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Naufragio migranti, l’appello di Papa Francesco e la risposta di Meloni: “Combattiamo i trafficanti”

Papa Francesco ha parlato del naufragio di migranti a Cutro, vicino a Crotone: “Non si ripetano simili tragedie, i trafficanti di esseri umani siano fermati”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto: “Facciamo nostre le sue parole”.
A cura di Luca Pons
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"Rinnovo a tutti il mio appello affinché non si ripetano simili tragedie. I trafficanti di esseri umani siano fermati. Non continuino a disporre della vita di tanti innocenti. I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte, le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti". Con questo appello Papa Francesco ha commentato il naufragio di Cutro, dove sono morte almeno 71 persone migranti – le ultime tre vittime, di cui due bambini, sono state ritrovate tra ieri e oggi, ma ci sono ancora dai 25 ai 40 dispersi.

"Esprimo ora il mio dolore per la tragedia avvenuta nelle acque di Cutro, presso Crotone", ha detto il pontefice. "Prego per numerose vittime del naufragio, per i loro familiari e per quanti sono sopravvissuti, e manifesto il mio apprezzamento e la mia gratitudine alla popolazione locali e alle istituzioni per la solidarietà e l'accoglienza verso questi nostri fratelli e sorelle".

La risposta di Giorgia Meloni a Papa Francesco: "Continuiamo a combattere trafficanti"

Ha risposto a Papa Francesco anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che dopo quasi una settimana ha rotto il suo silenzio sul naufragio lanciando anche l'ipotesi di una riunione del Consiglio dei ministri da svolgere a Cutro. Sui social, Meloni ha scritto che le sue parole "rappresentano un grande richiamo per tutte le istituzioni. Come governo le facciamo nostre, continuando a impiegare tutte le forze necessarie per combattere i trafficanti di esseri umani e fermare le morti in mare".

Oggi anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani è tornato sulla questione delle migrazioni: "Stabilire i flussi europei, da parte della Ue, sarebbe fondamentale. Anche con una serie di accordi con gli Stati e meccanismi premiali per chi è più virtuoso. Aumenteremo le quote degli immigrati regolari per quegli Stati che combattono meglio il fenomeno degli irregolari, facendo tornare indietro o non facendo partire i barconi degli scafisti", ha detto.

"Meno irregolari ci sono e più vite si salvano", ha continuato il ministro, aggiungendo che la questione "va affrontata alla radice: i criminali vanno combattuti con forza togliendo i motori alle barche degli scafisti ma anche lavorando per sostenere le economie dei Paesi maggiormente in difficoltà". Tajani ha parlato ancora di "agire per la stabilizzazione dell'Africa", dicendo che "l'Italia impegnerà 100 milioni per la cooperazione" in Tunisia, mentre in Libia "il confronto confronto politico è ripreso". Vale la pena di ricordare che, nella strage di Cutro, il barcone affondato era partito dalla costa vicina a Smirne, in Turchia, e le persone migranti a bordo venivano da Paesi asiatici, come Pakistan, Afghanistan, Iran, Siria.

I magistrati contro Piantedosi: "L'obbligo di salvataggio è scolpito nella Costituzione"

Anche l'Associazione nazionale magistrati ha preso posizione nel dibattito sulla questione dei salvataggi in mare, opponendosi implicitamente al ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che ha dichiarato in più occasioni che i migranti a bordo della barca naufragata non avrebbero dovuto partire. Lo ha fatto tramite un documento che è stato approvato con un solo voto di scarto tra favorevoli e contrari.

"Nessuna norma potrebbe mai imporre ad alcuno il dovere di non fuggire da Paesi dove la guerra o la miseria impediscono l'accesso a condizioni di vita dignitose", recita il documento. Per questo "in qualsiasi circostanza deve essere sempre rispettato l'inderogabile obbligo di salvataggio, che è scolpito nella nostra Costituzione ancor prima che nelle convenzioni internazionali". L'obbligo va rispettato anche "a prescindere dalla concreta possibilità dei singoli di restare in seguito sul territorio italiano legittimamente".

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