Niente più risarcimenti per le calamità naturali, ci vorrà l’assicurazione
Dopo la famigerata tassa sugli sms, dalla riforma della protezione civile arrivano altre sorprese. Il Governo infatti non ha più intenzione di risarcire i cittadini colpiti da alluvioni, terremoti e altri disastri naturali nel futuro, è quello che si legge nel decreto di riforma della protezione civile varato dall'Esecutivo Monti. Con il deficit di bilancio, al Tesoro hanno fatto i conti ritenendo non più fattibile il risarcimento dei danni agli italiani colpiti dalle calamità naturali che nel nostro Paese sono abbastanza frequenti seppur circoscritte geograficamente. Tutto sarà delegato alle assicurazioni private che ogni singolo cittadino proprietario potrà stipulare per proprio conto sull'abitazione e su cui si decideranno successivamente sgravi e incentivi da parte del Governo.
Ricostruzioni e ristrutturazioni delegate ai singoli cittadini – Se il decreto dovesse essere confermato in fase di conversione in legge risulterebbe un'autentica rivoluzione per il sistema italiano, dove i cittadini sono da sempre abituati a ricevere il sostegno pubblico in caso di danni provenienti da calamità naturali. Insomma sia in caso di crolli che danni a provvedere alla ricostruzione o ristrutturazione dovrà essere il proprietario con i suoi fondi o quelli dell'assicurazione, nel caso sia stato previdente e abbia potuto permettersela nel corso degli anni. Tutto questo nostante il Governo abbia approvato la possibilità di aumentare la benzina per far fronte alle emergenze.
La normativa prevede un periodo di transizione – La normativa prevista dal decreto legge sulla riforma della Protezione Civile non andrà in vigore immediatamente, ma data la delicatezza del tema si prevede un periodo di transizione durante il quale si dovrà stabilire un regolamento preciso per avviare la fase assicurativa. Per il momento si prevede solo la possibilità di stipulare assicurazione per ogni tipo di fabbricato privato a scelta del cittadino, anche se la strada ormai sembra intrapresa. Nello stesso progetto di riforma, infatti, è stata ridotta drasticamente anche la durata dello stato di emergenza che non potrà durare più di 60 giorni con un prolungamento massimo di altri 40.
Una scelta che rischia di creare disuguaglianze – Una scelta questa che farà discutere a lungo visto che per evidenti motivi chi si trova ad abitare in zone a rischio dovrà sborsare molto di più alle assicurazioni provocando un'evidente discriminazione. Una soluzione avanzata da molti è quella di rendere obbligatoria l'assicurazione per tutti a costi concordati con le società assicuratrici che, però, risulterebbe in sostanza una nuova tassa preventiva sulle future catastrofi.