Niente più rito abbreviato per i reati più gravi: la Camera approva la proposta della Lega
È stata approvata alla Camera la riforma che vuole modificare la prassi del rito abbreviato: la proposta prevede l'inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo. Fortemente voluta dalla Lega, è stata approvata con 280 voti favorevoli dalle file del partito di Matteo Salvini e da quelle del Movimento 5 Stelle, nove contrari dalla parte di Liberi e Uguali e 199 astenuti raccolti tra i deputati del Partito Democratico, di Forza Italia, di Fratelli d'Italia e del Movimento Associativo Italiani all'Estero.
Non è servita a bloccarla la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dai deputati di Liberi e Uguali Federico Conte e Federico Fornaro nel pomeriggio a Montecitorio. Di fatti, è stata respinta con 274 voti contrari, 203 astenuti e solamente dieci favorevoli. La proposta di cancellare la possibilità di accedere al rito abbreviato per i reati più gravi, che porta la firma del sottosegretario Nicola Molteni, ora aspetta di essere esaminata in Senato per la sua approvazione definitiva. Il testo è stato abbinato anche a un altro che presentò, e che venne approvato alla Camera, la deputata del Partito Democratico Alessia Morani, durante il governo Renzi. Il testo del Pd però, non superò l'analisi del Senato.
Come cambia il rito abbreviato
Il giudizio abbreviato, regolato dagli articoli 438- 443 del codice di procedura penale, è un procedimento speciale nel quale, su richiesta dell’imputato, non si procede al dibattito e, in caso di condanna l’imputato ottiene uno sconto di pena pari ad un terzo. Secondo la prassi, si sostituisce alla pena dell'ergastolo una detenzione di trent'anni e alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno, nei casi di concorso di reati e di reato continuato, l’ergastolo. Con questa proposta invece si esclude il rito speciale per alcuni reati quali la devastazione, il saccheggio, la strage, l'omicidio aggravato e le ipotesi aggravate di sequestro di persona. Si prevede che la richiesta di appellarcisi, per chi ritenuto colpevole di almeno uno di quei delitti, debba essere dichiarata inammissibile dal giudice dell'udienza preliminare. Consente però all'imputato di rinnovare la richiesta fino a che non siano formulate le conclusioni nel corso dell'udienza preliminare e che nel caso in cui alla fine del processo, il giudice dovesse riconoscere che per il fatto accertato era possibile il rito abbreviato, si deve comunque applicare al condannato la riduzione di un terzo della pena prevista. Come si legge nel provvedimento infatti: "La proposta di legge prevede, inoltre, che quando si procede per un delitto non punito con l'ergastolo, e si applica il rito abbreviato, sia sempre possibile tornare al procedimento penale ordinario se il quadro accusatorio si aggrava e il pubblico ministero contesta un delitto punito con l'ergastolo. Di contro, se l'originaria imputazione per delitto punito con l'ergastolo viene derubricata alla fine dell'udienza preliminare, l'imputato sarà avvertito della possibilità di richiedere il rito abbreviato."
I contrari
Coloro che si sono detti maggiormente contrari a questo provvedimento sono i deputati di Liberi e Uguali, convinti non solo che la proposta vada a intaccare un diritto previsto per l'imputato, ma anche ad accelerare i tempi giudiziari. Federico Conte infatti ha dichiarato: "Il rito abbreviato è un diritto dell’imputato e un vantaggio per il sistema. Si risparmiano tempi e risorse, si accelera la durata del processo, si evita la decorrenza dei termini. Esistono grossi dubbi di costituzionalità: viene violato l’articolo 3 della Carta costituzionale, che tutela il principio di uguaglianza e impedisce di discriminare tra imputati".