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Niente sneakers e obbligo di cravatta: nuovo dress code della Camera proposto da Fdi per il decoro

Un ordine del giorno di Fratelli d’Italia chiede un irrigidimento del dress code per la Camera: niente scarpe da ginnastica e obbligo di cravatta, per assicurare “il rispetto del decoro formale”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Fratelli d'Italia vuole imporre alla Camera un nuovo dress code, per garantire il decoro nei corridoi del palazzo. In un ordine del giorno al bilancio interno di Montecitorio, presentato da Salvatore Caiata, ex deputato del M5s poi passato con il partito di Giorgia Meloni, si chiede all'Ufficio di presidenza e al collegio dei questori di Montecitorio di adottare un "codice di regolamentazione per mantenere il decoro dell'Istituzione", con particolare riferimento all'abbigliamento di chi frequenta i palazzi della Camera.

Il documento giuridico-contabile, con gli ordini del giorno che indirizzano le scelte per gli anni successivi, sarà votato in Aula il prossimo 2 agosto. L'ordine del giorno, che ha avuto parere favorevole a maggioranza dal collegio dei questori di Montecitorio, impegna "a valutare l'opportunità di introdurre specifiche disposizioni volte a prevedere che l'abbigliamento dei deputati, dei dipendenti e di tutti gli altri frequentatori delle sedi della Camera sia consono alle esigenze di rispetto della dignità e del decoro dell'Istituzione".

L'odg chiede "il rispetto del decoro formale, tramite il divieto indistinto per chiunque – parlamentare, collaboratore, dipendente o visitatore – dell'utilizzo di scarpe da ginnastica ogni qualvolta acceda nelle sedi della Camera" sia "l'obbligo per i deputati, collaboratori, dipendenti e visitatore di sesso maschile di indossare sempre la cravatta". 

Sul testo, visionato dall'AdnKronos, non è mancato il dibattito: tra i questori favorevoli Paolo Trancassini (Fdi) e il leghista Alessandro Paolo Benvenuto, mentre un no è arrivato da Filippo Scerra del Movimento Cinque Stelle. Nell'odg, motivando la richiesta di sobrietà, si ricorda come "l'istituzione è essa stessa il risultato di una tradizione secolare, portatrice di una sacralità che trova fondamento nel primo statuto Albertino, poi nella nostra Costituzione, che ne sancisce il principio base di ogni istituzione democratica, secondo cui forma e sostanza sono strettamente collegate, e, laddove una di esse viene meno, perisce la sua credibilità e fondamento".

"Si tratta – spiega Caiata – di formalizzare un regolamento che dica, come succede in tutte le sedi istituzionali del mondo, quali siano i requisiti di decoro nell'abbigliamento di tutti quelli – parlamentari, giornalisti e visitatori – che a qualsiasi titolo le frequenta. Questo anche a tutela di quei visitatori che tante volte si trovano in imbarazzo perché non sanno come devono vestirsi".

Per accedere a tutte le sedi della Camera per gli uomini è già obbligatorio indossare la giacca "senza eccezione alcuna", come si legge in alcuni avvisi affissi agli ingressi. Più rigoroso il ‘dress code' del Senato, dove agli uomini è richiesta la cravatta. Nessuna prescrizione, invece, esiste per l'abbigliamento le donne che intendano entrare nelle sedi del Parlamento italiano.

"Il giorno dopo aver salvato Santanchè dalla sfiducia in Senato all'improvviso il genio alla Camera: Fratelli d'Italia chiede di bandire le scarpe da ginnastica a chiunque acceda nelle sedi della Camera e di fare obbligo agli uomini di indossare sempre la cravatta. Garantire Ministri, sottosegretari e parlamentari degni dell'onorabilità che la Costituzione richiede a chi riveste cariche pubbliche no. Ma il dress code, caspita quello sì che è importante!", ha scritto sulla sua pagina Facebook Vittoria Baldino vicecapogruppo M5S a Montecitorio.

"I dipendenti truffati e i fornitori non pagati dalle aziende della Santanchè – insiste Baldino – così come tutte le imprese e gli imprenditori onesti di questo Paese ora si sentono rassicurati dal fatto che almeno quando entrerà alla Camera Santa Daniela non potrà più indossare le sneakers'‘.

"Ecco a voi il mondo patinato della destra italiana, dove la forma è anche sostanza, che importa se poi la sostanza è marcia e trasuda di muffa, l'importante è che sia ben imbiancata. Anzi forse meglio nera, va!". 

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