No Salvini, grazie a te sono aumentati gli sbarchi fantasma, i senza fissa dimora e i morti in mare
Il leader della Lega, Matteo Salvini, afferma su Facebook che "è ufficiale: il governo non solo perde penosamente pezzi, ma pensa che gli italiani siano scemi, visto che vanta come proprio successo il dimezzamento degli sbarchi nel 2019 rispetto all'anno precedente". L'ex ministro dell'Interno commenta l'articolo pubblicato su "Il Giornale" dal titolo ‘I veri numeri degli sbarchi che sbugiardano il governo', e aggiunge: "Peccato che il calo si riferisca agli otto mesi in cui io ero ministro, mentre nei successivi quattro mesi si sono avuti solo aumenti. Ma si può?".
Salvini si riferisce ai dati diffusi dal Viminale nel giorno di Natale. Come ha spiegato il ministero degli Interni, oggi guidato da Lamorgese, gli sbarchi dei migranti in Italia sono effettivamente dimezzati nel 2019. Fino ad agosto, a partire da marzo 2018, alla guida del Viminale c'era effettivamente Matteo Salvini, e complessivamente quest'anno sono arrivati 11.439 migranti, il 50,72% in meno rispetto al 2018, quando ne sbarcarono 23.210. Un dato che aumenta ancora di più confrontandolo con il 2017, quando arrivarono 118.914 migranti, il 90,38% in più rispetto a quest'anno. I dati aggiornati al 24 dicembre ci dicono che il maggior numero di migranti sbarcati in Italia è di nazionalità tunisina (2.654). Seguono i pachistani (1.180) e gli ivoriani (1.135). Mentre i minori stranieri non accompagnati sono stati 1.618, circa mille in meno rispetto al 2018 e 14mila rispetto al 2017. Questo quadro indica un successo complessivo della gestione del fenomeno migratorio da parte di Matteo Salvini? Certamente no. Vediamo perché.
Il problema degli ‘sbarchi fantasma'
Intanto la politica dei porti chiusi alle navi delle ong ha portato a un aumento dei cosiddetti sbarchi fantasma. Spesso i migranti in un primo momento vengono trasportati da ‘navi madri' più grandi, che trascinano a traino piccole imbarcazioni. Nella parte finale del viaggio i migranti vengono trasferiti su natanti più piccoli, che vengono sganciati dalla ‘nave madre'. Nei mesi scorsi era stato il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio a far luce sul fenomeno. Nel 2017 e 2018 gli arrivi ‘nascosti' di migranti, con piccoli barchini e mezzi di fortuna, si attestavano intorno al 10-15% del complesso degli sbarchi; adesso, stando a quanto ha affermato Patronaggio in una audizione in Commissione Antimafia dell scorso 2 luglio, sono intorno al 20-25% del totale. Questo vuol dire che se da una parte complessivamente il numero di arrivi è ridotto, bisogna tenere conto anche di tutti quei migranti che sfuggono ai controlli quando toccano terra. Tra coloro che non vengono identificati potrebbero esserci anche persone potenzialmente pericolose, legate ad ambienti terroristici. Un problema non da poco.
Quest'estate infatti stando alle cifre fornite dal Viminale, risultava che su un totale di 3.073 persone sbarcate in Italia nella prima metà del 2019, 2.486 erano arrivate sulle coste italiane a bordo di barchini e piccoli natanti da diporto. Di queste, 1.202 erano state rintracciate a terra in prossimità dello sbarco – e quindi identificate – mentre 1.284 sono scomparse dai radar. Nel 2017 I migranti rintracciati a terra sono stati 5.371, mentre nel 2018 se ne sono contati 3.668.
