Nichi Vendola veste i panni di Masaniello al teatro Petruzzelli
Che fosse carismatico ed affascinante, oltre che un buon politico, si sapeva già; che avesse una dialettica che lo pone al di sopra di buona parte della nostra classe politica era cosa nota; ma che potesse anche vestire egregiamente i panni dell'attore in teatro, questa è una novità: che tuttavia non ci lascia del tutto stupiti.
Ieri sera a Bari la gente ha fatto la coda per applaudire il Governatore della Regione Puglia Nichi Vendola al teatro Petruzzelli, intento ad impersonare il ruolo di Masaniello, al secolo Tommaso Aniello d'Amalfi, celeberrimo capopopolo che guidò una rivolta dei napoletani esasperati dalle gabelle sui generi di prima necessità imposte dalla classe dominante spagnola nel luglio del 1647.
Lo spettacolo rientra nell'iniziativa Giustizia a teatro, promossa dal comitato Organizzare la Giustizia presieduto dal capo della Procura di Bari Antonio Laudati, in cui personaggi storici vengono interpretati da figure del mondo politico su un set allestito come un'aula di tribunale. A difendere il Vendola – Masaniello il professore e avvocato Giuseppe Spagnolo, mentre a sostenere l'accusa era il procuratore della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli; la Corte era presieduta dal giudice del Tribunale di Massa Carrara Cosimo Maria Ferri, già componente del Consiglio Superiore della Magistratura. Consulente storico il professor Giuseppe Galasso dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e una giuria di giornalisti, giuristi e cittadini comuni.
Obiettivo del Governatore: far assolvere il Masaniello dall'accusa di aver guidato una rivolta di popolo approfittando della propria popolarità per perseguire obiettivi personali, riabilitandone dunque la figura di persona umile che si oppose ai soprusi e alle violenze della tirannia. Impresa non da poco, visti i numerosi capi di imputazione di associazione sovversiva diretta a sconvolgere l'ordine del Regno di Napoli tramite l'uso della violenza, furto di armi, incendio, procurata evasione (spacciando il prigioniero per nipote del Papa: "il prigioniero non era egiziano" ha risposto Vendola – Masaniello, con un esplicito riferimento al caso ruby), omicidio volontario plurimo; il tutto per interesse personale.
Tuttavia, la simpatia nei confronti di questo giovanissimo patriota, accresciuta ovviamente giacché abbiamo appena festeggiato i 150 anni dall'Unità d'Italia, le emozioni che a distanza di secoli riesce ancora a suscitare la sua storia appassionante, fatta di crimini efferati, ma anche di disperazione e di idealismo, hanno portato all'assoluzione del rivoluzionario napoletano. Il Re dei Lazzari – Vendola ha sottolineato come la sua reale intenzione fosse quella di liberare il proprio popolo oppresso ed umiliato, ragione che lo portò in realtà alla morte: "non poteva che essere sconfitto perché era un pescivendolo, un ragazzino, la sua era una rivolta plebea". Una rivolta plebea, però, modello imprescindibile per i secoli successivi.
Un'idea di spettacolo intelligente oltre che storicamente ben riuscita che non ha mancato di suscitare le polemiche di elevatissimo spessore sul quotidiano della famiglia Berlusconi, che tanto ha a cuore le sorti del Governatore della Puglia, come possiamo ricordare dalle foto pubblicate in prima pagina qualche tempo fa. L'accusa questa volta è di aver tenuto l'orecchino non rispettando il rigore storico: qualcuno dovrebbe informare tali giornalisti che era uso diffuso fino al secolo scorso presso i popolani che facevano attività legate al mare, portare ad un orecchio solo dei monili, ergo il rigore storico, a prescindere, non è stato particolarmente alterato (del resto non aveva un orologio da polso). In secondo luogo anche l'assoluzione di Masaniello non è piaciuta a Il Giornale ed al deputato Pdl Luigi Vitali, ai quali forse è sfuggito lo spirito dell'iniziativa: chissà, magari speravano che Vendola venisse preso ad archibugiate anch'egli seduta stante.