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Naufragio di migranti in Grecia, cosa è successo e cosa non torna nella versione ufficiale

Il naufragio di migranti al largo delle coste della Grecia, a Pylos, potrebbe essere uno dei più mortali di sempre nella storia delle migrazioni nel Mediterraneo. Il conto ufficiale delle vittime è a 78, ma potrebbero arrivare fino a 600 con i dispersi. Il governo greco ha spiegato come sono andate le cose, ma la Ong Alarm Phone ha contestato la sua ricostruzione.
A cura di Luca Pons
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Nel naufragio che ha ucciso almeno 78 persone migranti al largo delle coste greche, a Pylos – ma le autorità stimano che i dispersi siano circa cinquecento, e le vittime potrebbero arrivare a seicento secondo Manolis Makaris, il medico responsabile dell'ospedale che ha raccolto i sopravvissuti – sono molti i punti che appaiono poco chiari. Da una parte, infatti, c'è il resoconto che il governo greco si è affrettato a diffondere in una nota ufficiale. Qui si legge che martedì 13 giugno, alle ore 11, il Centro di coordinamento di ricerca e soccorso greco è stato avvisato dal suo corrispettivo italiano. Le autorità italiane hanno confermato, ma hanno anche detto che già più di un'ora prima (alle 9.47) un allarme era arrivato dall'agenzia europea Frontex. Sia all'Italia che alla Grecia.

Di questo, il governo di Atene non ha parlato. Ma anche alcune altre affermazioni del governo – che l'imbarcazione abbia rifiutato i soccorsi, e che la sua navigazione procedesse senza problemi fino a pochi minuti prima del naufragio – sono state contestate. Nel frattempo, la ricerca dei dispersi continua, ormai con poche speranze di trovare dei sopravvissuti.

La versione del governo di Atene

Quella dell'avviso di Frontex non registrato è solo la prima in una serie di apparenti incongruenze o passaggi poco chiari, che emergono dal confronto tra resoconto ufficiale e testimonianze raccolte. Le autorità greche hanno detto di aver individuato il peschereccio alle ore 15.35, da un elicottero. A quel punto "stava navigando con rotta ferma e a velocità costante", si legge. Al primo contatto con una nave che passava in quella zona di mare, invitata dal governo a intervenire, il peschereccio avrebbe rifiutato l'aiuto, dicendo di avere bisogno solo di cibo e acqua e di voler continuare verso l'Italia.

Alle ore 18, un elicottero greco avrebbe nuovamente avvistato la barca che navigava senza problemi. Alle 18.30 un passeggero della barca avrebbe confermato telefonicamente che l'imbarcazione non era in pericolo. Al peschereccio "è stato ripetutamente chiesto dalla nave mercantile se desiderava ulteriore assistenza o se era in pericolo o se desiderava qualcos'altro dalla Grecia. Hanno risposto ‘non vogliamo altro che andare in Italia'", si legge nel comunicato.

Alcune ore dopo, alle 22.40 una nave della Guardia costiera si sarebbe avvicinata alla barca, mantenendo una certa distanza e osservando, ancora una volta, che non c'erano problemi nella navigazione. Le cose sono proseguite così fino all'1.40 di notte di mercoledì, quando una persona a bordo avrebbe informato le autorità che il motore aveva smesso di funzionare. Meno di mezz'ora dopo, alle 2.04, la barca ha virato in modo brusco a destra, poi a sinistra, poi ancora a destra, e si è rovesciata. Nel giro di dieci o quindici minuti "è completamente affondata". Sono state salvate 104 persone. Le altre sono morte o disperse, che, con il passare delle ore, sono sempre più sinonimi.

Perché la Guardia costiera greca non è intervenuta

La versione delle autorità greche, quindi, è che l'imbarcazione non avrebbe avuto nessuna difficoltà e avrebbe rifiutato quasi ogni forma di assistenza fino alla tarda notte, quando poi, molto rapidamente, le cose sarebbero precipitate. Ma altre testimonianze hanno messo in dubbio questa ricostruzione. La Ong Alarm Phone, che fornisce assistenza telefonica alle navi che attraversano il Mediterraneo e cerca di metterle in contatto con le autorità, ha avuto più di una telefonata con il peschereccio che poi è affondato. Come ha detto la Ong a Fanpage.it: "Questa narrazione" sulla barca che rifiuta i soccorsi "serve a svuotare il concetto di pericolo, per dire che le imbarcazioni che noi assistiamo non lo sono. Se non ci chiedono aiuto non sono in difficoltà, e se non sono in difficoltà le autorità non devono intervenire".

