Tutto sommato quanto sta succedendo in queste ore era facilmente prevedibile. Che la decisione della presidente della Camera Laura Boldrini, che ha operato una evidente forzatura utilizzando uno strumento "nuovo" e creando un precedente di una gravità che coglieremo solo nelle prossime legislature, fosse destinata a provocare una ulteriore accelerazione dello scontro politico in atto in Parlamento era praticamente scontato. Così come era altrettanto chiaro che l'isolamento della truppa grillina in Parlamento, con una evidente difficoltà di incidere e di portare a casa qualche minimo risultato (al di là della propaganda e al netto di responsabilità diffuse e di un atteggiamento per certi versi inaccettabile della maggioranza di Governo), non potesse portare altro che al lento ma costante (ulteriore) scivolamento del dibattito verso il basso, nei modi e nei toni. È, insomma, un clima da "guerra incivile", un muro contro muro che monopolizza l'attenzione generale. E che sembra porre chiunque si approcci alla questione di fronte ad un bivio: o con gli uni o con gli altri.
O con "il Governo che regala 7,5 miliardi di euro dei cittadini alle banche private" (qui abbiamo provato a fare un po' di chiarezza), o con "i nuovi fascisti che non hanno rispetto delle istituzioni"; o con "la dittatura imperante, che chiude la bocca all'opposizione" o con "gli squadristi che vogliono bloccare la democrazia"; o con "i servi delle banche, dei poteri occulti e della Troika" o con chi "mette in pratica comportamenti eversivi"; o con "i ladri, i corrotti, i disonesti" o con i "potenziali stupratori". Il punto è: ma siamo davvero sicuri che la questione, anzi il complesso delle questioni, sia in questi termini? Davvero siamo alla scelta di campo? Si può leggere l'insieme delle vicende politiche con un manicheismo spicciolo e con una nettezza di giudizio simile?
La sensazione è che una lettura di questo tipo sia semplicemente il frutto di un "racconto", cui hanno aderito, per opposte ragioni, le due parti in gioco. Parliamoci chiaro, l'idea della contrapposizione formale e sostanziale tra due mondi conviene a tutti. In primo luogo perché consente ad entrambe le parti di sfuggire "all'esame di coscienza", facendo passare in secondo piano limiti, errori, lacune e contraddizioni interne. Un esempio al volo per spiegarci meglio: ha senso eludere completamente il fatto che la maggioranza ha avuto 60 giorni di tempo (ed un voto di fiducia) per far approvare il decreto? E qualcuno ricorda ancora il disastro Imu di Saccomanni – Letta – Brunetta? È poi evidente che la polarizzazione dello scontro sia un viatico essenziale per la campagna elettorale delle Europee, alla quale il Movimento 5 Stelle arriva dopo i flop delle Regionali, dopo il disastro Sardegna e con una riflessione programmatico – ideologia debole, debolissima (e per carità di patria non diremo nulla sul modo in cui ci arrivano il Pd dei rancori, il Nuovo Centrodestra del "sopravvivere" e il baraccone Forza Italia, ancora senza struttura e quadri dirigenti).
Ancora: la radicalizzazione dello scontro consente evidenti forzature comunicative che convengono ad entrambe le fazioni. Il Movimento 5 Stelle può nutrire la rabbia e l'insofferenza dei suoi militanti duri e puri, può calcare la mano nel solco dell'emergenza democratica, sdoganando definitivamente gli insulti e la virulenza della parole, in Aula e non solo. E non è un caso che, nell'affaire Boldrini, la scena sia monopolizzata dal modello "Di Battista" e dalle "provocazioni" di Grillo e di Messora (non so quanto sia necessario scrivere che quel tweet fa schifo, ma nel dubbio lo scrivo). Dall'altra parte però è più o meno lo stesso e non si perde occasione per attacchi tra il gratuito e il sommario (si veda il bel post di Dino Amenduni su ValigiaBlu). E in qualche modo, specie in area Pd, si trova anche una sponda comoda per proseguire l'opera di ricostruzione del rapporto con lo zoccolo duro dei militanti.
Iscriversi ad una delle due fazioni è semplice, anche appagante per certi versi. Ma è un inganno, un azzardo. Perché mai come in questo caso la realtà dei fatti non è né bianca né nera, ma grigia. Ed è nel cupo grigiore di questa politica che si rintracciano le differenze, si isolano frammenti, si costruiscono le opinioni (si dovrebbe…). Non si tratta di applicare la sempiterna lezione cerchiobottista al duello a colpi di insulti, né di dire che "fanno tutti schifo, chi più chi meno". Si tratta di avere la possibilità di restare schifati per la violenza dell'attacco (sessista o meno sinceramente non fa differenza, anche se ci rendiamo conto che il discorso è complesso) verso la Boldrini e allo stesso tempo di conservare la lucidità mentale per "isolare eventuali responsabilità senza generalizzare" (da quando 100 commenti sui social network equivalgono ad un indirizzo politico); di indignarsi per il lerciume vomitato da qualche migliaio di imbecille e allo stesso tempo di evitare di radicalizzare la questione al punto da chiedere "misure restrittive per la Rete", punizioni esemplari per i "colpevoli" o misure ad hoc per colpire chi insulta (le leggi ci sono, non lo ripeteremo mai abbastanza); si tratta di riconoscere che le lacune del Governo e l'instabilità di questa maggioranza non possono essere coperte dallo svuotamento di essenziali contrappesi di ordine democratico (cosa sarebbe successo se la tagliola fosse stata applicata per una legge ad personam? E qualcuno ricorda come Schifani gestì la riforma Gelmini al Senato e quali furono le reazioni dei democratici?), ma anche che non ha senso trasformare il Parlamento nell'Asilo Mariuccia; si tratta di discernere tra propaganda e dibattito, tra provocazioni e proposte, fra ideali e slogan, fra idee e parole al vento. Roba che non si può sintetizzare in un hashtag.