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“Non esistono misteri sulle stragi, la matrice è neofascista: Meloni e Mollicone ci devono fare i conti”

Dopo le polemiche seguite all’anniversario della strage di Bologna e le parole di Giorgia Meloni e dell’esponente di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, Fanpage.it ha intervistato la storica e scrittrice Benedetta Tobagi, che ha dedicato il suo ultimo libro alle verità sulla stagione delle stragi: “Non c’è nessun mistero, le stragi hanno una matrice neofascista”.
A cura di Valerio Renzi
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Da qualche mese è uscito un suo libro – nella collana di divulgazione Fact Checking: la storia alla prova dei fatti di Laterza- in cui spiega perché non è per nulla vera che "Le stragi sono tutte un mistero". Insomma sulla strategia della tensione e sulle stragi di Stato esistono delle verità, storiche e giudiziarie, ma anche nella coscienza civile e delle nostre istituzioni democratiche…

Esattamente. C'è una difficoltà nel riconoscere che esiste una verità sulla storia delle stragi nel nostro paese. Nel mio lavoro ho tentato di mettere a fuoco alcuni punti fermi, spiegando anche quali sono i cavalli di battaglia e i dispositivi retorici di chi vuole negare le evidenze sulle stragi. La retorica del "mistero" è molto cara alla destra, anche Gianfranco Fini parlò delle stragi come un "grande mistero", e la stessa retorica è stata rilanciata di recente.

Con quale obiettivo?

Se si afferma che le stragi sono un mistero, chiaramente ci ritroviamo in una notte in cui tutte le vacche sono grigie, e allora ogni ipotesi si può sostenere e ogni pista alternativa diventa percorribile.

Questo vale ancora di più per la strage di Bologna, il cui 44° anniversario è stato appena celebrato…

Eppure anche in questo caso le piste alternative sono state già tutte smentite. Per questo ho deciso di fare anche una storia delle bufale sulle stragi, che hanno precisa genealogia politica che porta spesso riconduce alla destra di governo e a chi l'ha preceduta. Il tentativo di indebolire la verità storica sulle stragi di Stato poi ha seguito spesso “riciclato” i veri e propri depistaggi messi in atto durante la prima inchiesta, con cui si è tentato di allontanare la impedire di accertare la verità.

La destra di governo attuale, fatica a riconoscere che il Movimento Sociale Italiano funzionò da partito ombrello per la destra eversiva, e che molti suoi esponenti favorirono la latitanza e difesero gli esponenti del neofascismo accusati di essere gli autori delle stragi, senza contare che il fenomeno della doppia tessera era molto diffuso…

Ha citato un'immagine importante, quella dell'ombrello, che è esattamente quella utilizzata da Pino Rauti quando riportò gran parte di Ordine Nuovo dentro l'Msi nel novembre 1969: si trattava in quel caso di cercare garantirsi una copertura politica dopo gli anni della strategia alle proprio quando sta per aprirsi la stagione eversiva e golpista. Non c'è dubbio che nell'album di famiglia della destra postfascista italiana ci siano figure con il quale non si vuole fare i conti.

La destra è talmente ostinata nel non voler fare i conti con questo album che in occasione del 50° anniversario della strage di piazza della Loggia, per il quale è stato condannato in via definitiva uno dei leader di Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi poi tornato uno che era rientrato nel Movimento Sociale nel 1969 e addirittura candidato alle elezioni politiche nel ‘72, dal governo non è arrivata una parola sulla propria su questa storia. Questo nonostante il protagonismo e la riflessione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Brescia e il suo impegno per richiamare l’attenzione collettiva sulla vicenda.

Mi sembra che la narrazione che propone la destra di  Fratelli d'Italia sulla storia recente del nostro paese si possa comporre in questo modo con la pretesa di superare l'antifascismo, come valore fondante della Repubblica, sostituendolo cona la condanna della violenza politica degli anni Settanta e il riconoscimento di tutte le vittime dei cosiddetti "anni di piombo". Un racconto che funziona però solo se si elimina la storia e le responsabilità della propria parte nella stagione delle stragi. Che ne pensa?

