No, la presenza delle ONG non fa aumentare gli sbarchi: lo dicono i numeri
Nelle ultime settimane è impossibile parlare di immigrazione senza fare riferimento alle Ong. La criminalizzazione delle navi umanitarie in mare, accusate di collaborare con gli scafisti nel favorire la presunta invasione di migranti clandestini in Italia, ha sponsorizzato la politica dei porti chiusi. Una retorica che, tuttavia, i fatti non hanno mai confermato: per ogni nave appartenente ad un'organizzazione, che di routine viene condannata allo stallo in mare, infatti ci sono decine di migranti che riescono a raggiungere direttamente il nostro Paese a bordo di piccole imbarcazioni o che vengono intercettati dalla Guardia costiera italiana e fatti sbarcare lontano dal clamore mediatico. I dati sono chiari: se da un lato non è mai stato dimostrato un rapporto fra organizzazioni e trafficanti, dall'altro i numeri sottolineano come le Ong non rappresentino il cosiddetto pull factor, il fattore di attrazione che invita i migranti a prendere la rotta del Mediterraneo. In altri termini, che ci fossero o meno le navi umanitarie, dalla Libia, piuttosto che dalla Tunisia o dalla Turchia, si partirebbe comunque.
Come indica il ricercatore dell'Ispi, Matteo Villa, nei primi 6 mesi del 2019 sono sbarcati in Italia 3.073 migranti (il sito del ministero dell'Interno, aggiornato al 9 luglio, ne indica 3.126): di questi, solo 248 sono arrivati a bordo di navi umanitarie. Si tratta dell'8%, afferma Villa. Il 92% restante invece, che in termini reali si traduce in 2.825 persone, è arrivato direttamente con l'imbarcazione salpata in origine, o trasportato dai mezzi delle autorità italiane dopo essere stato intercettato in mare. Considerando invece la totalità delle partenze dalla Libia, sempre prendendo in esame i primi sei mesi dell'anno, nei giorni in cui le navi delle Ong si trovavano a largo delle coste libiche sono partite 32 persone, mentre in quelli in cui non c'era nessun assetto europeo a fare ricerca e soccorso in mare, ne sono partite 34. A chi accusa le Ong di favorire il traffico di migranti, in quanto queste persone partirebbero con la consapevolezza di essere soccorsi dalle navi umanitarie, rispondono questi numeri: non è la presenza delle navi umanitarie nel Mediterraneo a incoraggiare le partenze. "La differenza tra le partenze nei vari giorni è talmente piccola da non essere significativa", spiega Villa, indicando come siano ben altri i fattori che condizionano i flussi migratori, come ad esempio le condizioni meteorologiche e l'organizzazione delle varie milizie libiche, che lucrano sulla tratta indipendentemente dalla garanzia che i migranti in partenza verranno soccorsi.
Ong, nessun pull factor
Il principio è valido tanto oggi quanto negli anni in cui gli sbarchi avevano raggiunto un picco. Ad esempio, quando nel 2016 arrivarono oltre 178mila persone in Italia, solo un quarto era stato soccorso dalle navi umanitarie: si trattava di circa 46mila persone salvate da una decina di Ong attive in quell'anno nel Mediterraneo. Il calo delle partenze iniziato dal 2017, che Matteo Salvini ha rivendicato grazie alla sua politica di porti chiusi, in realtà è in gran parte frutto degli accordi del governo di Roma con le autorità di Tripoli e le milizie che gestiscono i centri di detenzione in Libia. L'aumento di sbarchi nelle scorse settimane, allo stesso modo, non è da attribuire tanto ad un ritorno delle navi umanitarie di fronte alle coste libiche, ma alle stesse motivazioni menzionate in precedenza: migliori condizioni meteorologiche e di navigazione. Come scrive anche l'Ong Mediterranea Saving Humans, quindi, "non è vero che quando le Ong sono in mare ci sono più partenze. Il cosiddetto pull-factor è una fake news (o una boiata se preferite)".
Gli sbarchi fantasma, la vera emergenza
Nel quadro dell'emergenza migratoria, quindi, le Ong non rappresenterebbero né l'ago della bilancia che spinge alla partenza i migranti, né un pericoloso alleato dei trafficanti. C'è invece un altro elemento che potrebbe costituire "un pericolo maggiore alla sicurezza pubblica", come ha affermato il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio in Commissione affari costituzionali sul Decreto sicurezza bis. "Più che dai barconi che partono dalla Libia questo proviene dagli sbarchi fantasmi che arrivano dalla Tunisia", i quali costituiscono un vero problema in quanto "chi arriva in questo modo si sottrae dall'identificazione", processo che invece non si verifica per i migranti soccorsi dalle Ong, che rientrano subito nel quadro giuridico delle politiche dell'accoglienza.
Gli sbarchi fantasma sono l'altra faccia della politica dei porti chiusi, che oltre a contrastare le Ong è anche risultata in un graduale restringimento dell'azione dell'Agenzia europea Frontex e della sospensione della missione Sophia. Senza efficaci operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, sono aumentati gli arrivi di quelle imbarcazioni che giungono alle coste italiane eludendo i controlli. A quanto riporta il Sole 24 Ore, che cita indicazioni fornite dal Viminale, nel 2019 sarebbero 1.284 le persone che sono arrivate in Italia in questo modo, sfuggendo quindi le procedure d'identificazione. Il rischio è che fra questi individui si nascondano anche soggetti legati ad ambienti terroristici. "Nel 2017 e 2018 gli sbarchi fantasma di migranti si attestavano intorno al 10-15% del complesso degli sbarchi, mentre oggi sono intorno al 20-25%", ha concluso Patronaggio.