Terzo mandato per i governatori, Tajani non lo vuole, Salvini è a favore e Meloni prende tempo
Il giudizio di Forza Italia è lapidario: no all'eliminazione del limite di due mandati per i presidenti di Regione. A chiedere l'abolizione del tetto sono alcuni presidenti di Regione, come Zaia, De Luca, Toti, ma il ministro degli Esteri non ha dubbi: "Non è che possiamo fare le leggi per qualcuno, e poi è sano garantire un ricambio nella leadership delle Regioni dopo 10 anni. Un conto sono i sindaci dei comuni piccoli, un conto i Presidenti delle Regioni", ha detto ieri al Messaggero.
"Per le regionali seguiremo la prassi e confermeremo i candidati uscenti", ha spiegato, in vista delle elezioni in Piemonte, Sardegna, Basilicata, Abruzzo e Umbria. "A meno che un partito non decida di sostituirlo e, come abbiamo fatto in Molise candidando Roberti al posto di Toma, propone un nome alternativo. Ma per quanto ci riguarda non è così e confermiamo Cirio in Piemonte e Bardi in Basilicata", ha aggiunto. "Non è una questione di lottizzazione. FdI ha tanti ministri e bravi presidenti di Regione. Non credo sia il momento di riaprire polemiche o cominciarle. Se poi un partito decide di rinunciare per qualunque motivo ad una Regione, è un altro discorso".
Sullo stop di Antonio Tajani al terzo mandato per i governatori, che toglierebbe di fatto dalla corsa per il Veneto il governatore leghista Luca Zaia, il ministro Guido Crosetto, vicinissimo a Meloni, non si sbilancia: "Non so, questa è l'idea di Tajani, io mi occupo di difesa e non di riforme istituzionali. Ma sui mandati ho sempre pensato, avendo fatto il sindaco di un piccolo comune al fianco di un comune il cui sindaco ha fatto il sindaco per 52 anni – non era sposato, non aveva figli e quando è morto ha lasciato tutto quel che aveva al Comune ed è stato rieletto tutta la vita – che se i cittadini vogliono eleggere qualcuno è giusto che lo eleggano. Io non ho mai pensato servissero regole tecniche quando devi confrontarti col giudizio popolare. La Costituzione dice che il popolo è sovrano". Ma secondo quanto scrive oggi la Repubblica, Giorgia Meloni per il momento prende tempo per non aprire un nuovo fronte di scontro nella maggioranza, ma sarebbe assolutamente contraria a modificare la legge che consente già oggi di rieleggere gli uscenti già confermati una volta, dopodiché si va a casa.
Ma il tema ha già inaugurato un nuovo braccio di ferro tra gli alleati di governo, visto che Matteo Salvini, è assolutamente favorevole a una terza rielezione dei governatori: "Sono d'accordo su un terzo mandato per i presidenti di Regione, perché i cittadini hanno sempre ragione", ha detto ieri a Venezia il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Per il vicepremier, se chi vota "sceglie ancora quel sindaco o quel governatore o ancora quel parlamentare dovrebbe avere il diritto di farlo – ha aggiunto -. Altrimenti si limita la possibilità di scelta dei cittadini. Allo stesso modo sono favorevole all'elezione diretta dei presidenti di provincia. La modifica di legge per consentirlo la farei anche domani mattina".
A Tajani hanno replicato i presidenti di Regione: "Penso che il tema del blocco dei mandati sia qualcosa di anacronistico, visto e considerato che trovo cittadini che vorrebbero rieleggere il sindaco uscente e non lo possono fare. Anacronistico perchè ci sono solo due cariche che sono elette direttamente dai cittadini, che sono il sindaco e il presidente della regione, guarda caso sono le due cariche che hanno il blocco dei mandati", ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia.
"Il che vuol dire – ha aggiunto – che il sindaco non può farlo per più di due mandati ma portare una vita in parlamento – – . A me piacerebbe che mi si desse una risposta rispetto a questo".
Sulla stessa linea Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni: "Sul terzo mandato ognuno esprime legittimamente le sue opinioni, però nella riforma molto condivisa del premierato non mi risulta ci siano limiti di mandato e penso che, anche se ci fossero, non sarebbero corretti, perché il cittadino esprime attraverso il suo voto la sua scelta e limitarla è qualcosa di molto lontano dal principio democratico", ha detto ieri a Udine.
"È il cittadino che sceglie di confermare o mandare a casa un sindaco, un governatore, o un presidente del consiglio quando ci sarà l'elezione diretta – ha concluso Fedriga – e penso che questo sia il migliore processo possibile per valorizzare il sistema democratico che contraddistingue il nostro Paese".