Non solo Ici: la Chiesa beneficerà anche della mancata rivalutazione delle rendite catastali
Continua a far discutere la manovra da 30 miliardi voluta da Mario Monti e dalla sua squadra di governo. Sott'accusa, in particolare, il trattamento di favore che l'esecutivo ha riservato alla Chiesa, non azzardandosi a toccare quello che ormai è diventato un vero e proprio tabù: l'Ici. Il sobrio professore ha confermato l'esenzione dal pagamento dell'odiosa imposta sugli immobili per quanto riguarda i beni utilizzati da enti cattolici. Non solo: per gli immobili della Chiesa non è stata disposta nessuna rivalutazione delle rendite catastali.
Eppure per le abitazioni il moltiplicatore per la rivalutazione è schizzato da 100 a 160, per gli uffici da 50 a 80, per i negozi da 34 a 55; sugli immobili di classe B (es. scuole, collegi, seminari) è invece restata a 140, così come stabilito nel 2006. Secondo il Sole 24 ore non è facile tradurre in denaro sonante questo beneficio- che riguarda comunque attività dai risvolti commerciali sulle quali la Chiesa paga l'Ici- perché la relazione tecnica che accompagna il decreto non chiarisce "quanti degli 11 miliardi attesi dall'operazione casa arrivino dal ritorno dell'imposizione sulla prima casa e quanti dal ‘tagliando' delle rendite".
Il quotidiano economico, però, sottolinea come sia possibile fare qualche numero "sull'altra partita", quella che riguarda l'esenzione prevista dalla legge Ici (anno 1992), ribadita dal decreto attuativo 23/2011 del federalismo municipale: la manovra, lì, non andrà a modificare nulla. Niente Ici quindi per gli immobili "destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive" se tali immobili sono posseduti dai soggetti passivi d'imposta che "non hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali", in pratica Chiesa e no profit. Un'esenzione che in soldoni vale qualcosa come 400 milioni di euro (fonte Anci), cifra notevolissima se si pensa a tutti i sacrifici che il decreto salva Italia imporrà a lavoratori e pensionati. E la rete continua a chiedere l'abolizione di tali privilegi: l'appello di Micromega ha raggiunto quasi le 90mila firme, su facebook e su twitter non si parla d'altro. Adesso toccherà alla politica prendere provvedimenti o continuare a far finta di niente.