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Negozi chiusi di domenica, l’allarme di Federdistribuzione: a rischio 400 milioni di euro

La chiusura imposta della domenica porterebbe a un taglio di 400 milioni che ogni anno sono spesi per pagare il lavoro domenicale dei dipendenti e l’addio, nel lungo periodo, a 40mila posti di lavoro. Questa decisione influirebbe anche sulle abitudini di 12 milioni di italiani che sfruttano le aperture domenicali per lo shopping di famiglia.
A cura di Chiara Caraboni
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Continua la corsa di Luigi di Maio verso la chiusura degli esercizi la domenica e i festivi. L'obiettivo è quello di effettuare un cambio di rotta rispetto alla liberalizzazione introdotta dal tecnico Mario Monti nel 2011 con il decreto "Salva Italia", stabilendo che solo il 25% dei negozi rimangano aperti di domenica e nei festivi. Il ministro Gian Marco Centinaio ha precisato, che l’intenzione rimane quella di non bloccare tutti gli esercizi la domenica o i festivi nelle realtà turistiche, preferendo un altro giorno di chiusura rispetto alla domenica, per evitare un impatto negativo sul turismo italiano.

Federdistribuzione però, riguardo a questa proposta, ha lanciato un allarme: nelle grandi catene commerciali le domeniche e i giorni festivi rappresentano il 10% del fatturato, e circa 16 mila occupati a tempo pieno in più. Come spiega Il Sole 24 Ore, il contratto nazionale del commercio attualmente in vigore prevede, come regola base, che i festivi e le domeniche siano pagati con una maggiorazione del 30%. Secondo Federdistribuzione, quindi, con la chiusura domenicale si perderebbero in tutto 400 milioni. Non solo, nel lungo periodo queste chiusure implicherebbero il licenziamento di circa 40mila posti di lavoro. Di 2 milioni di lavoratori complessivi, infatti, 460mila persone impiegate nel settore della grande distribuzione sono pagate proprio con quei 400 milioni di euro, utilizzati per straordinari o e assunzioni nei weekend. È importante sottolineare poi che l’apertura domenicale è valutata positivamente nel sistema italiano dagli investitori internazionali "che hanno in mano il 70% dei nostri centri commerciali", spiega Massimo Moretti, presidente del Cncc, il Consiglio nazionale centri commerciali. Senza contare, inoltre, che circa 12 milioni di italiani sfruttano le aperture domenicali per il loro shopping e i momenti in famiglia.

Il sindacalista Luigino Pezzuolo, segretario generale Cisl-Fisacat di Milano, evidenzia alcuni punti critici del sistema: “Il lavoro di sabato e domenica viene considerato come un tempo ordinario”. Pezzuolo spiega infatti come nella maggioranza dei casi i lavoratori assunti per coprire anche il week end non ricevano alcuna maggiorazione, sebbene il contratto nazionale del commercio attualmente in vigore lo preveda. Non bisogna però confondere il lavoro svolto durante il fine settimana con il lavoro nei giorni festivi, che invece è su base volontaria.

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