No Green Pass a Firenze: in piazza davvero tutti fascisti?
La risposta è semplice: no, in piazza a Firenze (come nelle altre piazze d'Italia) venerdì scorso non c'erano soltanto gli estremisti di destra a protestare contro l'introduzione del "green pass per lavorare".
È vero che le azioni dell'estrema destra hanno spesso monopolizzato le piazze e i racconti mediatici, per forza di cose: attacchi come quello al sindacato della CGIL diventano preponderanti nella narrazione, anche in conseguenza di una piazza che non riesce davvero a isolare i fascisti, e che nella maggioranza della sua composizione – pur non riconoscendosi affatto in quell'ideologia – semplicemente non lo ritiene prioritario, in molti casi neanche giusto.
Diciamolo chiaramente: il fatto che comunque in piazza non ci siano soltanto i fascisti non cambia di una virgola il fatto che quelle proteste per me siano sbagliate nel loro nucleo più profondo: il "green pass" non è uno strumento "bello" a prescindere, ma assolutamente democratico e come stiamo vedendo anche in questi giorni indispensabile per spingere la campagna vaccinale. In altre parole: per morire il meno possibile e riprendersi il più possibile una vita libera.
Riassumendo: in piazza c'è molta destra, c'è l'estrema destra, ci sono alcuni settori degli anarchici e alcune frange della sinistra più radicale, non definibile in modo partitico, probabilmente identificabile con quella più vicina ad alcuni centri sociali italiani (solo una piccola parte di loro, al momento, perché sono proprio i centri sociali quelli più restii a manifestare insieme ai fascisti).
A Firenze ho visto una piazza molto partecipata, soprattutto variegata: ho attraversato la folla – più volte – per capire chi erano e cosa pensavano le persone accanto a me.
Ho trovato una varietà di persone, dai fascisti ai CARC, i comitati di appoggio per la resistenza comunista.
Ho trovato chi mi ha manifestato solidarietà per le aggressioni subite a luglio, persone preoccupate potesse accadermi di nuovo, accanto a chi ha continuato a offendermi.
Ho trovato gli anarchici e i sovranisti con le bandiere.
Ho ascoltato qualche teoria antiscientifica ma anche il bellissimo monologo di Charlie Chaplin nel Grande Dittatore, lanciato a tutto volume dalle casse.
Soprattutto ho incontrato lavoratrici e lavoratori, prevalentemente del settore pubblico ma anche privato, fra loro con posizioni personali e idee sul futuro diverse, ma che avevano deciso di essere comunque in piazza per gridare "no all'imposizione del green pass sui luoghi di lavoro", ritenuto da tutti un atto di segregazione al pari della "tessera fascista nel Ventennio", e in molti casi equiparato alla Stella di David, della quale alcuni portavano una copia di cartone addosso, proprio la stessa stella di colore giallo utilizzata dai nazisti durante la Shoah come metodo di identificazione degli ebrei.
Lo dico chiaramente: credo che il paragone con la Shoah sia – semplicemente – un abominio storico e umano. Il "green pass", spingendo alla vaccinazione, spinge alla salvezza delle persone. La Shoah spingeva alla privazione della dignità e della vita. Ogni paragone è dunque sbagliato, ma se proprio volete farne uno, fatelo per il suo contrario.