Nel caso Toti le indagini sui finanziamenti si allargano, l’avvocato: “Non ha mai speso soldi per sé”
Le indagini che coinvolgono il presidente della Liguria, Giovanni Toti, da martedì agli arresti domiciliari con l'accusa di corruzione, si stanno ancora allargando. A quanto risulta, nel mirino degli inquirenti ci sarebbero diversi finanziamenti che sono stati indirizzati a Change, fondazione che faceva capo allo stesso presidente, e al Comitato Giovanni Toti. Non sarebbe coinvolto solo il settore portuale e quello dei supermercati, colpiti dalla prima ondata di arresti (oggi è stato interrogato Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell'autorità portuale e attualmente amministratore delegato di Iren sospeso, che ha deciso di non rispondere), ma anche quello dei rifiuti.
Infatti tra gli indagati c'è anche Pietro Colucci, imprenditore della Campania e capo del gruppo Waste, che nel 2021 gestiva diverse discariche anche in Liguria, in particolare in provincia di Savona. Quell'anno la Procura di Genova lo ha indagato per finanziamento illecito ai partiti, e anche per corruzione in concorso con Toti. L'attenzione dei pm si concentra su 195mila euro di finanziamenti rivolti alla formazione politica del presidente ligure tra il 2016 e il 2020.
Nello stesso periodo, le società gestite da Colucci avevano avuto a che fare con la Regione Liguria, dato che è proprio l'amministrazione regionale a occuparsi delle autorizzazioni nel settore delle discariche. Secondo gli inquirenti poi, come riportato nell'ordinanza, "tutti i finanziamenti provenienti dalle società del gruppo riconducibile a Colucci e diretti al Comitato Change e al Comitato Giovanni Toti Liguria non erano stati deliberati dai rispettivi organi sociali e, in alcuni casi, non erano neppure stati inseriti in bilancio".
Il legale di Toti, Stefano Savi, ha risposto ad alcune domande in un video inviato ai cronisti: "Abbiamo un fascicolo enorme da approfondire e che abbiamo nelle nostre mani solo da ieri", ha detto. Per quanto riguarda i fondi, Savi ha dichiarato: "La tracciabilità dei denari sia in entrata che in uscita è totale. E abbiamo anche la possibilità di dimostrare che sono stati tutti spesi per necessità di tipo politico, connesse all'attività del presidente e delle persone che lavoravano con lui e che avevano connessioni politiche con lui. Non c'è stata nessuna anomalia nella spesa, né a titolo personale né a nessun altro titolo".
Uno dei capitoli aperti è il futuro politico di Toti: l'ipotesi delle dimissioni è sembrata allontanarsi nelle scorse ore, quando molti esponenti del centrodestra si sono espressi in sua difesa. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha ribadito la posizione della maggioranza oggi: "Con la logica usata per Toti (a cui non viene contestato alcun vantaggio personale e privato) possono arrestare la quasi totalità dei sindaci, dei presidenti di Regione, dei dirigenti pubblici. Suppongo potrebbero anche arrestare la maggior parte dei magistrati. La carcerazione preventiva non nasce come strumento di intimidazione o per aumentare l'audience di un'inchiesta".
Anche il legale di Toti ha confermato che per il momento sulle dimissioni non c'è una decisione: "Il presidente farà le sue valutazioni, che non possono prescindere da un confronto che potrà essere fatto in condizioni diverse da quelle attuali con tutte le persone che con lui hanno lavorato fino ad oggi e con i partiti che fanno parte della sua maggioranza".