La polemica sull’opuscolo antiviolenza che ha detto alle studentesse di non sorridere agli sconosciuti
L' opuscolo che il Comune di Cividale del Friuli, in provincia di Udine, ha distribuito nelle scuole superiori, e che conteneva consigli come "Non fate sorrisi ironici o provocatori a sconosciuti", "evitate di indossare oggetti di valore" e "l'abbigliamento stravagante o succinto può richiamare l'attenzione di persone violente", ha scatenato le reazioni degli studenti e della politica.
Un'iniziativa contro le violenze sessuali e la violenza di genere, rivolta non agli studenti ma alle studentesse, cioè le potenziali vittime, per invitarle a dare meno nell'occhio. Lo scopo dichiarato era "prevenire le aggressioni, combattere la violenza", ma sul volantino c'era spazio quasi solo per consigli alle ragazze su come non farsi notare da eventuali uomini violenti.
La protesta degli studenti: "L'educazione serve agli aggressori, non alle vittime"
Studenti e studentesse si sono riuniti in assemblea per protestare. Beatrice Bertossi, coordinatrice del Movimento studentesco per il futuro, ha detto al Corriere della Sera: "Come rappresentante degli studenti, ma anche come persona, mi ha scosso profondamente leggere, nel luogo dove dovrei essere educata, un fascicoletto che dipinge la donna come colei che deve difendersi. Che si propone di combattere la violenza dicendoci come dobbiamo vestirci. Che non tiene conto del fatto che prevenire a scuola significa educare alla sessualità, al consenso, all'assertività".
In una nota, il Movimento ha aggiunto che "la prevenzione non può ridursi a capovolgere il ruolo tra vittime e carnefici" e che il denaro pubblico deve essere investito in "corsi di educazione all’affettività", per "prendere posizione in modo netto e forte contro la cultura maschilista e patriarcale, ancora così presente in tanti ambienti della nostra società". Per migliorare la situazione non si può certo "suggerire di limitare la libertà di abbigliamento e di espressione della propria personalità".
La risposta della sindaca: "Si facciano un esame di coscienza"
La sindaca di Cividale, Daniela Bernardi, ha risposto che l'opuscolo è stato scritto con l'aiuto di psicologi, e che viene distribuito già da tre anni: "Sono contenta che sia stato finalmente letto", ha detto. E alle proteste: "Se i giovani contestano l’opuscolo, che si facciano tutti un grande esame di coscienza". Perché "se i ragazzi contestano una cosa del genere, vuol dire che veramente il problema non esiste ed effettivamente il percorso che è stato fatto ha dato buoni frutti", ha aggiunto.
Alle studentesse che hanno segnalato che invitare a vestirsi in modo diverso per non rischiare lo stupro è quanto di più lontano ci sia da una posizione femminista, la sindaca ha replicato: "Io non sono femminista. Sono per il rispetto dei generi e delle persone", ma ha aggiunto che cercherà di "creare un confronto con gli studenti". Nel Consiglio comunale, l'opposizione si è detta "senza parole". Il consiglio Alberto Diacoli ha detto di essere sbalordito, "davanti a un opuscolo in cui si colpevolizzano comportamenti che invece dovrebbero appartenere alla normale vita e alla libertà di ogni individuo".
Il ruolo della Regione Friuli-Venezia Giulia
Ma il Comune non è l'unico ente coinvolto: l'iniziativa ha avuto il contributo della Regione Friuli-Venezia Giulia. Il consigliere regionale Furio Honsell ha annunciato che presenterà un'interrogazione "sull'opportunità da parte della Regione Friuli-Venezia Giulia di produrre e distribuire materiali dai contenuti inaccettabili", che suggeriscono "comportamenti degni di un regime fondamentalista".
Debora Serracchiani, capogruppo del Partito democratico alla Camera ed ex presidente della Regione, ha commentato: "Sempre là si ricasca: se ti stuprano vuol dire che te la sei cercata, provocavi. Sembra la ripetizione di un vecchio pregiudizio, di una mentalità maschilista in via di estinzione".