Nella giornata di apertura dei festeggiamenti per i 150 anni dall'Unità d'Italia, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha pronunciato un discorso denso e carico di significato, che rende perfettamente lo spirito con il quale il Capo dello Stato si appresta ad affrontare quest'anno. Da Reggio Emilia, dove ha assistito all'alzabandiera in piazza Prampolini con la presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e dei tre Sindaci delle città che nel corso dei 150 anni hanno ricoperto il ruolo di Capitale, ovvero Gianni Alemanno, Matteo Renzi e Sergio Chiamparino, Napolitano ha ricordato il senso ed il significato profondo della celebrazione.
La città emiliana dunque, come il "luogo più giusto per dare il via alle celebrazioni" (qui è infatti "nato il Tricolore") e ricordare il valore assoluto di Costituzione e Tricolore, i pilastri su cui poggia la nostra identità nazionale. Un lungo discorso indirizzato "alle forze politiche che hanno un significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale, e lo hanno in misura rilevante in una parte del Paese", affinchè si rendano conto che "il ritirarsi o il trattenere le istituzioni dall'impegno per il centocinquantenario, che è impegno a rafforzare le condizioni soggettive di una efficace guida del Paese, non giova a nessuno. Non giova a rendere più persuative, potendo invece solo indebolirle, legittime istanze di riforma federalistica e di generale rinnovamento dello stato democratico".
Insomma, un appello a non tacere il valore ed il peso di una simile ricorrenza e ad impegnarsi nelle prove che attendono ed incalzano l'Italia, "mettendo a frutto tutte le risorse su cui possiamo contare in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita, come Stato Nazionale aperto a tutte le sfide, ma non incline a riserve e ambiguità sulla sua propria ragione d'essere e tanto meno a impulsi disgregativi che possono minare l'essenzialità delle sue funzioni dei suoi presidi e della sua coesione". Anche perchè festeggiare e ricordare l'Unità nazionale è una sorta di dovere per chi governa, così come giusta appare una analisi critica delle vicende risorgimentali a partire dalla "delusione e lo scontento che ben presto seguirono il compimento dell'Unità e che hanno finito per riprodursi fino ai giorni nostri", pur tuttavia, "la critica del Risorgimento ha conosciuto significative espressioni, ma quel che è giusto sollecitare è un approccio non sterilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo, e un approccio che ponga in piena luce il decisivo avanzamento storico che l'unità ha consentito all'Italia, al di là di storture da non tacere".