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‘Ndrangheta, maxi operazione in Calabria: tra gli indagati c’è anche l’ex governatore Oliverio

Una maxi operazione del Ros dei carabinieri contro la ‘Ndrangheta ha portato a diversi arresti con accuse a vario titoli di associazione a delinquere e associazione mafiosa. Nella lunga lista di persone indagate ci sono anche l’ex governatore della Calabria Mario Oliverio e l’ex vicepresidente Nicola Adamo.
A cura di Annalisa Girardi
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Ci sono anche diversi politici e imprenditori tra i nomi delle 123 persone indagate dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, tra cui quello dell'ex governatore della Calabria Mario Oliverio, l'ex vicepresidente Nicola Adamo e gli ex consiglieri regionali Vincenzo Sculco (finito ai domiciliari) e Flora Sculco, padre e figlia. Una maxi operazione, quella condotta dal Ros dei carabinieri contro la ‘Ndrangheta, che ha portato a diversi arresti con accuse a vario titoli di associazione a delinquere e associazione mafiosa, finalizzate ad una lunga serie di reati. Sono 22 le persone finite in carcere, mentre altre 12 sono state sottoposte ai domiciliari.

Insomma, un'operazione che al momento coinvolge diversi volti noti e nomi di spicco della scena politica e imprenditoriale calabrese. Tra gli indagati risultano esserci anche l'ex assessore comunale di Crotone, Giancarlo Devona e l'attuale sindaco di Rocca di Neto Alfonso Dattolo. Nella lista, inoltre, risultano esserci anche diversi imprenditori e dirigenti aziendali, insieme al boss della cosca di Papanice Mico Megna e un nutrito gruppo di affiliati.

In totale le persone  indagate sono 43: 22 per associazione di tipo mafioso, nove per associazione a delinquere, tre per  associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe aggravata dalle finalità mafiose, e altre per  turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, omicidio, trasferimento fraudolento di valori, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, turbata libertà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, scambio elettorale politico mafioso, truffa aggravata.

"L’attività investigativa riguardante il versante ‘ndranghetistico – corroborata dalle propalazioni di vari collaboratori di giustizia, dall’analisi delle segnalazioni dell’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia e da attività investigative svolte in Germania in ambito cooperazione giudiziaria – è stata avviata nel 2018 dal Raggruppamento ed è stata incentrata sulla ricostruzione degli assetti, dei rapporti politico/imprenditoriali e delle dinamiche criminali della locale di Papanice (KR), al cui vertice si pone la famiglia Megna", si legge nel comunicato stampa della Procura.

E ancora: "Sono stati raccolti indizi che hanno delineato, allo stato del procedimento, i molteplici interessi illeciti degli esponenti della citata locale nei settori immobiliare, della ristorazione, del commercio di prodotti ortofrutticoli e di bestiame, dei servizi di vigilanza – security e del gaming attraverso l’imposizione di video-poker alle sale scommesse e/o la loro gestione tramite prestanomi. Interessi che hanno travalicato i confini della Calabria, interessando le province di Parma, Milano e Verona ove erano stabilmente attivi sodali e imprenditori operanti nel settore dell’autotrasporto, della ristorazione e del movimento terra che operavano per conto della cosca dei “Papaniciani”".

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