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Naufragio in Grecia, ONU chiede cambio di passo nel Mediterraneo: “Soccorrere vite in mare è un dovere”

“È evidente che l’approccio attuale al Mediterraneo non è praticabile, continua ad essere la rotta migratoria più pericolosa al mondo. Gli Stati devono unirsi e colmare le lacune di un’attività di ricerca e nel soccorso che deve essere proattiva”: lo dicono in una nota comune Oim e Unhcr dopo il naufragio in Grecia.
A cura di Annalisa Girardi
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L'ultimo naufragio avvenuto nel Mediterraneo, al largo delle coste greche, potrebbe essere la peggiore tragedia degli ultimi anni. A dirlo sono Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), che chiedono "un'azione urgente e decisa". Le vittime potrebbero essere anche centinaia: "Sebbene il numero di persone a bordo del barcone che si è capovolto il 14 giugno al largo della costa della Grecia non sia ancora chiaro, secondo varie testimonianze si tratterebbe di un numero compreso tra le 400 e le 750 persone. Finora sono state salvate 104 persone e sono stati recuperati 78 corpi, ma sono ancora centinaia i dispersi, di cui si teme la morte la barca si sarebbe trovata in difficoltà dalla mattina del 13 giugno", hanno precisato le due agenzie in una nota.

La Guardia costiera greca dopo il rovesciamento della barca ha avviato le operazioni di soccorso, ma il timore è che si tratti di una tragedia gravissima. L'ennesima annunciata, visto che del barcone erano giunte diverse segnalazioni alle autorità. "Il dovere di soccorrere le persone in pericolo in mare senza ritardi è una regola fondamentale del diritto marittimo internazionale, sia i capitani delle navi sia gli Stati hanno l'obbligo di prestare assistenza a coloro che si trovano in pericolo in mare, indipendentemente dalla loro nazionalità, status o dalle circostanze in cui si trovano, anche su imbarcazioni non idonee alla navigazione e indipendentemente dalle intenzioni di coloro che sono a bordo", hanno precisato Oim e Unhcr.

Ancora troppe circostanze su quanto accaduto in Grecia non sono chiare. Le due agenzie hanno quindi accolto con favore la decisione di avviare le indagini. "È evidente che l'approccio attuale al Mediterraneo non è praticabile. Anno dopo anno, quella del Mediterraneo continua ad essere la rotta migratoria più pericolosa al mondo, con il tasso di mortalità più elevato. Gli Stati devono unirsi e colmare le lacune di un'attività di ricerca e nel soccorso che deve essere proattiva, nell'assicurare operazioni di sbarco rapide e garantire canali migratori regolari e sicuri. Questi sforzi collettivi dovrebbero avere al centro di ogni risposta i diritti umani dei migranti e il salvataggio delle vite", ha detto Federico Soda, Direttore del Dipartimento per le Emergenze dell'Oim.

Gillian Triggs, Assistente Alto Commissario dell'Unhcr, invece da parte sua ha lanciato un appello all'Unione europea affinché metta sicurezza e solidarietà al centro della propria azione nel Mediterraneo: "Alla luce dei crescenti movimenti di rifugiati e migranti nel Mediterraneo, sono necessari sforzi collettivi, tra cui un maggiore coordinamento, solidarietà e condivisione delle responsabilità, per salvare vite umane, così come previsto dal Patto sull'Immigrazione e l'Asilo dell'Ue. Ciò include l'istituzione di un meccanismo regionale concordato di sbarco e ridistribuzione per le persone che arrivano via mare, cosa che continuiamo a sostenere".

Al momento Oim e Unhcr stanno fornendo supporto e assistenza ai sopravvissuti, in coordinamento con le autorità

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