Scendono gli sbarchi ma sale il numero di morti in mare
C'è ancora un altro elemento da non sottovalutare. Se è vero che gli sbarchi, quelli ufficiali, sono diminuiti, come ha denunciato l'UNHCR è aumentato il numero di morti in mare. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha infatti sottolineato che quest'anno, nel periodo del governo giallo-verde, il numero assoluto di vittime è calato rispetto al 2018, ma la rotta dall'Africa all'Italia è diventata molto più pericolosa nel 2019. Mentre i tassi di mortalità delle rotte verso la Spagna e verso la Grecia risultano nettamente più bassi nel 2019: nella prima hanno perso la vita 20 migranti ogni 1000 arrivi (dati relativi ai primi 4 mesi dell'anno), contro i 48 dello scorso anno; mentre sulla rotta dall'Africa alla Grecia ci sono in media 2 vittime ogni 1000 arrivi, in linea con i dati dell'anno scorso.
Quanto alla rotta del Mediterraneo centrale, cioè quella che ci riguarda direttamente, i numeri sono sconfortanti: nel primo quadrimestre del 2019, sono morte in mare 255 persone nel tentativo di raggiungere l'Italia, a fronte di 1.120 migranti sbarcati (in media corrispondono a 327 morti e dispersi ogni 1000 arrivi). Mentre nel 2018, nello stesso periodo, sono state registrate 367 vittime a fronte di circa 9.400 arrivi, con un tasso di mortalità di gran lunga più basso, pari a 39 morti per ogni 1000 migranti sbarcati in Italia.
Con i decreti Sicurezza aumentati i senza fissa dimora
Ricordiamo inoltre che uno degli effetti più nefasti dei decreti Sicurezza è la diminuzione delle tutele per i migranti e l'aumento di condizioni di illegalità, sfruttamento ed esclusione, come è stato evidenziato nel report di Openpolis ‘Centri d’Italia: la sicurezza dell’esclusione'. Da una parte infatti c'è stata l'abolizione della protezione umanitaria, che ha fatto crescere il numero di irregolari. Dall'altra il taglio dei costi per la gestione dei centri di accoglienza ha ostacolato l'assegnazione di nuovi bandi, determinando una concentrazione dei richiedenti asilo, ammassati nei grandi centri.
Nel decreto Sicurezza viene cancellata la protezione umanitaria. Il che significa che sono aumentati i dinieghi alle richieste presentate dai migranti arrivati in Italia. Nel 2019 sono l'80% (di parla di circa 80mila dinieghi quest'anno), contro il 67% del 2018. Secondo le stime di Openpolis gli irregolari potrebbero arrivare quest'anno anche a quota 680mila, superando i 750mila nel gennaio 2021. A questo va aggiunto anche un altro dato: i rimpatri sono in diminuzione. Secondo i calcoli del dossier, anche se non arrivassero più irregolari in Italia per anni, continuando con il ritmo attuale, servirebbe più di un secolo, e 3,5 miliardi di euro, per rimpatriare tutti gli irregolari presenti in questo momento in Italia.
Inoltre, con il ridimensionamento del sistema Sprar, parzialmente sostituito dal Siproimi, il sistema di accoglienza diffusa dei migranti, i richiedenti asilo finiscono nei nuovi Cas, dove non possono più beneficiare di progetti di integrazione e inserimento sociale. Nei giorni scorsi – anche se il Viminale è riuscito a trovare una soluzione in calcio d'angolo – si è molto parlato della possibilità che al 31 dicembre cessasse l'accoglienza per migliaia di migranti titolari di protezione umanitaria, con il rischio che le famiglie si ritrovassero per strada. In extremis il ministero ha assicurato che sarebbero state avviate iniziative a supporto dei comuni, attraverso il finanziamento di progetti Fami (Fondo Asilo, migrazione e integrazione ). Ma come ha fatto notare anche Asgi, il decreto Sicurezza non è retroattivo, e quindi il richiedente asilo che aveva avuto accesso all'accoglienza prima del 5 ottobre 2018 nell'allora sistema Sprar, avrebbe pienamente diritto alla prosecuzione delle stesse misure di accoglienza ordinarie previste al momento dell'accesso.