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News su migranti e sbarchi in Italia

Nel 2023 sono sbarcati più di centomila migranti in Italia, Piantedosi annuncia un nuovo dl Sicurezza

Dall’inizio dell’anno oltre 100mila persone migranti hanno attraversato il Mediterraneo e sono arrivate in Italia. Quasi lo stesso numero di persone sbarcate in tutto il 2022. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha detto che il governo sta lavorando su un nuovo decreto Sicurezza da presentare a settembre.
A cura di Luca Pons
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Superata la soglia delle 100mila persone arrivate in Italia attraversando il Mediterraneo. Il 15 agosto 2023 è arrivata la cifra tonda negli sbarchi: fino al giorno prima il Viminale segnalava 99.771 persone, e dalla mezzanotte del 15 sono arrivate più di 500 persone solo a Lampedusa. Un anno fa nello stesso lasso di tempo erano stati 48mila, l'anno prima ancora 33mila. E il numero di 105mila migranti (cioè quanti ne sono arrivati in Italia in tutto il 2022) verrà raggiunto con tutta probabilità nelle prossime ore. I morti nel tentativo di completare la traversata, invece, sono già stati più di 2mila dall'inizio dell'anno.

Oggi, il dossier del Viminale ha mostrato che nei primi sette mesi dell'anno gli arrivi sono stati 89mila, più del doppio rispetto all'anno prima (41mila). Di questi, i minori non accompagnati arrivati nel 2023 sono stati più di 10mila. Nonostante si siano triplicati i salvataggi in mare (64mila persone soccorse contro 19mila nel 2022), si è quasi dimezzato il contributo delle Ong (da 6.200 a 3.700 persone), a causa della linea dura dell'esecutivo di Giorgia Meloni. Il governo ha annunciato che interverrà con un nuovo decreto Sicurezza che toccherà anche il tema delle migrazioni, in particolare cercando di aumentare i rimpatri.

In un'intervista al Messaggero, il ministro dell'Interno Piantedosi ha anticipato alcuni dei punti del dl e ha difeso l'operato del governo finora, con il decreto Cutro e il decreto Ong. Ha sottolineato che il record di sbarchi è dovuto alla situazione eccezionale in Tunisia, e che se non fosse per quella i numeri sarebbero in calo. E parlando Ong ha fatto retromarcia sulla teoria fasulla del ‘pull factor‘, secondo cui la presenza delle navi aumenterebbe le partenze.

Cosa c'è nel nuovo decreto Sicurezza del governo Meloni

Il governo Meloni finora ha scaricato le responsabilità sugli scafisti e ha spinto sulla ricerca di accordi con i Paesi di partenza, come la Tunisia. Oggi il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha confermato che è in lavorazione un nuovo decreto Sicurezza. E ha anticipato alcuni dei suoi contenuti: "Potenzieremo il sistema delle espulsioni soprattutto di persone che si sono rivelate pericolose, e metteremo risorse e procedure più veloci per la realizzazione di Cpr, i centri presso i quali vengono trattenuti gli irregolari da espellere". A gestire il dossier saranno il ministero di Piantedosi e quello della Giustizia, con l'obiettivo di approvare le nuove misure "entro settembre".

Dunque il prossimo dl Sicurezza cercherà di premere l'acceleratore sui rimpatri. Questo darebbe al governo dei numeri da mettere sul tavolo per rispondere a chi dice che, con l'aumento degli sbarchi, le politiche del governo sono state poco efficaci sia sul piano dei salvataggi che su quello dell'accoglienza e della gestione del fenomeno in generale. Il ministro ha anche ribadito di aver già "ottenuto nell’ultimo anno un incremento delle espulsioni del 30%", un dato corretto sulla carta (è il 28%) ma che in realtà è molto meno positivo di quanto sembri, considerando che gli sbarchi sono aumentati del 150% circa.

"Il decreto Cutro funziona, gli sbarchi sarebbero in calo se non fosse per la Tunisia"

Piantedosi, comunque, ha difeso il suo operato finora, ad esempio sul decreto Cutro di marzo: "I primi effetti dell’applicazione del decreto ci incoraggiano a continuare su questa linea". Anche se le norme più ‘pubblicizzate' del dl erano state quelle di un nuovo reato per gli scafisti, di un altro potenziamento dei Cpr e della stretta sulla protezione speciale per i migranti. A quasi sei mesi di distanza, sembra difficile identificare i vantaggi di questi interventi. Infatti Piantedosi si è concentrato su altro: "Abbiamo esteso la rete di primissima accoglienza in Calabria e in Sicilia, cioè nei luoghi di primo sbarco, e questo ci ha consentito una gestione più ordinata del fenomeno".

Piantedosi ha poi anche cercato di minimizzare il dato sul numero record di sbarchi, dicendo che è "frutto di una pressione migratoria epocale legata a una drammatica crisi socio-economica in Tunisia". Se invece "le statistiche fossero limitate agli altri Paesi tradizionalmente di partenza (Algeria, Libia, Turchia e via dicendo), i dati degli arrivi nel nostro Paese sarebbero addirittura in calo. La Tunisia è un’anomalia", ha detto. Il dossier del Viminale riporta che gli arrivi dalla Libia sono aumentati (da 22mila a 30mila), dalla Turchia sono diminuiti (da 6mila a 4mila) ma la grossa variazione è arrivata proprio dalla Tunisia: da 11mila persone partite, sono salite a 54mila.

Per il ministro, il caso di pescatori che "fanno un altro mestiere" e diventano "pirati" dimostrerebbe che serve un intervento più duro delle Procure: "Se noi interrompiamo il ciclo dell’approvvigionamento dei trafficanti, ci possiamo aspettare una riduzione degli sbarchi. Il reato di pirateria contestato dalla Procura di Agrigento è di particolare gravità e prevede da 10 a 20 anni di carcere. Confidiamo che questa severità e la nostra assoluta determinazione a praticarla possano essere un deterrente fondamentale".

La retromarcia di Piantedosi sulle Ong come ‘pull factor'

Infine, il ministro Piantedosi ha rivendicato come un successo il fatto che "adesso le Ong agiscono sotto le direttive della Guardia costiera italiana". Il governo "non ha mai avuto pregiudizi" nei confronti delle navi di Ong, ha detto il ministro, nonostante in passato gli attacchi a queste organizzazioni siano arrivati più volte e da diversi esponenti del governo, incluso Piantedosi. Con il decreto Ong di febbraio, però, il governo "ha voluto solo affermare che, in uno scenario così complesso, non ci fossero soggetti privati che si muovessero autonomamente, sottraendosi al doveroso coordinamento delle autorità nazionali stabilito dall’ordinamento internazionale".

Il ministro ha poi ribadito che "se guardiamo comunque ai numeri dei salvataggi in mare, non c’è nessuna opera particolare di supplenza da parte delle Ong. Il soccorso in mare è assicurato dallo Stato: su 72.046 salvataggi in zona Sar, quasi tutti sono stati fatti dallo Stato mentre le Ong ne hanno effettuati 4.113″. Un dato spesso citato proprio da chi contestava il governo Meloni, che ha più volte sostenuto che la presenza delle Ong fosse un elemento di attrazione, o un "pull factor", che aumentava le partenze.

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