Nizza, Lamorgese: “Sull’attentatore non avevamo elementi di radicalizzazione jihadista”
La ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, è intervenuta oggi pomeriggio alla Camera dei Deputati, durante il question time, per rispondere alle domande dei parlamentari sul caso dell'attentatore di Nizza: il tunisino Brahim Aoussaoui, che ha ucciso tre persone nella cattedrale di Notre Dame, era sbarcato a Lampedusa a fine settembre, poi trasferito a Bari e da lì era riuscito ad arrivare in Francia. La polemica contro la ministra dell'Interno era esplosa la scorsa settimana, con Matteo Salvini e Giorgia Meloni che ne avevano chiesto le dimissioni. Il 5 novembre, alle 12, Lamorgese andrà in audizione al Copasir per approfondire l'accaduto.
"Ogni migrante che sbarca in Italia viene sottoposto a procedure di identificazione con l'inserimento dei dati su diversi portali, sia nazionali che condivisi con l'Unione europea", ha spiegato la ministra. Nel caso dell'attentatore di Nizza "non erano mai emersi, neanche da parte delle autorità tunisine, sotto il profilo della sicurezza, elementi che facessero pensare alla sua radicalizzazione o alla sua vicinanza ad ambienti del jihadismo". Il ragazzo "non era evidenziato nei canali dell’intelligence" e "sono in corso indagini per ricostruire il suo percorso in Italia".
"Dal 2015 sono stati espulsi 504 soggetti pericolosi, 46 quest’anno", ha ricordato Lamorgese. Inoltre le procedure, pesantemente criticate dall'opposizione "non sono mai cambiate". Nonostante il lockdown, la ministra dell'Interno ha spiegato che sono stati effettuati "2700 rimpatri di cittadini tunisini, di cui mille da inizio luglio".
I recenti attentati terroristici, a Parigi, Nizza e Vienna, "rappresentano un attacco ai valori di libertà dell'Europa", ha continuato Lamorgese. Per questo motivo c'è bisogno di "un'intensificazione della collaborazione internazionale, sia giudiziaria che di polizia, per costruire quella politica di sicurezza comune che appare il miglior sistema per tutelare la sicurezza dei cittadini".