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Nel 2016 aumentano i single e crollano le nascite: l’Italia è tra i Paesi più vecchi al mondo

Nel tradizionale rapporto annuale, l’Istat rileva una crescita delle famiglie composte da una sola persona e il crollo delle nascite. Sebbene la popolazione si dica generalmente soddisfatta della propria condizione sociale ed economica, in Italia comunque continua a crescere il numero di persone in condizioni di povertà assoluta, che nel 2016 ha toccato quota 4,7 milioni di unità.
A cura di Charlotte Matteini
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Poco interessati alla politica, single e tra i più longevi del mondo. Questo il ritratto in breve disegnato dal rapporto annuale diffuso da Istat e relativo all'anno 2016. Secondo l'istituto nazionale di statistica, che nell'annuario nazionale composto da 24 sezioni totali ha vagliato ogni settore economico e sociale del Belpaese, in Italia stanno aumentando le famiglie composte da una sola persona (che passano dal 20,5% al 31,6%) mentre di pari passo stanno diminuendo quelle da 5 o più componenti (dall'8,1% al 5,4%). In sostanza, nell'arco degli ultimi vent'anni il numero medio dei componenti familiari è sceso da 2,7 a 2,4, registrando un netto aumento dei cosiddetti single.

Nel 2016 l'Italia ha inoltre continuato ad affrontare il crollo delle nascite, calate di 12.342 unità rispetto all'anno precedente. La mamme sono sempre più adulte e tendenzialmente si hanno 1,35 per donna, un tasso nettamente inferiore a quello di sostituzione (pari ad almeno 2).  Per quanto riguarda la speranza di vita alla nascita, invece, riprende a crescere e passa da 80,1 anni a 80,6 anni per i maschi e da 84,6 a 85,1 per le femmine. I matrimoni aumentano e passano dai 189.765 del 2014 ai 194.377 del 2015 (oltre 4.600 eventi in più); cresce di conseguenza anche il quoziente di nuzialità che dal 3,1 passa al 3,2 per mille con un picco del 3,8 per mille nelle Isole. Ad aumentare però in misura marcata sono i divorzi che da 52.355 nel 2014 diventano 82.469 nel 2015.

Stando alle rilevazioni Istat, cresce però la soddisfazione generale della popolazione rispetto al 2015, a cui gli italiani danno un voto pari a 7 su una scala che va da 0 a 10. "Rimangono molto elevate le quote di persone soddisfatte per le proprie relazioni con familiari e amici, nonostante una diminuzione nel livello di soddisfazione più alto, e aumenta la quota dei soddisfatti anche per la situazione economica. Continua intanto a diminuire la quota di famiglie che giudica la propria situazione economica in peggioramento rispetto all'anno precedente, mentre aumenta quella che la considera invariata".

La popolazione sta comunque diminuendo e al 31 dicembre 2016 era pari a 60.589.445 unità (29.445.741 maschi e 31.143.704 femmine), oltre 76 mila unità in meno rispetto all'inizio dell'anno. "A livello territoriale il Sud e le Isole sono la ripartizione con il maggiore decremento annuo (-0,3 per cento); come nell'anno precedente il maggior numero di residenti, il 26,6 per cento del totale, si trova al Nord-ovest (16.103.882 unità)". Nelle grandi città i residenti tendono a spendere 491 euro al mese in più rispetto a chi vive nei piccoli centri abitati (2.899,21 euro al mese contro i 2.407,82 euro nei centri con meno di 50.000 abitanti).

Se da un lato in media la soddisfazione generale aumenta, dall'altro però si assiste all'aumento delle famiglie in condizioni di povertà assoluta, pari a 1,6 milioni per un totale 4 milioni e 742mila persone, il 7,9% della popolazione. "Rispetto all'anno scorso, le famiglie che vedono peggiorare le loro condizioni sono quelle numerose, soprattutto coppie con 3 o più figli minori (da 18,3% del 2015 a 26,8% del 2016). E sono proprio i più giovani a pagare il conto più salato della crisi: l'incidenza di povertà assoluta è più elevata fra i minori (12,5%) e interessa oltre un milione e 292.000 ragazzi, mentre si attesta al 10% fra le persone di età compresa fra i 18 e i 34 anni e raggiunge il suo minimo fra gli over 64 (3,8%). Degli oltre 4,7 milioni di poveri, più di due milioni risiedono nel Mezzogiorno (con un'incidenza del 9,8%) e due milioni e 458.000 sono donne (7,9%). Il dato cambia a seconda del titolo di studio: a presenta il valore minimo, pari al 4%, per le famiglie in cui la persona di riferimento ha ottenuto almeno il diploma, mentre sale all'8,2% per chi ha al massimo la licenza elementare".

La partecipazione politica dei cittadini, diretta e indiretta, è da tempo in calo e questo calo sembra non arrestarsi: soltanto il 4,3% delle persone di 14 anni e più ha partecipato a cortei e lo 0,8% ha svolto attività gratuita per un partito. Una quota considerevolmente più ampia della popolazione, anch'essa però in calo rispetto al 2015, partecipa in modo indiretto mentre uno su quattro non si informa mai di politica.

Per quanto riguarda il comparto sanitario, cresce il numero di posti letto nelle strutture di assistenza residenziale (4,4% in più dal 2013 al 2015), mentre si riducono i posti letto ospedalieri, soprattutto quelli in regime per acuti, con grandi differenze tra Sud e Nord. Le persone che, pur non praticando un'attività sportiva, dichiarano di svolgere qualche attività fisica sono il 25,7 per cento (una diminuzione di quasi un punto percentuale rispetto al 2015). La quota di sedentari è pari al 39,2 per cento; più sedentarie le donne rispetto agli uomini, il 43,4 per cento delle donne dichiara di non svolgere alcuna attività fisica rispetto al 34,8 per cento degli uomini. Le malattie del sistema circolatorio e i tumori si confermano le due principali cause di morte in Italia, che costituiscono il 66% dei decessi. "Le malattie del sistema circolatorio occupano il primo posto nella graduatoria delle cause di mortalità per le donne, con un quoziente di 396,6 per 100 mila abitanti, mentre sono al secondo posto nella graduatoria maschile (325,7 per 100 mila), dopo i tumori che per gli uomini rappresentano la prima causa (337,1 per 100 mila) e per le donne la seconda (248,9 per 100 mila)".

Infine, nel corso del 2016 è stato rilevato un calo del numero dei reati (2.687.249, -4,5 per cento) rispetto all'anno precedente.  In particolare, "risultano in diminuzione i delitti contro la persona: gli omicidi volontari consumati (-1,3 per cento) e, al loro interno, quelli di tipo mafioso, che costituiscono attualmente il 9,2 per cento del totale (quota più che dimezzata rispetto al 2004, quando era il 19,3 per cento), gli omicidi volontari tentati (-3,8 per cento), le violenze sessuali (-6,0) e le lesioni dolose (-3,2 per cento). Tra i delitti contro il patrimonio, in calo rispetto al 2014 i furti e le rapine (-7,0 e -10,6 per cento, rispettivamente) e la ricettazione (-7,6), mentre sono in netto aumento le estorsioni (+19,7 per cento rispetto all'anno precedente, oltre il 60 per cento nell'ultimo quinquennio). Si nota anche una ripresa delle truffe e frodi informatiche (+8,8 per cento)".

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