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Nel 2023 l’inflazione resterà alta e gli stipendi aumenteranno pochissimo, dice la Banca d’Italia

Il nuovo bollettino trimestrale della Banca d’Italia dà le stime più aggiornate su come andrà il prossimo anno per l’economia italiana. L’inflazione scenderà ma resterà su livelli decisamente alti, mentre per le buste paga ci si aspetta che l’aumento sia molto leggero.
A cura di Luca Pons
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La Banca d'Italia ha pubblicato il suo ultimo bollettino economico, un documento per fare il punto sull'andamento dell'economia – nel mondo, in Europa e in Italia – e per prevedere come andranno le cose nei prossimi mesi e anni. Nel 2023, l'inflazione resterà alta, anche se meno che nel 2022, quando ha toccato livelli record. La stima, infatti, è che arrivi al 6,5%, per poi scendere in modo più marcato nel 2024 (2,6%) e nel 2025 (2%, il livello considerato ‘normale').

Negli ultimi mesi del 2022, gli aiuti del governo hanno contribuito a rallentare l'inflazione di circa un punto, secondo le stime di Bankitalia. Anche perché gli interventi si sono concentrati soprattutto sul caro bollette, e proprio il prezzo dell'energia ha contribuito per il 70% (oltre due terzi) all'aumento del tasso di inflazione.

La spesa delle famiglie sarà ancora rallentata dall'aumento dei prezzi, che colpisce le fasce più povere in modo più forte. I consumi cresceranno solo dell'1,5% nel 2023. Un risultato decisamente più basso del +4,6% del 2022, dovuto anche al fatto che nello scorso anno molti sono tornati alle abitudini di spesa che avevano prima della pandemia. La previsione, poi, è che i consumi rallentino ancora negli anni successivi. Nel 2024 e nel 2025 dovrebbero arrivare poco sotto all'1%.

Le previsioni sul lavoro: più occupati, ma gli stipendi restano fermi

Una parte del bollettino di Bankitalia è dedicato al mondo del lavoro. In particolare, si prevede che il tasso di disoccupazione resti stabile all'8,2% quest'anno, per poi scendere al7,9% nel 2024 e al 7,6% nel 2025. Il numero di occupati è aumentato del 2,2% l'anno scorso, e dovrebbe continuare a crescere leggermente anche nel 2023 (+0,4%), nel 2024 (+0,5%) e nel 2025 (+0,7%).

Gli stipendi, invece, continueranno a crescere pochissimo. Il 67% dei lavoratori dipendenti nel privato è in attesa di rinnovare il proprio contratto, e le negoziazioni si protrarranno anche nel 2023. Insomma, i prezzi continueranno ad aumentare a causa dell'inflazione, ma gli stipendi saliranno comunque di poco. La Banca d'Italia prevede che la crescita dei salari "acceleri moderatamente".

Secondo i dati più aggiornati, riportati nello stesso bollettino, nel periodo luglio-settembre del 2022 gli stipendi sono saliti in media dell'1,8% rispetto all'anno prima. Meno del 2% di aumento in busta paga, mentre l'inflazione faceva salire i prezzi – in media nell'anno – di oltre l'8%.

L'Italia evita la recessione, se la Russia non taglia il gas

Anche il prodotto interno lordo dell'Italia rallenterà. Nel 2022 la crescita è stata di circa il 3,9% – di nuovo, soprattutto grazie all'effetto di ‘ripartenza' dopo la pandemia – mentre per il 2023 la stima è di +0,6%. Una previsione comunque più ottimista di quella presentata dall'agenzia di rating Standard and Poor's, secondo la quale l'Italia quest'anno andrà in recessione: -0,1% sul Pil.

Anche per la Banca d'Italia c'è uno scenario di possibile recessione, ma solo se la Russia decidesse di tagliare del tutto le forniture di materie prime energetiche, principalmente gas e petrolio. In questo caso, il Pil italiano probabilmente scenderebbe in modo deciso (-1%) nel 2023, per poi tornare a crescere gradualmente negli anni successivi. Se la Russia bloccasse il gas – le forniture di petrolio saranno fermate inizio febbraio – anche l'inflazione tornerebbe ad aumentare, e anzi potrebbe superare il livello del 2022, arrivando al 10%.

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