Essere una donna non significa essere femminista. La vicenda di Elisabetta Franchi è solo l'ultima dimostrazione di quanto un sistema sessista e patriarcale sia radicato nella società italiana a più livelli. Dopo la bufera di polemiche sulle sue parole in merito ad "assumere solo donne sopra i 40 anni perché hanno già fatto figli", la stilista ha precisato che la sua fosse una denuncia sociale, contro uno Stato assente che costringe le donne a scegliere tra carriera e figli.
Fin qui, tutto vero. O quasi: lo Statuto dei lavoratori vieta le discriminazioni che la stilista ha ammesso di mettere in atto quando c'è da assumere qualcuno nella sua azienda. Ma sicuramente lo Stato italiano è rimasto indietro anni luce e la normativa in materia di congedi, welfare e sostegno familiare rispecchia una cultura per cui la cura dei figli rimane un compito della donna, che deve essere madre prima che lavoratrice. Ma abbracciare in toto questo sistema, assumendo donne solo quando già fatto figli o puntando sugli uomini quando è il momento di promuovere, non cambierà le cose. Anzi, legittimerà proprio quello Stato assente di cui si è lamentata la stilista.
L'empowerment femminile è tutt'altra cosa. Affermare di volere solo donne che hanno passato gli "anta", che hanno già fatto qualche "giro di boa" tra figli, matrimoni e divorzi, e che quindi possono stare in azienda "h 24" non è una denuncia contro uno Stato assente: è una perfetta omologazione a quell'apparato che vuole le donne prima madri, poi il resto. È l'ennesima prova (di cui, francamente, non avevamo bisogno) che il mercato del lavoro in Italia rimane contro le donne anche quando ci sono queste ai vertici.
Elisabetta Franchi, che si definisce "imprenditore" e non "imprenditrice" storpiando la lingua italiana, rifiutandosi di dare lavoro alle donne giovani non sta denunciando una falla dello Stato: sta accettando un sistema patriarcale, antiquato e discriminatorio così com'è, lo sta legittimando e nutrendo. E in questo c'è ben poco da fraintendere.
P.S: Le donne che sfilano sulle passerelle di Elisabetta Franchi rimangono ben al di sotto degli anta. Del resto, come si abbraccia lo stigma sociale che vuole le donne madri prima che in carriera, perché non fare lo stesso con quello che le vuole giovani, belle (secondo un unico standard), magre e fotogeniche? Perfette per stare in copertina, non altrove.