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News su migranti e sbarchi in Italia

Naufragio Cutro, Rampelli e la vecchia bufala dei migranti che stanno bene perché hanno telefoni e parabole

Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (Fdi) ha proposto di utilizzare i telefoni e le parabole di cui dispongono i migranti nei loro Paesi, per convincerli a non partire. Dietro quest’idea strampalata, e del tutto inapplicabile, si nasconde però una pericolosa fake news razzista.
A cura di Annalisa Cangemi
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Non bastava il silenzio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulle parole del ministro Piantedosi e le mancate scuse dello stesso per aver dato la colpa ai 68 migranti morti nel naufragio di Crotone nella notte tra il 25 e il 26 febbraio, responsabili per la tragedia perché semplicemente "non devono partire". Ci mancava anche il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli (Fdi), che nel tentativo di difendere l'indifendibile ministro dell'Interno, ribadendo la linea del governo, ha riesumato una vecchia fake news sui migranti, vecchia ma sempre molto comoda per la destra quando serve puntare il dito contro i disperati che scappano da guerre, carestie o siccità.

"L'appello del ministro Piantedosi sembra un appello astratto ma immaginate che forza d'urto potrebbe avere, visto che nelle nazioni da cui provengono gli immigrati ci sono le parabole e i telefoni e quindi potremmo raggiungere tutte le popolazioni in difficoltà e fargli presente che quei viaggi non sono come vengono dipinti dai trafficanti di uomini che fanno pagare anche 7mila euro di viaggi molto rischiosi". Eccola la proposta geniale di Rampelli, ma perché non ci abbiamo pensato prima?

Bisognava semplicemente avvisarli che "partire è un po' morire" come ha ricordato in un orribile tweet il giornalista Vittorio Feltri, esponente di Fdi, che ieri ha consigliato ai migranti di starsene buoni buoni a casa loro. Insomma, dice Rampelli, contattiamoli a uno a uno, sui loro costosi smartphone, mandiamo dei messaggi in tv, che verranno ricevuti grazie alle loro moderne antenne satellitari e parabole tecnologicamente avanzate. Che stupidi a non aver avuto quest'idea arguta. Bastava solo un po' di organizzazione!

La cattiveria di Rampelli non è così esplicita come quella di Feltri, che si compiace della sua crudeltà e anzi oggi rilancia con un nuovo tweet: "Io non ho mai frequentato le spiagge né messo un piede in mare. Ma se dovessi affrontare le onde sceglierei una nave vera non una carretta semigalleggiante condotta da scafisti delinquenti". Come se i migranti avessero la possibilità di scegliere tra una traversata in catamarano o un viaggio in nave da crociera. Ma lasciamo stare il consigliere regionale della Lombardia, che probabilmente ha bisogno di essere malvagio con i deboli per sfogarsi.

Nel caso di Rampelli, il cinismo e l'assenza totale di empatia sono più sottili, e vanno a scomodare come dicevamo una vecchia bufala, quella dei migranti facoltosi, che quindi, desumiamo, partono per togliersi uno sfizio. Uno dei luoghi comuni più abusati sulle persone che attraversano il Mediterraneo a bordo dei barconi è proprio questo: se hanno un cellulare non hanno bisogno del nostro aiuto. Un modo per suggerire quindi l'idea che non hanno una reale necessità di lasciare i propri Paesi, perché non sono davvero poveri, anzi hanno un tenore di vita magari migliore del nostro.

Salvini grazie a questa fake news ha potuto pubblicare decine di contenuti suoi profili social. Questo per esempio risale al 13 agosto 2015: "Le richieste dei cosiddetti "profughi": smartphone di ultima generazione, WI-FI, Skype e TV in tutte le camere… Agli italiani in difficoltà? Un calcio in culo! Ma nooooo, sono invenzioni di quei razzisti della Lega!". Il leader della Lega poi aggiungeva un post scriptum: "Condividete il video sulla bacheca di qualche vostro amico "buonista"…".

È così difficile per la destra capire che se i profughi dispongono di un cellulare è perché hanno bisogno di comunicare con le famiglie, mentre attraversano la rotta più pericolosa al mondo? È proprio grazie ai cellulari che i migranti spesso sono riusciti a catturare di nascosto immagini sulle torture che subiscono prima di imbarcarsi. Per queste persone ormai lo smartphone (che nei Paesi d'origine a volte è anche l'unico modo per collegarsi a Internet) è un bene primario, praticamente viene subito dopo l'acqua, il cibo e i vestiti. Anche perché nel frattempo il prezzo medio di questo prodotto è calato ed è alla portata di tutte le tasche. E per averlo, secondo uno studio dell'Unhcr di qualche anno fa, i migranti sono pronti a spendere anche un terzo del loro patrimonio.

Rampelli, invece di perdere tempo a correre in soccorso a Piantedosi, proponendo soluzioni offensive e strampalate, e di rilanciare messaggi razzisti, avrebbe potuto fermasi un attimo e prendere le distanze dalle dichiarazioni disumane del ministro, che lo rendono del tutto inadeguato al suo ruolo. Non fosse altro che per rispetto dei morti e del dolore dei sopravvissuti.

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Giornalista professionista dal 2014, a Fanpage.it mi occupo soprattutto di politica e dintorni. Sicula doc, ho lasciato Palermo per studiare a Roma. Poi la Capitale mi ha fagocitata. Dopo una laurea in Lettere Moderne e in Editoria e giornalismo ho frequentato il master in giornalismo dell'Università Lumsa. I primi articoli li ho scritti per la rivista della casa editrice 'il Palindromo'. Ho fatto stage a Repubblica.it e alla cronaca nazionale del TG3. Ho vinto il primo premio al concorso giornalistico nazionale 'Ilaria Rambaldi' con l'inchiesta 'Viaggio nell'isola dei petrolchimici', un lavoro sugli impianti industriali siciliani situati in zone ad alto rischio sismico, pubblicato da RE Le Inchieste di Repubblica.it. Come videomaker ho lavorato a La7, nel programma televisivo Tagadà.
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