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No, presidente Meloni, alle donne non basta la forza di volontà per essere rispettate

Dire alle donne che tutto dipende dalla forza della volontà, come fa Giorgia Meloni, significa scaricare su di loro tutta la responsabilità. Quando è invece evidente e documentato che esistano ostacoli spesso insormontabili per il raggiungimento della parità di genere.
A cura di Maria Cafagna
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Per la prima volta nella Storia del nostro Paese, la politica italiana è saldamente in mano alle donne. Donna è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e una donna è a capo del principale partito di opposizione, Elly Schlein. Alla vigilia della Giornata Internazionale della Donna, la presidente Meloni è intervenuta in occasione dell’affissione della sua foto nella Sala delle Donne a Montecitorio, uno spazio che celebra le politiche che hanno servito le istituzioni di questo Paese. Tra loro, da ieri, c’è anche Giorgia Meloni, una donna con un passato familiare difficile e una storia di riscatto sociale fatto di determinazione e impegno; negli anni, Meloni ha scalato i vertici della coalizione di centro-destra imponendo la sua linea politica e a oggi il suo partito è saldamente il primo in testa agli indici di gradimento che misurano le intenzioni di voto. Particolare, quest’ultimo, da non sottovalutare visto che nel 2024 si terrà il primo vero test per il Governo: le elezioni europee.

“Per me è un’emozione un po’ particolare quella che provo in questa giornata e in questo Palazzo -ha dichiarato Meloni durante la presentazione del nuovo allestimento nella Sala delle Donne – Mi ha fatto riflettere sul percorso che ho fatto in relazione al tema che è oggetto di questa mattinata. Io penso che l’8 marzo debba essere una giornata di orgoglio e di consapevolezza di quello che noi possiamo fare, piaccia o no agli altri. Ed è il messaggio con cui mi sento di spronare tante donne che magari pensano di non poter andare oltre un determinato obiettivo e che invece devono ricordare (e noi daremo loro gli strumenti per farlo) che con la volontà, con l’orgoglio e con la consapevolezza possono raggiungere qualsiasi obiettivo”.

Meloni ha poi proseguito citando (chissà se volontariamente) Elly Schlein. Nel suo discorso dopo la vittoria alle Primarie del Partito Democratico, la neo-segretaria aveva infatti dichiarato: “Anche questa volta non ci hanno visto arrivare”. Nonostante l’appoggio di una parte consistente della classe dirigente del PD, Schlein partiva sfavorita, ma è riuscita a ribaltare i sondaggi e il voto dei circoli, vincendo contro il suo sfidante Stefano Bonaccini. La sua dichiarazione voleva dunque sottolineare la sua impresa che, comunque la si guardi, resta notevole.

Giorgia Meloni ha proseguito il suo discorso alla vigilia dell’8 marzo dicendo: “Qualsiasi cosa abbia fatto nella mia vita, i più hanno scommesso sul mio fallimento. C’entra il fatto che fossi una donna? Probabilmente sì. Ed è una cosa che ho realizzato tardi nella mia esistenza. C’è una buona notizia in quello che può sembrare un pregiudizio: voglio dire alle donne di questa nazione che il fatto di essere quasi sempre sottovalutate spesso è un grande vantaggio. Perché sì, spesso non ti vedono arrivare, e noi dobbiamo essere consapevoli di questo vantaggio purché non siamo vittime di quel pregiudizio, purché noi non consideriamo che il ruolo che altri hanno definito per noi sia anche il ruolo oltre il quale noi non possiamo andare”.

Parole, quelle di Meloni, che hanno una loro valenza e che nelle intenzioni di chi le ha pronunciate lasciavano trasparire orgoglio e un pizzico di commozione.

Esistono però degli ostacoli che rendono le donne effettivamente vittime non solo di violenza fisica, per quanto la conta dei femminicidi e delle denunce per stupro ci ricordano che ancora oggi, in Italia, la violenza fisica rappresenta un enorme problema.

Occorre ricordare che ancora molte si trovano le mani legate dallo stigma che vuole le donne sole – o quasi – responsabili del lavoro di cura di bambini e anziani. La mancanza di sostegni alla conciliazione di lavoro femminile e mansioni domestiche, blocca ancora la carriera di troppe donne con ricadute su tutto il nostro sistema economico. Se la conciliazione tra lavoro e famiglia rappresenta forse il più grande ostacolo all’autodeterminazione delle donne, esiste anche il gender Pay gap, ovvero l’abitudine di pagare le donne meno degli uomini a parità di curriculum e di mansione. Esistono inoltre una serie di preconcetti che sviliscono le donne, le mortificano e le rilegano ai margini ed è difficile avere una grande considerazione di sé quando tutto attorno a te ti dice che non vali niente.

Ci sono poi diversi gradi di segregazione e marginalità ed è doveroso sottolineare quanto sia più complicato emergere per le donne nere, per le donne con corpi grassi, per le donne con disabilità, per le donne migranti e per le donne trans. Queste ultime vittime di campagne d’odio feroce anche da parte di questo Governo guidato, appunto, da una donna.

Dire alle donne che tutto dipende dalla forza della volontà significa scaricare su di loro tutta la responsabilità quando è evidente e documentato come esistano ostacoli spesso insormontabili per il raggiungimento della parità.

La buona notizia è che siamo davanti a una svolta epocale per la nostra politica: per la prima volta, infatti, a scontrarsi sono due idee diverse di femminismo. E la citazione fatta da Meloni non fa che confermare che è anche su questo terreno che lei e Schlein si contenderanno il consenso degli italiani e il potere per cambiare le cose a modo loro senza rendere conto a nessuno se non a loro stesse. E questo, scusate se è poco, ma è un obiettivo centrato da anni di lotte e battaglie di tutte.

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Maria Cafagna è nata in Argentina ed è cresciuta in Puglia. È stata redattrice per il Grande Fratello, FuoriRoma di Concita De Gregorio, Che ci faccio qui di Domenico Iannacone ed è stata analista di TvTalk su Rai Tre. Collabora con diverse testate, ha una newsletter in cui si occupa di tematiche di genere, lavora come consulente politica e autrice televisiva. -- Maria Cafagna   Skype maria_cafagna
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