Ma le cose non funzionano così. Ci sono dei criteri oggettivi per riconoscere il pericolo: una barca sovraffollata, con oltre 700 persone a bordo e quasi nessun salvagente, si trova in pericolo a prescindere da ciò che eventualmente dicono i suoi passeggeri. Lo ha confermato anche un funzionario dell'Alto commissario Onu per i diritti umani, Vincent Cochetel.

Nel suo comunicato sull'accaduto, Alarm Phone ha ricordato che in numerosi e comprovati casi la Guardia costiera greca ha sparato verso navi di migranti, le ha respinte o abbandonate in mare. Per questo, molti migranti cercano di evitarle. Ma questo non toglie alla Guardia costiera l'obbligo di intervenire. Un portavoce dell'autorità portuale ellenica ha giustificato il mancato intervento dicendo "Se avessimo approcciato la barca contro la volontà di chi si trovava a bordo, avremmo causato un naufragio. Se fossimo davvero stati dei ‘semplici osservatori', come dice qualcuno, non ci sarebbero 104 persone soccorse".

I punti oscuri nella versione del governo: il resoconto di Alarm Phone

Ci sono però altre cose che non tornano. "La Guardia costiera greca ha comunicato che l’imbarcazione navigava tranquillamente, ma nel nostro statement indichiamo che alle 17:20 ci hanno segnalato che l’imbarcazione era immobile e il capitano se n’era andato – ha detto ancora Alarm Phone a Fanpage.it – Alle 17:34 ci ripetevano che la barca ondulava da lato a lato, e la loro posizione era molto vicina a quella precedente", registrata alle 16.13.

La barca quindi era perfettamente funzionante alle 15.35, quando la Guardia costiera greca ha detto di averla avvistata. Poi, però, dalle 16.13 alle 17.34 si è mossa pochissimo, come testimoniano i dati satellitari, e nel frattempo i passeggeri a bordo hanno comunicato due volte che il motore non funzionava e il capitano se n'era andato. Alle 18, però, la Guardia costiera avrebbe nuovamente confermato che non c'era alcun problema nella navigazione, e le persone a bordo avrebbero detto di non volere nessuna assistenza se non dell'acqua e del cibo.

Le storie dei sopravvissuti e delle vittime

La realtà dei fatti è che, tra martedì e mercoledì, la barca è affondata. Solo 104 persone sono state salvate: tutti uomini, perché secondo quanto raccontato dai superstiti le donne e i bambini erano nella stiva per ripararsi dal maltempo. I bambini sarebbero stati tra i 50 e 100, hanno riportato le testimonianze. I superstiti sono stati messi a dormire "nelle condizioni di un magazzino", ha denunciato Alexis Charitsis, ex ministro dell'Interno.

Nove delle persone salvate, di nazionalità egiziana, sono state messe in stato di arresto con le accuse di traffico di essere umani e associazione criminale, secondo quanto ha comunicato la Guardia costiera greca. Per il momento, in attesa di fare chiarezza, restano le storie delle vittime e dei sopravvissuti, raccolte dai cronisti sul posto. Come quella di Kassem Abu Zeed, che ha parlato della moglie Israa. Aveva 21 anni, e aveva pagato cinquemila euro per poter salire su quella barca insieme al fratello Abdullah, di 19 anni. Dovevano riunirsi a Kassem in Germania, ad Amburgo, perché il ricongiungimento per vie legali non aveva funzionato. Kassem è andato in Grecia sperando di trovarla. Ma non ci sono donne tra i superstiti.

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A France Press, una infermiera della Croce rossa ha raccontato che un ragazzo ha cominciato a piangere una volta sceso a terra, chiamando la madre. "La sua voce la sento dentro, resterà con me per sempre", ha detto. Il vice sindaco di Kalamata, comune di 70mila abitanti che nel suo porto ha gestito l'accoglienza, ha detto che appena arrivati sul molo, alcuni sono immediatamente svenuti.

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