Nessuna espulsione per Di Maio, ma arriva la sfiducia del M5s con una nota. Conte: “Forte rammarico”
La rottura ormai è praticamente scontata. L'espulsione di Luigi Di Maio dal M5s non c'è stata, ma la strada sembra ormai segnata. La riunione del consiglio nazionale del Movimento, convocata d'urgenza dal leader Conte, si è conclusa nella notte dopo oltre quattro ore di discussione. All'ordine del giorno le dichiarazioni di Luigi Di Maio e la risoluzione della maggioranza in vista delle comunicazione di Draghi di domani sul prossimo consiglio Ue.
La posizione di Giuseppe Conte è nota: no a nuove armi all'Ucraina, e in caso di nuovo invio di forniture bisogna passare dalle Camere. Ma a Di Maio da tempo non va giù la linea anti governista del suo partito. Per questo ieri si era lamentato dei dirigenti del suo partito, che invece di fare "autocritica" in questi giorno lo hanno attaccato con "odio e livore", portando avanti posizioni "che mettono in difficoltà il Governo in sede Ue". Il consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle nella nota conclusiva ha ribadito la collocazione euro-atlantica dell'Italia, rimandando al mittente le accuse di anti-atlantismo lanciate dal titolare della Farnesina. In mattinata dovrebbe essere divulgata la versione finale del documento.
Conte si è detto dispiaciuto per le parole dell'ex capo politico, e avrebbe espresso "forte rammarico". Per il momento nessun provvedimento di espulsione nei confronti di Di Maio, anche se il tema delle sanzioni disciplinari è stato sul tavolo (anche se non esplicitamente, riferiscono le fonti ad AdnKronos). Alla fine si opta per una sfiducia, che passa attraverso una nota, perché l'ex capo politico con il suo atteggiamento "danneggia tutta la nostra comunità politica". Secondo alcuni la frattura sarebbe ormai insanabile, e qualcun altro è convinto che Di Maio abbia in mente di fondare una sua forza politica. Riccardo Ricciardi, Alessandra Todde, Michele Gubitosa, i vice presidenti del Movimento 5 Stelle, lo vorrebbero già fuori.
Ma la cacciata comunque sembra per il momento rimandata, ne ne riparlerà giovedì, quando a Roma arriverà il fondatore e garante del M5s, Beppe Grillo che si sarebbe detto "dispiaciuto umanamente per Luigi". Ma non spetterà a lui decidere le sorti dell'ex leader del M5s, è una decisione che dovrà prendere il nuovo leader. Che Grillo non volesse prendere le parti di Di Maio si era già visto con il post sul suo blog di venerdì 17, sul limite dei due mandati, regola che Grillo vuole assolutamente mantenere. Sul punto si lascerà la parola agli iscritti, e il quesito sarebbe già pronto. L'ex comico avrebbe suggerito però a Conte di ignorare Di Maio, lasciando tutto congelato per il momento. Per altro il Collegio dei probiviri, di cui fanno parte Danilo Toninelli e la ministra Fabiana Dadone, per adesso non vuole avviare procedimenti disciplinari, soprattutto perché in ballo c'è ancora la questione dei ricorsi degli attivisti di Napoli, che non è ancora stata risolta.
Nel Movimento però ci si comincia a contare. Per il momento i possibili seguaci di Di Maio, pronti a seguirlo dopo un eventuale strappo, sarebbero tra i 15 e i 30. Tra i deputati andrebbero con lui la viceministra Laura Castelli, Sergio Battelli, presidente della commissione Politiche Ue, l'ex ministro Vincenzo Spadafora, la sottosegretaria Anna Macina, Gianluca Vacca, Cosimo Adelizzi, Alberto Manca, Daniele Del Grosso e Iolanda Di Stasio. Meno sicuri Davide Serritella, Caterina Licatini, Luigi Iovino, l'ex capogruppo Francesco D'Uva e il agli Esteri sottosegretario Manlio Di Stefano. I senatori pronti alla rottura sono di meno: Primo Di Nicola, Vincenzo Presutto, Antonella Campagna e Simona Nocerino, con il punto interrogativo per Sergio Vaccaro, Fabio Audino e Sergio Puglia. Ci sarebbe poi un'altra trentina di parlamentari che non sarebbero d'accordo con Conte, ma non al punto di lasciare. Dalla parte di Conte invece ci sono Paola Taverna a Vito Crimi, e anche il ministro Stefano Patuanelli.
E poi c'è il nodo restituzioni. Alcuni tra i meno puntuali nelle restituzioni delle indennità parlamentari potrebbero seguire Di Maio, dicono i fedelissimi di Conte. Altri invece potrebbero andar via dopo il voto degli iscritti sul limite dei due mandati.
"Non lo riconosco più, sembra di sentir parlare Renzi, si comporta come un centrista qualunque. Prima ancora di chiedere se Di Maio deve essere espulso, bisognerebbe chiedere a lui perché fa di tutto per uscire. Le sue parole non mi hanno provocato rabbia, ma tristezza. Ci dice che stiamo tornando al vecchio movimento radicale, ma la sua è una politica da anni Ottanta", commenta in una intervista a La Stampa la vicepresidente del M5S Paola Taverna parlando di Di Maio. "È lui che sta provocando fibrillazioni. Non lo riconosco più".
"Ho letto le parole di alcuni vice di Giuseppe Conte, quelli che chiamava ‘pulcini', quanta violenza verso Luigi Di Maio. La questione sarebbe risolta rispetto alla necessità di dare un mandato forte a Mario Draghi, che deve garantirci un posizionamento forte e chiaro. Però Conte e anche Matteo Salvini in queste settimane hanno mandato in fibrillazione il governo, questo rimane un dato di fatto e non doveva accadere", dice invece in una intervista a La Repubblica il senatore 5S Vincenzo Presutto, dalla parte di Di Maio.
"Il Movimento verticistico di Conte non mi pare democratico, visto che non possono esistere le correnti e non avviene alcun confronto, e perciò non rientra in questo quadro. Chi vuole limitarsi alla campagna elettorale perenne non avrà la fiducia degli italiani", continua Presutto, per il quale "la coalizione andrebbe allargata. Ma comunque ho l'impressione che Conte si stia auto-isolando. Il M5S ha portato dei liberi cittadini in Parlamento e doveva aprire una crepa in un sistema vetusto. Ma serve un ulteriore passaggio di cambiamento e l'attuale Movimento, così come altre forze politiche, guarda indietro".
"Sembra incredibile soltanto che una forza politica possa pensare di espellere Di Maio che è anche ministro degli Esteri, in un contesto così complicato, con in ballo la pace", dice Dalila Nesci, sottosegretaria per il Sud e la Coesione territoriale, ai microfoni di "24 Mattino" su Radio24. "La dirigenza del partito che attacca Di Maio è inaccettabile", aggiunge la sottosegretaria spiegando che "nella bozza di risoluzione" sull'Ucraina "c'erano dei passaggi di disallineamento rispetto all'Alleanza atlantica ed è stato giusto che Di Maio abbia sollevato il problema".