video suggerito
video suggerito
Opinioni

Nessuno tocchi gli F35, parola del ministro Di Paola

“Nel triennio 2013-2015 dovremo fare a meno di 18 mila unità militari”, ma stop alle polemiche sui cacciabombardieri: “Li ho già ridotti, va bene così”. Ma siamo sicuri?
74 CONDIVISIONI
Di-Paola-F35

"Ora, io dico: le Forze armate si chiamano così perché dispongono di armamento per svolgere il proprio compito". Non c'è che dire, la considerazione del ministro Di Paola ha una certa logica, del resto che non ci siano più le mezze stagioni è già cosa ampiamente certificata. Un passaggio del genere acquista però una certa rilevanza se contestualizzato nella discussione sulla spending review e nella polemica intorno agli sprechi (o presunti tali) delle forze armate. Già, perché quello che parla ai taccuini del Corsera è un Di Paola determinato e preciso, che sottolinea come il suo "disegno di legge delega (presentato a febbraio ndr), che è stato condiviso dal Consiglio supremo di difesa e dal governo, ridisegna tutto il sistema alla luce dell'attuale situazione economica" e non sembra in contraddizione con la spending review del commissario Bondi, dal momento che "c'è una coerenza assoluta tra i due provvedimenti. Il decreto per sua natura è più rapido". Così, nessun problema circa la riduzione graduale del personale e della dirigenza delle Forze armate, anche se non si fa mancare una punzecchiatura all'esecutivo: "Veniamo da un taglio da 1,5 miliardi che era previsto nella precedente legge di Stabilità per il 2012. Siamo l'unica amministrazione che ha avuto un'attenzione così marcata. È su questa riduzione già pesante che s'innesta la spending review".

Dove invece il ministro si dimostra inflessibile è su quel "pregiudizio ideologico" di cui si nutrirebbe la propaganda anti-militarista che ipotizza tagli ancora più marcati:

"Se non vogliamo le Forze armate, eliminiamole e non ne parliamo più. Ma gli italiani non la pensano così, come dimostrano i sondaggi […] Vedo sempre fare confronti con l'Europa a ogni piè sospinto. E allora diciamo che la nostra spesa per le Forze armate è pari allo 0,84% del Pil mentre la media Ue è dell'1,6%. […] c'è questo spirito ghigliottinesco… io però non sono Robespierre, infatti la mia proposta l'ho fatta per tempo e non perché la gente sia corsa in place Vendôme.

Ecco dunque la decisa rivendicazione della bontà degli investimenti e della legittimità delle spese militari, anche e soprattutto in relazione ai cacciabombardieri F35. Un acquisto necessario, perché "i nostri aerei vanno rinnovati e nel programma degli Jsf, in cui siamo entrati nel 1997, abbiamo investito risorse significative" e se non onorassimo la commessa "metteremmo a rischio 10 mila posti di lavoro e ammazzeremmo il futuro tecnologico di Finmeccanica". Insomma, nessun passo indietro sull'acquisto dei 90 caccia, il cui costo del resto, verrà ammortizzato in più anni e da cui dipende anche il "futuro" di Finmeccanica (che "non è un giocattolo", ricorda Di Paola). Ah, giusto, dimenticavamo che in fondo abbiamo un programma che si sviluppa in tranche e degli obblighi internazionali. E dunque bisognerebbe capire la necessità di garantire efficienza ed un alto potenziale offensivo al nostro esercito, che del resto ha già contratto obblighi con i partner internazionali. Per far cosa il buon Di Paola dovrebbe spiegarcelo meglio. Anche facendo riferimento a quella "volontà popolare" di cui non è mai stato investito. Insomma, se è possibile, almeno lui…eviti di parlare "in nome e per il bene degli italiani". Lui davvero non ne ha diritto.

74 CONDIVISIONI
Immagine
A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views