Parlamento, avvocati e magistrati". Non proprio una priorità quindi. Questo perché, scriveva ancora, "l'urgenza più immediata è ridare alla giustizia un minimo di efficienza prima ancora di realizzare la parità delle parti processuali. Orbene, la separazione delle carriere non ha nulla, ma proprio nulla a che vedere con il funzionamento celere e incisivo della macchina giudiziaria". E poi che è successo? Nordio ha forse cambiato idea?
Gli esponenti della maggioranza smentiscono Nordio sulla separazione delle carriere
Nordio quindi ha negato che il governo abbia promesso una maggiore efficienza grazie alla riforma costituzionale. Ma quest'affermazione è falsa. Basta scorrere diverse dichiarazioni di parlamentari della maggioranza e membri del governo, per accorgersi che il centrodestra ha sempre provato a veicolare l'idea di un legame tra separazione delle carriere e velocizzazione dei processi. Ecco qualche esempio.
Il sottosegretario Sisto, in un'intervista a Fanpage.it, a una domanda sul perché cittadini con questa riforma dovrebbero avere maggiori tutele, e una Giustizia più efficiente, ha risposto così:
Noi vogliamo soltanto ripristinare la fiducia del cittadino nella giustizia. L’efficenza è un tema, la geometria costituzionale e la rassicurazione del cittadino su chi scrive le sentenze è un altro tema. Direi che con la separazione delle carriere l'efficienza trova un motivo di ulteriore rafforzamento. È chiaro che il PNRR ci ha visto impegnati in modifiche normative, l’ufficio per il processo, edilizia giudiziaria, l'assunzione di personale. Quelli sono provvedimenti di logistica giudiziaria. Ma questo è un provvedimento strutturale che restituisce al processo una sua credibilità.
Quindi, ha detto Sisto, con questa modifica costituzionale "l'efficienza trova un motivo di ulteriore rafforzamento". Il sottosegretario azzurro però non è solo. Recentemente, lo scorso 14 marzo, il deputato di Fratelli d’Italia Giandonato La Salandra, componente della Commissione Giustizia della Camera dei deputati, ha detto: "Andremo avanti, convinti e a testa alta, con la riforma della Giustizia e la separazione delle carriere. Gli italiani meritano una giustizia più veloce, più equa ed efficace e più giusta".
Secondo la ministra di Forza Italia, Maria Elisabetta Casellati, la novità "Garantirà una giustizia più efficiente in un Paese più moderno e competitivo (16 gennaio 2025). Il ministro Antonio Tajani ha dichiarato invece il 3 dicembre 2024 che i "cittadini hanno diritto ad avere una giustizia che dia risposta in tempi certi", sottolineando che il testo è stato scritto "per avere un sistema giudiziario più giusto ed efficiente". È la stessa tesi sostenuta dall'organizzatore del convegno di Noi moderati, il deputato Alessandro Colucci, secondo cui "una giustizia lenta e farraginosa allontana investimenti e penalizza cittadini e imprese. Dobbiamo rendere il sistema più snello e meno burocratico, affinché ogni cittadino possa ottenere risposte rapide e certe. Il confronto e il dibattito pubblico sono essenziali affinché questa riforma sia compresa fino in fondo e possa davvero migliorare la qualità della vita delle persone e il funzionamento del nostro Paese". Ancora una volta quindi si prova a mettere in relazione la separazione delle carriere con una giustizia dai meccanismi più oliati.