Non cambia l’isolamento per i positivi al Covid: per il Cts è rischioso ridurre la durata
Dal prossimo 1 aprile, dopo la fine dello stato d'emergenza, cambia il regime della quarantena per i contatti stretti dei positivi. Sia i vaccinati sia i non vaccinati non saranno più obbligati a osservare il periodo di 7 o 10 giorni dopo il contatto con un positivo, ma basterà l'autosorveglianza, l'obbligo di indossare mascherine FFP2 al chiuso o in presenza di assembramenti, fino al decimo giorno successivo alla data dell'ultimo contatto stretto con soggetti positivi, e l'obbligo di effettuare un test antigenico rapido o molecolare alla prima comparsa dei sintomi. Se non si presentano i sintomi il tampone va effettuato al quinto giorno successivo alla data dell'ultimo contatto.
Non cambierà invece la regola dell'isolamento per i soggetti positivi al Covid: anche dopo il primo aprile i positivi dovranno aspettare 7 giorni (o 10 se non vaccinati) prima di fare un tampone per accertare la negatività, ed eventualmente concludere l'isolamento. Una scelta di cautela che viene sostenuta anche dal Cts.
"Abbreviare l'isolamento significherebbe avere in circolazione più persone positive capaci di contagiare gli altri, perché a cinque giorni dal contagio il virus ha una maggiore probabilità di essere ancora presente rispetto a sette giorni. In altre parole, dopo una settimana diminuiscono le probabilità che un individuo possa trasmettere l'infezione. Quindi alla luce di queste considerazioni appare utile non cambiare la durata dell'isolamento, spesso confusa con la quarantena che riguarda il contatto stretto delle persone sane con un positivo. Con il nuovo decreto la quarantena lascia il passo all'autosorveglianza per tutti", ha spiegato, in un'intervista al Corriere della Sera, Fabio Ciciliano, del Comitato tecnico scientifico.
"Con l'allentamento delle quarantene dal primo aprile diventa ancora più importante confrontarsi responsabilmente con il medico di famiglia in caso di positività riscontrata a casa. È un grosso contributo individuale al controllo dell'epidemia. Ciò che conta è che gli ospedali e gli altri luoghi di cura siano tornati a dedicarsi alle malattie diverse dal Covid. Negli ultimi due anni non sempre si è riusciti a garantire a tutti i pazienti la dovuta attenzione. È un traguardo importantissimo. Purtroppo i malati con patologie gravi e urgenti, hanno avuto minori opportunità di cura", ha aggiunto.
A proposito dei contagi in risalita ha precisato: "I sistemi sanitari regionali registrano nella curva una importante riduzione dei ricoveri in terapia intensiva e un modesto incremento nei reparti di degenza, prevalentemente sostenuti da pazienti non vaccinati o che non hanno completato il ciclo. A questo dobbiamo guardare".