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Nervosa, imprecisa e vittimista: Giorgia Meloni a Cutro si scopre vulnerabile

Il Consiglio dei ministri a Cutro, pensato come grande passerella, si è trasformato in un mezzo disastro. A spiegare un decreto vuoto, c’erano praticamente tutti. A uscirne male solo Giorgia Meloni, mai così in difficoltà.
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Doveva essere la giornata del riscatto, quella in cui il governo e Giorgia Meloni avrebbero potuto chiudere la vicenda Cutro, mostrandosi vicini a una comunità scossa da una tragedia immane e allo stesso tempo capaci di mettere in campo risposte immediate e concrete. Dopo giorni di assenza, in cui opposizione e opinione pubblica avevano infierito sui limiti comunicativi e politici del ministro Piantedosi, erano in molti a pensare che l’intervento diretto della presidente del Consiglio avrebbe riportato la discussione su un terreno favorevole al governo. Del resto, non ci sono mai stati dubbi sulle sue capacità dialettiche e strategiche, oltre che sull’efficacia della narrazione della sua area politica sui migranti e sulle tragedie in mare.

Invece, la gita a Cutro è stata un disastro. Sul piano politico, il governo esce più diviso che mai, a dispetto delle dichiarazioni di prassi sull’unità e sulla concordia. Piantedosi, mandato allo sbaraglio e abbandonato da Meloni e Salvini nel momento cruciale, è ancora sulla graticola; il leader leghista ha respinto l’assalto del ministro Crosetto, conservando le sue prerogative in materia di soccorso; Tajani si troverà costretto a discutere di un discutibile “reato universale” con partner ancora da individuare; Nordio si è rassegnato all’uso della decretazione d’urgenza per modificare norme penali e all'idea che l'inasprimento delle pene serva davvero a scoraggiare i trafficanti di uomini. La maggioranza è tutt'altro che coesa, proprio mentre si appresta a intervenire su materie molto complesse e delicate, come la revisione del reddito di cittadinanza e la riforma fiscale.

Tutto ciò per varare un decreto che, a dispetto di quanto era stato annunciato, contiene risposte deboli e rappresenta poco più che una dichiarazione d’intenti. La “stretta sui trafficanti” (che in realtà è più sugli scafisti, figure non sempre sovrapponibili) e la linea della fermezza sugli ingressi irregolari (con la cancellazione di un’altra forma di protezione, che peraltro complicherà le cose), accompagnate da una revisione dei flussi legali con numeri tutti da scrivere. Soprattutto, un decreto che non affronta il tema del soccorso in mare, non intervenendo su competenze e funzioni, né toccando meccanismi operativi da giorni oggetto di critiche degli operatori del settore.

Insomma, nulla sulla questione su cui era normale che intervenisse con decisione il governo di uno Stato che non è riuscito a salvare decine di persone naufragate a 300 metri dalle proprie coste.

Il consiglio dei ministri di Cutro è stato un disastro anche sul piano comunicativo. Mai si era visto una Meloni così in difficoltà in una conferenza stampa. Nervosa con i giornalisti locali, imprecisa nella ricostruzione dei fatti, contraddittoria nell'attribuire le responsabilità, vittimista fino all'eccesso, con un'insistenza incomprensibile sui "titoli dei giornali", la leader di Fratelli d'Italia è incappata in diversi scivoloni. Si è incartata nella ricerca di responsabilità esterne, ostinandosi a difendere governo e forze dell'ordine da accuse che nessuno aveva mai mosso. Ha insistito sugli ingressi irregolari, sulle partenze di chi "non ha diritti", dimenticandosi che gran parte delle vittime del naufragio proveniva da nazioni scosse da guerre e persecuzioni. Ha sbagliato date, numeri, cifre. Per poi chiudere la giornata con un vero e proprio controsenso: l'invito a Palazzo Chigi per i familiari delle vittime di Cutro. Gli stessi che non è riuscita a incontrare a Cutro per paura di contestazioni.

Una debacle, che mostra una crepa nella costruzione mediatica dell'infallibilità meloniana ed evidenzia una certa superficialità nella gestione di una vicenda che ha toccato nel profondo l'opinione pubblica.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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