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Niente più “madre” e “padre” sui documenti: la sentenza della Cassazione apre alla parola “genitore”

La Cassazione apre alla dicitura “genitore” nei documenti d’identità dei minori, superando le etichette di “padre” e “madre”. Una svolta che riconosce dunque le famiglie considerate “non tradizionali” e rimette al centro i diritti dei bambini.
A cura di Francesca Moriero
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C'è chi cresce con due madri, chi con un padre solo, chi in una famiglia allargata, chi è stato adottato dal compagno del genitore biologico. Famiglie vere, concrete, che crescono bambini e affrontano la vita quotidiana come tutte le altre e che continuano a scontrarsi con una burocrazia ferma a un'altra epoca, dove nei documenti ufficiali esistono solo "padre" e "madre", restando, così, invisibili agli occhi dello Stato. Ora, però, forse, qualcosa si muove. La Corte di Cassazione, infatti, con una recente sentenza (n. 9216/2025), destinata ad aprire un nuovo capitolo, afferma che ogni bambino ha diritto a vedersi riconosciuto per quello che è, anche nei documenti d'identità, e stabilisce che indicare due "genitori", anziché forzare i ruoli in "padre" e "madre", non è solo una questione formale, ma di uguaglianza.

Una decisione che tocca, dunque, nel profondo il modo in cui lo Stato guarda alle famiglie e che, a poche settimane dal pronunciamento atteso della Corte Costituzionale su un caso simile, riporta al centro un interrogativo sempre più urgente: chi ha il diritto di essere riconosciuto come genitore?

Cassazione respinge il ricorso del Ministero dell'Interno per tornare a "madre" e "padre"

La vicenda nasce da un ricorso presentato dal ministero dell'Interno contro una sentenza della Corte d'Appello che aveva ordinato il rilascio della carta d'identità a un minore con l’indicazione di entrambi i genitori, due madri: quella biologica e quella adottiva. Il ministero si era opposto, appellandosi al decreto del 2019 che impone di indicare nel documento solo le diciture "padre" e "madre". Ma per la Cassazione, questa norma va disapplicata quando entra in conflitto con il superiore interesse del minore: secondo i giudici, cioè, sarebbe infatti irragionevole e ingiusto negare a un bambino un documento fondamentale come la carta d’identità, solo perché la sua famiglia non rientra negli schemi previsti da un decreto amministrativo.

Il ruolo dell'adozione e l'interesse del minore

Nel caso specifico, la Corte ha riconosciuto piena legittimità alla situazione familiare in cui una donna ha adottato il figlio della propria compagna, in base a quanto previsto dalla legge sull'adozione in casi particolari (legge n. 184 del 1983). Questa forma di adozione, ricorda la sentenza, serve proprio a tutelare il legame affettivo e familiare tra il minore e la partner del genitore biologico. Il principio guida della decisione è la centralità dell'interesse del minore: il diritto del bambino a crescere in un contesto stabile e riconosciuto, con relazioni familiari chiare anche agli occhi dello Stato. E per questo, conclude la Corte, non può essere sacrificato sull'altare di una prassi amministrativa che non tiene conto della complessità delle famiglie "di oggi".

Uno sguardo alla Corte Costituzionale

Il tema, però, è tutt'altro che chiuso. Tra poche settimane, anche la Corte Costituzionale sarà chiamata a esprimersi su un caso simile, riguardante il riconoscimento del ruolo di una madre intenzionale, cioè non "biologica", all'interno di una coppia omosessuale. Si tratta di una questione che potrebbe definire in modo ancora più netto i confini del diritto di famiglia e la tutela dei minori cresciuti in contesti non tradizionali. Intanto, la sentenza della Cassazione offre una risposta chiara: lo Stato non può ignorare l'evoluzione delle strutture familiari e deve garantire a ogni bambino lo stesso livello di protezione e riconoscimento, indipendentemente dal genere o dal numero dei suoi genitori.

Boldrini: "La Cassazione ferma il bullismo di Stato contro le famiglie non tradizionali"

Con un commento netto e chiaro, la deputata del Partito Democratico Laura Boldrini saluta con favore la decisione della Cassazione che consente l’uso della dicitura "genitore" sulla carta d'identità dei minori, al posto di "padre" e "madre". Secondo Boldrini, la sentenza mette fine a quella che definisce una vera e propria forma di "bullismo istituzionale", portata avanti prima da Matteo Salvini, che nel 2019 impose le etichette di genere sui documenti, e poi dalla stessa premier Giorgia Meloni, che ne avrebbe fatto un cavallo di battaglia politica. L'ex presidente della Camera denuncia gli anni di discriminazioni subite da bambini con due mamme o due papà, ai quali lo Stato ha reso la vita più complicata "per il semplice gusto di farlo", ignorando la pluralità dei modelli familiari. Per Boldrini, la pronuncia della Cassazione, che definisce "irragionevole e discriminatoria" la norma del ministero dell'Interno, mette un punto fermo: i documenti ufficiali devono riconoscere tutte le famiglie, non solo quelle che rispecchiano uno stereotipo ideologico.

Grassadonia (SI/AVS): "La Cassazione restituisce dignità alle famiglie con due mamme o due papà"

Anche Marilena Grassadonia, responsabile Libertà & Diritti per Sinistra Italiana e attivista storica per i diritti LGBTQIA+, accoglie con soddisfazione la decisione della Corte di Cassazione; una scelta che, secondo Grassadonia, ristabilisce il principio di realtà e garantisce finalmente a tanti bambini il diritto di vedere riconosciuta, anche nei documenti ufficiali, la composizione effettiva della propria famiglia. La responsabile e attivista ricorda come il modello imposto nel 2019 dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini, che cancellò la parola "genitori" in favore di una distinzione rigida tra "madre" e "padre", sia stato frutto di un'impostazione puramente ideologica, volta a negare l'esistenza delle famiglie con due genitori dello stesso sesso. Per Grassadonia, la sentenza della Cassazione rappresenta un colpo a quella propaganda "scollegata dalla realtà" che ha pesato sulla vita concreta di molti bambini e bambine. Il messaggio dunque è chiaro: le famiglie arcobaleno esistono e non faranno passi indietro. La battaglia, conclude, è quella per il pieno riconoscimento dei diritti, e continuerà finché ogni famiglia sarà trattata alla pari.

Magi (+Europa): "La Cassazione mette fine a discriminazioni di Salvini sulle famiglie"

"Salvini al ministero dell'Interno era anche questo: una crociata senza senso contro le inesistenti parole ‘Genitore 1' e ‘Genitore 2' sui documenti che aveva fatto sostituire con "Padre" e "Madre" a costo, diceva lui, di essere un "troglodita". Bene, ci sono voluti anni ma la Cassazione ha finalmente messo fine ad una norma nata solo per discriminare", ha commentato così sui suoi canali social il segretario di +Europa, Riccardo Magi, che ha aggiunto: "Perché sui documenti dei bambini ci sarà scritto solo "Genitore" proprio nel interesse di tutte e tutti loro, di tutte le famiglie. Perché "Genitore" è chiunque ami i propri figli, troglodita è chi discrimina".

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