Nel 2024 oltre 66mila sbarchi in Italia, più di 2200 persone sono morte in mare
Il 2024 si chiude con un bilancio significativo per il fenomeno migratorio nel Mediterraneo. Secondo i dati dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), oltre 66.300 persone sono arrivate sulle coste italiane nel corso dell’anno, con una diminuzione del 58% rispetto al 2023. Tuttavia, il calo degli sbarchi non ha impedito il verificarsi di numerose morti durante le traversate via mare. Il bilancio reso noto ieri, 2 gennaio 2025, dall’Unicef registra infatti più di 2.200 vittime e dispersi nel Mediterraneo nel 2024, di cui quasi 1.700 lungo la rotta centrale. Tra le vittime si contano centinaia di bambini e adolescenti. L’ultima tragedia si è verificata nella notte del 31 dicembre, quando un’imbarcazione è affondata al largo di Lampedusa, lasciando 20 dispersi, tra cui donne e bambini. Tra i pochi sopravvissuti c’è un bambino di otto anni, rimasto senza la madre.
I dati raccolti evidenziano la complessità della situazione e la necessità di interventi strutturati per affrontare il fenomeno. Nonostante l’impegno di organizzazioni umanitarie, il Mediterraneo centrale continua a rappresentare una delle rotte più pericolose per chi tenta di raggiungere l’Europa.
Unhcr: "Arrivi diminuiti del 58% rispetto al 2023"
Le coste italiane hanno accolto 2.780 persone nel mese di dicembre 2024, un numero nettamente inferiore rispetto al mese precedente, con un crollo del 66% rispetto agli 8.124 sbarchi di novembre. Dall’inizio dell’anno, il totale degli arrivi via mare si attesta a oltre 66.300, segnando una riduzione del 58% rispetto al 2023. Questo declino, tuttavia, non attenua la complessità del fenomeno migratorio e le sue implicazioni.
Gli arrivi si sono distribuiti in modo disomogeneo durante l’anno: i mesi estivi hanno registrato i picchi maggiori, con 8.526 persone sbarcate ad agosto. A dicembre, le principali rotte di partenza hanno incluso Libia, Tunisia e Turchia, con la Libia che si conferma il punto di partenza per quasi il 90% dei migranti. La maggior parte delle persone, circa il 71%, è approdata sull’isola di Lampedusa, mentre altri porti coinvolti sono stati Ravenna, Pozzallo, Ortona, Reggio Calabria, Porto Empedocle, Taranto e Ancona.
Le nazionalità prevalenti fra i migranti riflettono la complessità geopolitica delle aree di provenienza: al primo posto i cittadini del Bangladesh (21%), seguiti da siriani (19%), tunisini (12%) ed egiziani (6%). Altri flussi significativi provengono da Guinea, Pakistan, Sudan, Eritrea, Mali e Gambia.
Nella lista dei Paesi sicuri ci sono Paesi non sicuri
Il 23 ottobre 2024, il governo italiano ha approvato il decreto legge 158/2024, che include 19 Paesi nella lista di quelli considerati “sicuri” per i richiedenti asilo. Tra questi figurano Tunisia, Bangladesh, Egitto, Costa d’Avorio e Perù. Tuttavia, queste nazioni presentano situazioni di insicurezza per alcune categorie di persone, come vittime di tratta, violenza di genere o persecuzioni basate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere. Inoltre, alcuni di questi Paesi non sono inclusi nelle liste di “Paesi sicuri” adottate da altri Stati membri dell’Unione Europea.
Questa inclusione potrebbe comportare per le persone provenienti da tali Paesi e in cerca di protezione un’ulteriore violazione, negando loro l’accesso al diritto di asilo o, nel peggiore dei casi, privandole della libertà personale e trasferendole in un Paese terzo prima ancora di poter rivendicare tale diritto.
Un esempio significativo è la Tunisia, dove numerosi rapporti di organizzazioni internazionali e delle Nazioni Unite hanno documentato gravi violazioni dei diritti umani. Negli ultimi report è stato denunciato che in alcuni casi, le autorità tunisine, dopo aver intercettato imbarcazioni in mare o arrestato persone migranti, tra cui donne e bambini, le hanno abbandonate in zone desertiche o lungo i confini con la Libia e l’Algeria, esponendole a gravi rischi. Testimonianze di rifugiati e migranti, documentate da organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch, hanno rivelato poi che centinaia di migranti sono stati consegnati anche alle autorità libiche, esponendoli così a detenzioni arbitrarie, torture e lavori forzati.
Calano gli arrivi ma nel Mediterraneo si continua a morire
Anche se gli sbarchi sulle coste italiane sono in calo rispetto al 2023, il Mediterraneo continua a essere teatro di morti e tragedie. Nel mese di dicembre, almeno 70 persone risultano disperse in due naufragi che hanno spezzato altre vite nel tentativo di attraversare il mare. Nel primo incidente, avvenuto tra l’8 e il 9 dicembre, una bambina ivoriana è l’unica sopravvissuta. La barca su cui viaggiava, una struttura di ferro partita da Sfax, in Tunisia, si è capovolta a causa delle onde molto alte. Circa 45 persone, tra cui uomini, donne e bambini, sono state inghiottite dal mare, lasciando la piccola sola, in balia del mare.
Anche l’ultimo giorno dell’anno si è consumata un’altra tragedia. Una barca partita da Zuwara, in Libia, con circa 30 persone a bordo, si è trovata in difficoltà poche ore dopo la partenza. Sette sopravvissuti, tra cui un bambino di otto anni, che ha perso la madre durante il naufragio, sono stati salvati e condotti a Lampedusa. Il mare, ancora una volta, non ha fatto sconti, aggiungendo altre vite alle sue profondità. Nonostante gli sforzi delle organizzazioni internazionali queste storie continuano a emergere, testimoniando il prezzo umano di un viaggio che, per molti, rimane l’unica possibilità di speranza.
Di cosa si occupa l'Unhcr
L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) è un'agenzia delle Nazioni unite incaricata di proteggere e assistere le persone in fuga dea conflitti, violazioni dei diritti umani e persecuzioni. Fondata nel 1950, l'Unhcr lavora per garantire che i rifugiati e altri individui vulnerabili ricevano protezione, assistenza e diritti fondamentali, tra cui l'accesso a rifugi sicuri, cibo, acqua, assistenza sanitaria e istruzione. L'agenzia promuove anche soluzioni durature, come il rimpatrio volontario, l'integrazione nei paesi ospitanti o il reinsediamento in paesi terzi. L’UNHCR continua a essere presente nei punti di sbarco, collaborando con le autorità italiane e le organizzazioni partner per offrire assistenza ai migranti e garantire una rapida presa in carico dei più vulnerabili, come minori non accompagnati e donne in difficoltà. Al tempo stesso, l’agenzia, come si legge nell'ultimo report, rinnova il suo appello agli Stati membri dell’Unione Europea per rafforzare i meccanismi di ricerca e salvataggio, oltre a creare percorsi sicuri per chi cerca protezione internazionale.