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No al decreto Ucraina: perché tutti chiedono le dimissioni del senatore grillino Petrocelli

Vito Petrocelli è il presidente della commissione Esteri del Senato: ritiene la posizione del governo Draghi sull’Ucraina “belligerante”. Tutti ne chiedono le dimissioni, ma lui si rifiuta.
A cura di Giacomo Andreoli
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Vito Petrocelli non ci sta. Il senatore del Movimento 5 stelle e presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama, dopo aver annunciato di non votare il Decreto Ucraina e la fiducia al governo Draghi, non vuole dimettersi. Secondo lui l'esecutivo avrebbe un profilo "interventista" in cui non si riconosce più, criticando in particolare l'invio di armi a favore di Kiev. Per Giuseppe Conte e tutta la dirigenza grillina si tratta di fatto di una auto-espulsione, in linea con le regole del Movimento. Ma la faccenda, visto il ruolo di Petrocelli, sta diventando un caso politico che investe tutta la maggioranza.

Stamattina è intervenuto il leader del PD Enrico Letta, definendo la posizione del senatore "indifendibile" e spiegando che "le dimissioni sono la conseguenza naturale delle sue parole e dei suoi gesti". Stessa linea di Italia Viva. Secondo la senatrice Laura Garavini, vicepresidente della Commissione esteri, "Petrocelli deve fare un passo indietro, perché non è ammissibile che assuma una posizione non in linea con quella di tutto il Parlamento italiano". Sulla stessa linea anche Fratelli d'Italia e il veterano centrista Pier Ferdinando Casini, intervenuto ai microfoni di Fanpage.it.

Secondo Petrocelli le ultime decisioni del governo renderebbero l'Italia un "Paese co-belligerante", mentre "la maggioranza dei nostri cittadini non vuole alcun coinvolgimento in una guerra dagli esiti imprevedibili". Quindi spiega di non volersi dimettere "perché credo di poter portare la voce del governo in carica in ogni consesso internazionale, come farò lunedì a Washington come ho fatto in questi tre anni". Secondo la dirigenza dei Movimento 5 stelle, però, "non si può essere a metà strada tra le parti russa e ucraina in un conflitto come questo".

In passato il senatore non ha nascosto posizioni vicine alla Russia, anche se in momenti diversi e con argomentazioni specifiche. A inizio mese non ha votato la risoluzione del Parlamento a favore dell'Ucraina e ieri, in occasione del video-collegamento del premier Zelensky alla Camera, non era tra i banchi dei deputati. Ora, quindi, si attende il voto sul decreto Ucraina, che ci dovrebbe essere la prossima settimana. Come confermato dalla presidente dei senatori 5 stelle, Mariolina Castellone, in caso di voto contrario scattano delle sanzioni da parte del Movimento, mentre se si vota contro la fiducia ci si pone fuori dalla formazione politica.

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