“Niente indennità, ferie a rischio e dimissioni record”: gli infermieri non ce la fanno più
Il Covid è tornato a colpire ad alta intensità l'Italia e per gli infermieri negli ospedali la situazione è al limite: l'indennità promessa ancora non si è vista, le ferie sono a rischio, si fanno straordinari in continuazione per coprire i buchi, c'è chi è ancora a casa perché non vaccinato mentre chi è in corsia continua a contagiarsi. E i prossimi mesi preoccupano molto. "La situazione sta via via peggiorando – spiega Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato Nursind, intervistato da Fanpage.it – anche se attualmente le terapie intensive reggono di più, non hanno ancora una pressione tale da far fermare le attività di sala operatoria". Ma attenzione: "Siamo in una fase in cui stanno riaprendo gli ospedali Covid, occupando il personale nell'ampliamento dei posti di quei reparti – avvisa – È il segnale il virus che sta ripartendo e sta ripartendo troppo presto".
"Siamo in una situazione estiva che è particolare, perché veniamo da due anni in cui al personale è stato chiesto di non fare le ferie – spiega ancora il segretario di Nursind – Ma dobbiamo consentire al personale di riposarsi. Inoltre se si parla di sindrome post Covid sappiamo anche che la maggior parte dei sanitari è stata colpita dal virus". A tutto questo "si somma il fatto che ci sono ancora lavoratori sospesi e, banalmente, i positivi", perché "come aumentano i casi tra la popolazione aumentano anche tra gli infermieri". L'allarme di Bottega è chiaro: "Questa situazione peggiora di settimana in settimana, mettendo a rischio la tenuta del sistema – continua – Se ci sono ferie programmate e chi lavora si contagia come si fa? Si può anche decidere di far saltare i giorni di riposo e aumentare gli straordinari, ma di questo passo la situazione sarà comunque presto insostenibile. E se il virus dovesse continuare a dilagare a questi ritmi, neppure le ferie rischiano di essere garantite".
"Le strade sono due – continua Bottega – o si riduce l'attività tagliando i servizi ai cittadini, accorpando i reparti e rimandando gli interventi, o non si garantiscono le ferie al personale". Solitamente "è più facile che l'estate si verifichi la prima opzione, dal momento che in genere cala la domanda di assistenza sanitaria". Il problema è che "questa sarà un'estate diversa e, di conseguenza, la domanda di assistenza sanitaria anziché calare è destinata a crescere". Quella che racconta il sindacalista degli infermieri è una situazione difficilissima: "La carenza di personale è drammatica perché abbiamo colleghi sospesi, colleghi assunti dal Servizio sanitario nazionale e spostati dagli ospedali alle Rsa. In più ci sono infermieri che, nonostante abbiano completato il ciclo vaccinale, si contagiano per la seconda volta. Di conseguenza chi rimane in servizio è inevitabilmente costretto a doppi e tripli turni, mentre coloro che hanno già programmato le ferie temono che possano saltare. Di fronte a tutti questi disagi la categoria non ha visto neppure un euro".
"In tutta la pandemia la valorizzazione di questo personale è pari a zero – spiega Bottega – Senza contare che siamo l'unica categoria delle professioni sanitarie che viene spostata da un reparto all'altro. Viviamo da due anni in una totale incertezza, in uno stato di estrema precarietà".
In tutto ciò c'è un fenomeno nuovo, quello delle dimissioni: "La metà del personale che cessa il rapporto di lavoro non è per pensionamento, ma si dimettono. Altro che posto pubblico – racconta il sindacalista – Un mio collega si è licenziato quindici giorni fa per fare il serramentista, per migliore qualità di vita e maggiore stipendio". Gli iscritti al sindacato "ci telefonano spesso per chiedere i tempi di preavviso per licenziarsi".
Questo tema riguarda anche e soprattutto i giovani: "Il primo problema è economico, il secondo è il disagio che comporta questa professione, lavorare sabato e domenica, notte e giorno, per le nuove generazioni è un peso e cercano opportunità di lavoro differenti – spiega Bottega – il terzo è l'assenza di una possibilità di carriera". Ma "agli studi non corrispondono stipendi più alti e mansioni diverse". Oggi non c'è differenza tra "chi ha la laurea triennale e chi ha la specialistica e magari un paio di master – racconta ancora il segretario di Nursind – Abbiamo delle risorse e delle potenzialità che non vengono valorizzate".
E infine c'è la questione dell'indennità – di cui spesso abbiamo parlato in passato – che è esemplare dell'insoddisfazione degli infermieri: "Non abbiamo ricevuto alcun riconoscimento, ora forse qualcosa con il contratto a fine anno, ma parliamo dei soldi che aveva stanziato il governo Conte due anni fa e che i medici hanno ricevuto subito – racconta Bottega – A noi niente, neanche per dire grazie per quello che abbiamo fatto finora". Nel frattempo i posti messi a bando dalle università non vengono riempiti tutti: "Il sistema sta per crollare – avvisa in conclusione il sindacalista – Se gli atenei continuano a sfornare più medici che infermieri, tra cinque o dieci anni chi garantirà l'assistenza ai pazienti qualora si verificasse un'altra pandemia?".