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Il caso Sgarbi

Niente immunità parlamentare per Sgarbi, via libera a chat sequestrate su quadro portato all’estero

Nelle indagini sul quadro Concerto con bevitore, che Vittorio Sgarbi avrebbe provato a vendere all’estero senza la licenza per farlo, l’ex sottosegretario non può avvalersi dell’immunità parlamentare anche se all’epoca dei fatti era deputato. Lo ha deciso la Giunta per le immunità: le chat sequestrate dalla Procura sono tra persone terze.
A cura di Luca Pons
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La decisione sul caso di Vittorio Sgarbi è arrivata alla giunta per le autorizzazioni – un tempo nota come giunta per le immunità – della Camera. L'ex sottosegretario è indagato nel caso del quadro Concerto con bevitore, del francese Valentin de Boulogne, dal valore stimato di 5,5 milioni di euro, con l'accusa di aver provato a venderlo all'estero senza avere la licenza. Il caso è arrivato a una svolta quando alcune chat emerse poche settimane fa hanno apparentemente inchiodato Sgarbi. Il critico d'arte aveva chiesto alla giunta di Montecitorio di intervenire, sostenendo che la magistratura non potesse sequestrare queste chat perché, all'epoca dei fatti, Sgarbi era deputato. Ma la risposta è stata un netto no.

Come funziona l'autorizzazione parlamentare sulle chat

La legge infatti prevede che il Parlamento possa sollevare un conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale quando dei magistrati utilizzano intercettazioni o altre comunicazioni di parlamentari: per farlo serve l'autorizzazione della camera di appartenenza. Se la procura di Imperia, che ha portato avanti le indagini su Sgarbi, l'avesse fatto senza seguire le procedure, la Camera avrebbe potuto chiedere alla Corte costituzionale di intervenire. Ma non è questo il caso, e il motivo è semplice: le chat non sono di Sgarbi.

Perché su queste conversazioni Sgarbi non ha l'immunità

In particolare, si tratta di comunicazioni effettuate "dalla compagna, dall'assistente e dal segretario" di Sgarbi, come spiegato dalla deputata  leghista Laura Cavandoli alla giunta. In queste chat e mail si fa "specifico – anche se occasionale – riferimento all'ex deputato", ma "non emergono né e-mail né messaggi di testo né messaggi vocali inviati o ricevuti da indirizzi di posta elettronica o da utenze WhatsApp direttamente riconducibili all'on. Sgarbi". Tutti questi messaggi erano emersi nel corso di un'altra indagine per contraffazione che non riguardava Vittorio Sgarbi, ma si trovavano sui telefoni e pc sequestrati per quel caso.

Dunque non c'erano "i presupposti" per soddisfare la richiesta dell'ex deputato e rivolgersi alla Corte costituzionale. E tantomeno la giunta poteva, come chiesto dal legale del critico d'arte, "espungere tutta la documentazione illegittimamente acquisita dal GIP di Siracusa e dai Pubblici Ministeri delle Procure di Siracusa e di Imperia in quanto riguardante la corrispondenza del parlamentare Sgarbi", cosa che spetta alla Corte. Il voto della giunta sul tema è stato unanime tra maggioranza e opposizione.

Cosa dicono le chat sequestrate

Tra le comunicazioni di cui si parla ci sono anche le chat che smentirebbero la versione data dall'ex sottosegretario sula caso del quadro. L'accusa è di averlo comprato a basso costo da una persona in difficoltà economiche, poi aver provato a portarlo a Montecarlo per venderlo a un prezzo milionario, ma Sgarbi ha sempre detto che si tratta di ricostruzioni false. Il quadro sarebbe una copia, con un valore di alcune migliaia di euro, e non sarebbe stato lui a comprarlo ma un suo "vecchio amico".

Le chat sono tra Mirella Setzu, donna italiana che si trovava a Montecarlo per vendere l'opera, e la compagna di Sgarbi Sabrina Colle – in contatto a sua volta con il mercante d'arte Gianni Filippini. Dal loro contenuto emerge che in realtà ci sarebbero state trattative in corso per vendere l'opera a un prezzo ben più alto.

In un passaggio di febbraio 2020, ad esempio, Filippini aveva scritto: "Sabrina, forse ho una persona che potrebbe acquistare il Valentin. È un miliardario sudafricano che si chiama Dick Enthoven. Gli chiedo 2,5 milioni trattabili. Che dici? Chiedilo a Vittorio". E ancora, alcune settimane dopo: "Ciao Sabrina hai novità per il Valentin? Con Mirella ti stai sentendo? Invia un contratto per certificare che l’opera è in deposito e la proprietà è tua". Ora c'è la conferma che la Procura potrà utilizzare liberamente queste chat, e i giudici potranno tenerne conto per decidere se eventualmente andare a processo.

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