Caterina, Margherita, non so quale partito voterete. Non so neanche quali partiti ci saranno, fra dieci anni, quando potrete farlo. Alcuni di quei partiti che ci appaiono più forti, probabilmente, saranno scomparsi. Ci saremo appassionati a nuovi leader, nuovi slogan, parole d'ordine antiche o forse nuove. Chissà se avremo capito l'importanza dell'ambiente, o se sarà troppo tardi. Se vi potrete sposare anche se amerete una donna.
Chissà come sarà l'Italia, fra dieci anni. Oggi, non è un granché.
Sono sicuro di non volervi lasciare un Paese in cui l'odio fa parte della formazione giovanile di un partito, è accaduto per troppo tempo e le conseguenze sono state disastrose. Non voglio lasciarvi un Paese dove qualcuno rimpiange il terrorismo nero e fa carriera politica, dove si pratica il saluto nazista e poi si ride; non voglio lasciarvi un Paese dove si incolpa un giornale per avere scoperto tutto questo e raccontato, in pratica per aver fatto il proprio mestiere.
Non vorrei lasciarvi un Paese dove una persona sopravvissuta ai campi di sterminio è costretta a chiedersi: "Sarò cacciata ancora dal mio Paese?" come è accaduto ieri, quando Liliana Segre ha commentato l'inchiesta di Fanpage.it su Gioventù Nazionale.
Le cose più belle, in Italia, sono casuali: il mare, le montagne, le colline toscane. Altre, bellissime, sono antiche: il David, la Pietà, la Venere e il salone dei Cinquecento, a Firenze. Fate attenzione: non è del ‘500, ma proprio "dei 500", la Sala dove si svolgevano le prime grandi assemblee con un'idea di democrazia, si riunivano in 500 ogni turno.
Cose belle e insieme contemporanee, in Italia si fatica un po' a trovarle. Alcuni libri, alcuni film, alcune persone. Però, onestamente, troppo poco. Quella prima grande idea democratica nata nel Rinascimento, in 525 anni di Storia dalla costruzione del Salone dei Cinquecento, si è inceppata. Oggi siamo all'accusa, che ci rivolgono, di avere informato un po' troppo; che nessuno aveva mai informato così tanto come abbiamo osato fare noi, ci hanno detto che sarebbe stato meglio non sapere. La presidente del Consiglio, massima espressione democratica del Paese, si è appellata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella – garante della Costituzione – contro un giornale che ha smascherato la formazione neofascista dei giovani del suo partito. Viviamo, evidentemente, in un Paese a democrazia ridotta, dove il problema è chi denuncia e non che cosa denuncia.
Caterina, Margherita, il mondo è un gran bel posto per nascerci, se non vi dà fastidio che la felicità non sia poi sempre tutto questo spasso, scriveva Lawrence Ferlinghetti. Se non vi dà fastidio un pizzico di inferno di tanto in tanto.
Parafrasando Ferlinghetti, posso dire che il mondo è un gran bel posto per nascerci, se non avete voglia di farvi troppe domande, se vi vanno bene le risposte di circostanza, i lavori che non disturbano, le azioni concordate e sempre all'interno di una linea rossa decisa da qualcun altro. Il mondo è un gran bel posto per nascerci, se vi accontentate. Se vi piace scherzare sulle svastiche e sugli ebrei. Se vi fanno ridere le battute sugli stupri. Se vi schifate di un qualsiasi colore della pelle che non corrisponda al vostro. Vi troverete benissimo in questo mondo, se odiate i musulmani e in generale se odiate. Se credete al grande complotto, se vi eccitate con gli slogan, se rifiutate la complessità. In tutti questi casi, per voi questo sarà sempre il migliore dei luoghi dove nascere.
Caterina, Margherita, mi spiace avervi trascinate in questo casino, non era mia intenzione lasciarvi un'Italia peggiore di quella che ho trovato. Non è detto, però, che debba essere così per sempre. Da queste parti ci proviamo ogni giorno a cambiare le cose, raccontando. È una favola della buonanotte andata un po' oltre, pensiamola così, il finale dipende da noi.
Lo ripeto: mette i brividi pensare a Liliana Segre, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, che oggi si chiede: "Sarò costretta di nuovo a lasciare il mio Paese?"
Però i treni piombati non sono ancora tornati in funzione, l'informazione è timida ma non tutta. Noi andiamo avanti. La parola è lo strumento di elaborazione del pensiero e non abbiamo smesso di usarla.
Caterina, Margherita, oggi voi in classe avete Assane e Jawara, avete imparato che il primo nome significa "cascata", e Jawara vuol dire "amante della pace". Insomma, niente è perduto, molto lo stiamo ricostruendo.
Se mi chiedete se ce la faremo, a lasciarvi un mondo migliore di come lo abbiamo trovato, non voglio mentirvi: non lo so. Però conosco la strada, e questa è quella giusta. Raccontare a dispetto della convenienza, dei buoni consigli e spesso anche del buon senso. Raccontare, perché è giusto così. Raccontare, perché è l'unica cosa che sappiamo fare. Niente da dimostrare, però molto da mostrare.
Non è vero che basta volerlo e le cose cambiano, è più complicato di così. Con quest'affermazione ci ha mangiato il capitalismo, giocando sul senso di colpa quando non raggiungiamo un obiettivo. Però è vero che se non ci proviamo, le cose non cambieranno mai.
Caterina, Margherita, che fatica. Ma anche che bellissima avventura. Ricordate sempre: il sentiero si fa mentre si cammina, buon viaggio.