Partiamo da un presupposto: l'antifascismo è il un valore fondante della nostra Costituzione, e ci sono ancora delle forze politiche nel nostro sistema democratico che non lo hanno mai riconoscono come tale. Su questo vorrei mettere un punto fermo. Rispetto agli anni Settanta, io credo che il nostro paese abbia già fatto una grande riflessione collettiva, riconoscendo come valore comune il rifiuto della violenza e riconoscendo tutte le vittime. Questo grazie anche all'istituzione della Giornata della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi, fortemente voluta dal Presidente Giorgio Napolitano. Anche su questo Fratelli d'Italia sembra in ritardo di oltre un quindicennio, nel mondo della destra inoltre si continua a promuovere un certo tipo di culto delle proprie vittime come accade ad Acca Larentia, rischiando di farci fare passi indietro.

Cosa pensa delle parole di Federico Mollicone, che ha dipinto la storiografia sulla strategia della tensione e sullo stragismo nel nostro paese di fatto come una fiction?

Da decenni la destra racconta che è vittima di una una persecuzione giudiziaria, questo già avveniva durante il primo processo sulla strage di Piazza Fontana. Il fatto che oggi si usino gli stessi argomenti dimostra il fa parte del rifiuto complessivo di riconoscere le responsabilità del terrorismo nero. Le false piste sulla strage di Bologna, la pista palestinese e la pista libica, sono state rilanciate dalla Commissione Mitrokhin e, nonostante non siano mai approdate a nulla, oggi Mollicone come altri esponenti di Fratelli d'Italia le continuano ad agitare ad ogni anniversario della strage. Giova ricordare che la pista palestinese altro non è che il riciclo di un depistaggio messo in atto subito dopo la strage, sostenuta insieme ad altre “piste internazionali” anche dal senatore missino Mario Tedeschi, iscritto alla Loggia P2 e direttore del Borghese, che, come ricostruito nel processo Bellini, prende dei soldi da Licio Gelli proprio per contribuire ai mettere in atto questi depistaggi “mediatici”

False piste che se continuano a essere agitate da esponenti delle istituzioni però finiscono per convincere sempre qualcuno…

Esattamente. Continuare a parlare della pista che porterebbe al terrorista Carlos o ai gruppi palestinesi serve a circondare le stragi, e in particolare quella di Bologna, di un'aurea di mistero, offuscando in larghi settori dell'opinione pubblica la percezione e la comprensione le verità consolidate.

C'è poi un altro elemento credo: l'attuale classe dirigente di Fratelli d'Italia, la cosiddetta Generazione Atreju, è quella che ha attivamente partecipato alla campagna innocentista per Luigi Ciavardini, che sostiene tutt'ora che "nessuno di noi era a Bologna"…

Una convinzione che fa parte di una cultura politica comune. Non è un caso che la destra coglie la palla al balzo per rilanciare la "pista palestinese" a partire dai i lavori della commissione Mitrokhin (2002-2006) proprio mentre era in corso il processo Ciavardini (1997-2007), per sostenere la sua innocenza.

Quali sono le verità che conosciamo sulla stagione delle stragi in Italia che dovrebbero essere patrimonio condiviso di tutte le forze politiche e delle nostre istituzioni democratiche?

Tutte le stragi terroristiche hanno avuto una matrice neofascista, e tutte le stragi hanno visto pezzi importanti degli apparati dello Stato impegnarsi in operazioni di depistaggio. Aggiungo, visto che siamo all'indomani dell'anniversario della strage di Bologna e dell’Italicus (4 agosto 1974): in questi due attentati, cioè la fase finale della stagione delle stragi, ha avuto un ruolo di primo piano della Loggia massonica P2, un network di potere politico occulto, facente capo a Licio Gelli, che ha lavorato per erodere la democrazia dall'interno, arrivando a sostenere e coprire lo stragismo anche grazie alle stragi eseguite dai neofascisti.

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