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Neanche stavolta il Parlamento Europeo ha trovato un accordo sul clima: si ricomincia daccapo

I Socialisti hanno deciso di affossare il testo dopo il voto dei Popolari a favore di alcuni emendamenti (sostenuti anche dai gruppi ECR e ID, l’estrema destra) che avrebbero di fatto annacquato la riforma in questione.
A cura di Annalisa Girardi
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È stata bocciata al Parlamento europeo la proposta di riforma dell'Ets (Emissions Trading System), il sistema che regola lo scambio di quote di emissioni inserito all'interno del pacchetto sul clima Fit for 55. I Socialisti hanno deciso di affossare il testo dopo il voto dei Popolari a favore di alcuni emendamenti (sostenuti anche dai gruppi ECR e ID, l'estrema destra) che avrebbero di fatto annacquato la riforma in questione. Si torna così in commissione Ambiente, dove bisognerà ricominciare dall'inizio il lavoro per un accordo condiviso.

"Non potete chiederci di approvare un pacchetto dove vi siete alleati con l'estrema destra per fare passare gli emendamenti", ha detto Iratxe García Pérez, la presidente del gruppo S&D, rivolgendosi al Popolari, alleati nella maggioranza. Hanno votato contro anche Renew e i Verdi: in totale i voti contrati sono stati 340, contro 265 favorevoli e 34 astenuti. Di conseguenza si è deciso di rinviare altri due voti previsti oggi sempre in seno al pacchetto Fit for 55, quello sul Fondo sociale per il clima e quello sul Carbon Border Adjustment Mechanism, la cosiddetta carbon tax alle frontiere. Sono stati rimandati fino a quando non si raggiungerà un accordo sugli Ets. Nel pomeriggio ci saranno invece altri votazioni sulle misure proposte nel pacchetto sul clima, anche se con la bocciatura della riforma sulle quote di emissioni di fatto rimane tutto bloccato.

"Al Parlamento Europeo la cosiddetta ‘maggioranza Ursula' va in frantumi proprio di fronte a uno dei simboli di questa legislatura, il Green Deal. Un clamoroso fallimento consumatosi in aula, su quello che da sempre è un cavallo di battaglia di questa Ue, cominciato con la sonora bocciatura della riforma Ets e seguito dalla ritirata su altri provvedimenti chiave del Fit for 55", hanno commentato in una nota i capodelegazione del gruppo ID e della Lega, rispettivamente Marco Zanni e Marco Campomenosi. E ancora: "Una figuraccia per la Commissione europea e per la maggioranza che con arroganza e supponenza ha provato a calare dall'alto proposte senza efficacia nella tutela ambientale, che si tradurrebbero però in nuove tasse, obblighi e imposizioni a carico di imprese, lavoratori e famiglie. Serve meno ideologia, meno propaganda e più buonsenso e più concretezza. Questi voti servano da lezione anche a quelle forze che, anziché difendere i valori liberali, sono diventate ostaggio delle sinistre: il centrodestra che rincorre la sinistra trova sempre qualcuno più a sinistra di loro. Che, alla prima occasione buona, li punisce. Proprio come avvenuto oggi".

L'eurodeputato Brando Benifei, capodelegazione del Partito democratico, invece da parte sua ha spiegato: "Speravamo di poter approvare oggi la riforma del sistema Ets, il nuovo meccanismo Cbam, cosi' come il Fondo sociale per il clima, misure essenziali per convertire in pratica gli obiettivi di decarbonizzazione al 55% entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050. Purtroppo la convergenza delle forze conservatrici, dei popolari e dell'estrema destra e' riuscita a far saltare l'equilibrio trovato in commissione ambiente, proponendo un rinvio della riduzione delle quote gratuite delle emissioni inquinanti". Benifei ha accusato la destra di aver cercato di affossare la riforma accordata, ragion per cui la sinistra si è mossa per riportare il testo in commissione. Quindi ha concluso: "Il Partito democratico aveva supportato il compromesso negoziato dal gruppo dei Socialisti e democratici per un termine delle quote gratuite al 2032, una posizione ambiziosa per accelerare sulla lotta al cambiamento climatico tenendo conto delle esigenze delle imprese, per un periodo più lungo di adattamento al nuovo sistema. Ci rimetteremo al lavoro per ricostruire una posizione forte e coerente. Popolari e liberali decidano se stare con chi di fatto nega o ignora l'esistenza del cambiamento climatico, o con chi invece crede il tempo da perdere sia finito per cambiare rotta e salvare il pianeta".

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