video suggerito
video suggerito

Napolitano: “Sulle riforme non intervengo, non tiratemi per la giacca”

Il Presidente della Repubblica, rispondendo ad un corsivo de L’Unità, si smarca sulle riforme: “Non posso che restare rigorosamente estraneo, preoccupandomi solo di garantire che tale processo si svolga secondo regole corrette”.
A cura di Redazione
6 CONDIVISIONI
Immagine

Continua a tenere banco il dibattito sulle riforme istituzionali, la cui gestazione si sta rivelando più complessa del previsto. Dopo la decisione del Presidente del Consiglio Enrico Letta di intraprendere la strada dei "nuovi saggi" e le polemiche sulla delega al Governo votata dall'Aula qualche settimana fa, oggi si registra anche l'intervento del Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano, infatti, ha deciso di prendere carta e penna per rispondere ad un pezzo de L'Unità, nel quale si ricordava il suo presunto "no" rispetto alla modifica della Costituzione (non solo per quanto riguarda il presidenzialismo). Il Presidente, nel chiarire che si trattava di un discorso pronunciato "in una fase nella quale ristagnava ogni dibattito" e "non sembrava allora che stesse per riaccendersi un confronto su ipotesi di semi-presidenzialismo "alla francese", invita a non "tirarlo da una parte" nel dibattito sulle riforme, ribadendo che la sua preoccupazione è solo quella di "garantire che tale processo si svolga secondo regole corrette e auspicando che non parta da sommarie contrapposizioni pregiudiziali".

Ecco il testo integrale della missiva inviata dal Capo dello Stato:

Gentile Direttore,

mi ha non poco stupito vedere questa mattina sulla prima pagina del suo giornale un gran titolo "Quando Napolitano disse no". Ho poi capito che ci si riferiva al mio discorso di cinque anni fa per il 60° anniversario della Costituzione repubblicana. E ho apprezzato che l'Unità, in terza pagina, abbia pubblicato un'ampia parte di quel discorso, che pronunciai in Parlamento in una fase nella quale ristagnava ogni dibattito, e ancor più ogni iniziativa, sulle riforme istituzionali (e costituzionali). Ricostruii i molteplici tentativi di riforma della seconda parte della Carta finiti nel nulla. E valorizzai realisticamente le esigenze e possibilità di modificare norme costituzionali risultate sempre più inadeguate operando ogni necessario "riequilibrio entro la forma di governo parlamentare". Non sembrava allora che stesse per riaccendersi un confronto su ipotesi di semi-presidenzialismo "alla francese", e io tuttavia affermai che anche "qualsiasi posizione favorevole a più drastici mutamenti del modello di riferimento alla seconda parte della Costituzione può essere legittimamente sostenuta", ma prospettandone tutte le implicazioni ed incognite.

Oggi che quel confronto si è riacceso, debbo esortare a non utilizzare impropriamente interventi pubblici da me svolti in varie occasioni per "tirarmi da una parte" nella disputa in corso tra forze politiche e su organi di stampa. Di fronte alla decisione del Parlamento di aprire un processo di riforme istituzionali e costituzionali, non posso che restare rigorosamente estraneo, preoccupandomi solo di garantire che tale processo si svolga secondo regole corrette e auspicando che non parta da sommarie contrapposizioni pregiudiziali. Questo è il mio dovere proprio perché sono stato eletto – e, nello scorso aprile, rieletto – Presidente, secondo le modalità sancite nella Costituzione vigente e ad essa ho giurato fedeltà. E dunque fedeltà a un ruolo che i costituenti hanno concepito come proprio di un "magistrato di persuasione e di equilibrio", al di sopra delle parti politiche e rispettoso delle conclusioni cui esse giungono, attraverso il confronto, in Parlamento.

6 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views