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Nessuna modifica alle etichette di scadenza sul cibo, l’Ue rinuncia a inserire “buono anche oltre”

Le etichette di scadenza sui prodotti alimentari restano così come sono: è arrivato il dietrofront della Commissione Ue sulla proposta di inserire la dicitura “spesso buono anche oltre” accanto a “da consumarsi preferibilmente entro”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Le etichette di scadenza dei prodotti alimentari non cambieranno. Mercoledì la Commissione europea presenterà una serie di misure contro lo spreco alimentare, ma non ci sarà la modifica delle etichette di cui si era parlato negli scorsi mesi. A marzo, infatti, era circolata la notizia sul cambio di dicitura che l'Ue aveva deciso di approvare nel pacchetto di norme, fino al passo indietro ricostruito oggi dall'Ansa. L'atto delegato non ha superato le perplessità dei Paesi membri e la proposta è stata rinviata a data da destinarsi: nessuna bocciatura, ma un surplus di lavoro sull'idea di modificare l'etichettatura dei cibi in modo da evitare che vengano sprecati prodotti alimentari ancora consumabili.

La proposta era semplice: affiancare alla dicitura "da consumare preferibilmente entro", la frase "spesso buono oltre". Siamo abituati da tempo a vedere una data di scadenza sul cibo in cui è prevista la parola "preferibilmente", che in questo senso già sottintende la possibilità che quel prodotto sia commestibile anche dopo. L'idea di rafforzare il concetto sarebbe servita a evitare che alcuni cibi, su cui è necessario inserire una data di scadenza breve che tenga conto di una serie di fattori, vengano buttati senza controllare se siano effettivamente andati a male.

La strada dello "spesso buono oltre" non ha convinto i Paesi membri, che hanno rispedito la proposta al mittente. Secondo quanto riportato, uno dei nodi sarebbe la diversità linguistica: la stessa frase, a seconda dello Stato in cui viene adottata, avrebbe una valenza differente, più o meno incisiva. Insomma, i tempi a Bruxelles non sembrano maturi per la modifica, così come accaduto per Nutriscore – di cui si sono perse le tracce – fortemente criticata dal centrodestra (e non solo) e definita all'epoca da Matteo Salvini una "boiata pazzesca".

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